IAS 2013 - Primo Bollettino - Lunedì 1 Luglio 2013

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logo IAS2013LILA Onlus - Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids, in collaborazione con NAM, è lieta di fornirti la copertura scientifica ufficiale on-line della 7° Conferenza su Patogenesi, Trattamento e Prevenzione dell'HIV - IAS 2013, in corso a Kuala Lumpur, Malesia, dal 30 giugno al 3 luglio 2013.






LE NOTIZIE DEL PRIMO BOLLETTINO - 1 Luglio 2013

HIV: in cerca di una cura
Da quando è stato per la prima volta identificato il virus dell'HIV, 30 anni fa, sono stati compiuti enormi progressi in materia di trattamento e cure per le persone da esso colpite. Molte persone sieropositive possono oggi aspirare a vivere a lungo e in buona salute – a patto, però, di assumere una terapia farmacologica che resta un impegno quotidiano da proseguire a vita. Per questo, la vera svolta in ambito di trattamento dell'HIV sarà trovare il modo di consentire a queste persone di fare a meno del trattamento stesso; in pratica, trovare una cura.
Al simposio Towards an HIV cure ('HIV: verso una cura'), tenutosi in seno alla 7° Conferenza dell'International AIDS Society, si è parlato di ricerca di una cura come coronamento della ricerca sul trattamento dell'HIV.

Negli ultimi anni ci sono stati segnali che potremmo essere prossimi a individuare possibili strade per giungere a una cura. Casi come quello del 'paziente di Berlino' Timothy Brown e di una bambina del Mississippi sembrano indicare che sia effettivamente possibile eradicare l'HIV da una persona che ha contratto l'infezione.
Inoltre, secondo alcune evidenze sembrerebbe possibile, con un adeguato approccio al trattamento per l'HIV, raggiungere una 'remissione' o 'cura funzionale' – vale a dire, riuscire a tenere sotto controllo il virus senza bisogno di assumere farmaci vita natural durante.
Si tratta tuttavia di casi isolati, frutto di una somma di circostanze molto specifiche, e perciò non è realistico – oggi come oggi – pensare che se ne possa trarre un modello terapeutico applicabile in larga scala, che risulti in una cura.

Carl Dieffenbach del National Institute of Allergy and Infectious Disease (NIAID) degli Stati Uniti, nel suo intervento al Simposio, ha rimarcato che la ricerca di una cura dovrà passare attraverso una conoscenza completa e approfondita dell'articolato processo di infezione e replicazione dell'HIV nell'organismo. Ciò presuppone la comprensione dei meccanismi che regolano sia il comportamento del virus, sia la reazione del sistema immunitario. Per giungere all'eradicazione dell'HIV, sarà probabilmente necessario attaccare il virus su più fronti contemporaneamente, concentrandosi sui diversi aspetti di tali meccanismi.

Oltre allo sviluppo di farmaci antiretrovirali sempre più efficaci, in grado di tenere sotto controllo l'HIV in ogni parte del corpo, per arrivare a una cura sarà probabilmente necessario rivedere anche l'approccio alla somministrazione di trattamento e cure. Alcuni studi, per esempio, sembrerebbero indicare che l'assunzione tempestiva di antiretrovirali, il più presto possibile dopo che si è contratta l'infezione, sia un fattore chiave per riuscire in seguito a controllare il virus senza bisogno di farmaci.
Occorrerà poi che tra le aziende farmaceutiche – e le varie agenzie di controllo dei farmaci – ci sia una collaborazione tale da consentire lo sviluppo e l'accesso alle combinazioni farmacologiche necessarie.

Al Simposio sono state espresse preoccupazioni in merito ai potenziali problemi di sicurezza dei nuovi approcci terapeutici; inoltre, si è discusso della necessità di non alimentare aspettative poco realistiche. In quest'ottica, è forse più opportuno dire che questi approcci potrebbero condurre alla 'remissione' del virus, anche se non all'eradicazione totale.
Per giungere a una cura, infine, sarà ovviamente indispensabile un notevole sforzo in termini di investimenti; è per questo che al Simposio è stato rinnovato l'appello a enti e governi internazionali affinché tengano fede agli impegni presi per il finanziamento della ricerca.

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Trattamento e cure per l'HIV: patologie dell'invecchiamento
In alcune parti del mondo, i bisogni delle persone sieropositive in termini di cure e assistenza stanno subendo profondi cambiamenti.
La scoperta di una cura è certamente il fine ultimo di tutti gli sforzi in atto nella ricerca sul trattamento antiretrovirale, ma i farmaci esistenti sono così efficaci che consentono già alle persone che vi hanno accesso, e che rispondono bene al trattamento, di vivere a lungo e in salute. Molti possono sperare di avere una normale aspettativa di vita.
Di conseguenza, com'è stato ribadito ieri durante il discorso di apertura della 7° Conferenza dell'International AIDS Society, per molte persone sieropositive sono le patologie non-AIDS correlate a rappresentare oggi un problema più urgente.

Steven Deeks dell'University of California, San Francisco, ha sottolineato che, anche se ben controllata, l'infezione da HIV (come molte altre malattie croniche) determina comunque una ridotta funzionalità del sistema immunitario, contribuendo così allo sviluppo di altre patologie.
L'HIV è infatti un dimostrato fattore di rischio per le malattie cardiache e altre patologie tra cui quelle ossee e renali, danni cerebrali e alcune forme di cancro. Molte di queste patologie sono le stesse associate all'invecchiamento, ma sembra dimostrato che una persona sieropositiva tenda a svilupparle più precocemente.
È una realtà nota già da qualche tempo nelle regioni del mondo in cui c'è ampio accesso al trattamento antiretrovirale, come gli Stati Uniti e l'Europa settentrionale, ma ultimamente queste 'co-morbidità' stanno iniziando ad essere un problema anche nei paesi in via di sviluppo. L'aumento delle patologie legate all'invecchiamento va infatti a gravare su sistemi sanitari già in difficoltà, e i servizi sanitari dedicati alle persone sieropositive dovranno imparare a gestire l'HIV sempre più come condizione cronica a lungo termine.
È possibile giocare d'anticipo, assumendo farmaci e adottando cambiamenti allo stile di vita che possano prevenire tali malattie, aiutare a gestirle e anche farle regredire. Iniziare tempestivamente la terapia antiretrovirale aiuta. Però, come ha puntualizzato Deeks, le ripercussioni dell'infezione cronica da HIV – sia sui singoli pazienti che a livello di sistemi sanitari – "potrebbero risolversi tutte se si trovasse una cura." La comunità medica dovrebbe dunque prefiggersi di tenere i pazienti il più possibile in salute, in modo che possano beneficiare di una cura se e quando sarà disponibile.

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Terapia antiretrovirale: quando iniziare
È praticamente dall'avvento della terapia antiretrovirale che si discute su quando sia il momento migliore per iniziare il trattamento: ci sono infatti pro e contro sia ad iniziarlo subito che ad aspettare.
Le indicazioni in merito si basano prevalentemente sulla conta dei CD4. Ci sono linee guida sia nazionali che internazionali che stabiliscono i livelli minimi di CD4 a cui di norma si raccomanda di iniziare il trattamento. Negli ultimi anni, la soglia è stata innalzata da 200 a 350 cellule per mm3 e, come nel caso delle ultime direttive diramate dal Dipartimento della Sanità degli Stati Uniti, anche a 500.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha adesso emanato delle nuove linee guida in cui si raccomanda di iniziare il trattamento a chiunque abbia valori di CD4 inferiori alle 500 cellule per mm3.
L'OMS stima che si potrebbero prevenire, tra il 2013 e il 2025, 3 milioni di decessi e altri 3,5 milioni di nuove infezioni da HIV, seguendo le nuove raccomandazioni.
Da quando sono state pubblicate le ultime linee guida OMS, nel 2010, lo studio clinico HPTN 052 ha dimostrato che, iniziando il trattamento con una conta dei CD4 compresa tra 250 e 500, il tasso di trasmissione del virus in coppie eterosessuali sierodiscordanti viene abbattuto del 96%. Le nuove linee guida raccomandano pertanto che nelle coppie sierodiscordanti (in cui, cioè, uno dei partner è sieropositivo e l'altro no) la terapia antiretrovirale sia iniziata subito, a prescindere dalla conta dei CD4.
Anche per le donne in gravidanza o allattamento e i bambini di età inferiore ai cinque anni è indicato iniziare immediatamente la terapia, così come per i bambini sopra i cinque anni che presentano livelli di CD4 al di sotto delle 500 cellule per mm3.
I trattamenti di prima linea raccomandati comprendono gli antiretrovirali tenofovir (Viread), 3TC (lamivudina, Epivir) o FTC (emtricitabina, Emtriva) ed efavirenz (Sustiva or Stocrin), idealmente in combinazione a dosi fisse.

Le linee guida 2013 indicano come strumento di monitoraggio di elezione il test della carica virale, considerato più affidabile per stabilire se proseguire il trattamento di prima linea o effettuare uno switch terapeutico; i risultati andranno poi letti anche alla luce della conta dei CD4.
Le nuove linee guida sono state complessivamente bene accolte dalle associazioni rappresentanti le persone sieropositive, anche se sono state espresse perplessità circa la loro effettiva applicazione. Sebbene le ultime linee guida raccomandassero di iniziare il trattamento con livelli di CD4 di 350, infatti, nel mondo la maggior parte delle persone continua a farlo soltanto quando scendono sotto quota 100, e a quel punto sono già ad alto rischio di sviluppare gravi patologie.
L'OMS ha stimato che saranno così eleggibili per il trattamento antiretrovirale 25,9 milioni di persone in più. Secondo UNAIDS, i costi dei trattamenti potranno ancora essere coperti con i fondi che già si prevede di stanziare per trattamento e cura dell'HIV, oltre che abbassando i costi di farmaci e sistemi di somministrazione. Ampliando l'accesso al trattamento, calerebbe inoltre l'incidenza di malattie HIV-correlate e, di conseguenza, diminuirebbero anche i costi a carico del sistema sanitario.
Ciò non toglie che sarà necessario uno sforzo finanziario da parte dei singoli governi e della comunità internazionale. Gli attivisti hanno sottolineato che sussistono notevoli disparità di accesso al trattamento nelle varie parti del mondo. Le nuove linee guida, da sole, potrebbero non essere sufficienti a risolvere il problema.

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Allegato: IAS 2013 - Primo Bollettino

 

Hanno aderito al progetto la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (F.O.F.I.) e la Federazione Nazionale Associazioni Giovani Farmacisti (Fe.N.A.Gi.Far.).
La traduzione dei bollettini è curata da LILA Onlus con il sostegno di 3GM.

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