Hiv e lavoro: S.O.S. discriminazioni

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Immagine tratta dalla campagna "Qualsiasi sia il lavoro, l'Hiv non conta"A un anno dal convegno "Hiv, diritti e lavoro" e dalla presentazione dell'interrogazione parlamentare per garantire che le procedure di selezione del personale delle Forze Armate avvengano nel rispetto della normativa nazionale, continuiamo a denunciare la mancata applicazione della circolare sulla salute sul posto di lavoro e la penalizzazione delle persone con Hiv in ambito occupazionale. 

Federico è un cameriere con contratto a tempo indeterminato e dopo aver saputo per caso di essere positivo all'Hiv decide di comunicarlo al titolare del ristorante e la reazione un'immediata lettera di licenziamento. Gianni è un militare con mansioni d'ufficio in una caserma e scopre che tra le analisi di routine da fare obbligatoriamente ogni anno è stato inserito il test Hiv: è terrorizzato di poter perdere il lavoro da un giorno all'altro. Luca è addetto a mansioni di carico-scarico merci per un'azienda alimentare. Il datore di lavoro scopre la sua condizione di sieropositività a seguito di una richiesta di permesso per motivi sanitari e fa subito partire la richiesta di licenziamento per inidoneità alla mansione svolta. Sono solo alcune delle richieste di consulenza e sostegno legale in ambito lavorativo che ci sono giunte quest'anno da parte di persone con Hiv. Tutte mostrano il perdurare dello stigma e dell'ignoranza sulle situazioni che provocano il contagio. 

Per questo, a un anno dal convegno "Hiv, diritti e lavoro", dalla diffusione della campagna "Qualsiasi sia il lavoro l'Hiv non conta" e dalla presentazione dell'interrogazione parlamentare per garantire che le procedure di selezione del personale delle Forze Armate avvengano nel rispetto della normativa nazionale che limita a specifici casi la possibilità di chiedere il test, continuiamo a denunciare la penalizzazione delle persone con Hiv in ambito occupazionale, in considerazione delle richieste di intervento che ci arrivano. Il 41,57 per cento delle persone con Hiv che hanno contattato i nostri centralini telefonici nel 2014 hanno chiesto supporto e consulenza su questioni relative a diritti, in particolare riguardanti questioni lavorative, mentre il 6,21 per cento ha domandato sostegno per contrastare episodi di discriminazione.

In occasione della giornata internazionale del lavoro, abbiamo mandato un comunicato stampa che chiede l'applicazione della circolare ministeriale del 10 aprile 2013 sulla salute sul posto di lavoro, ricordando come le persone con Hiv rischino la perdita dell'occupazione o il demansionamento quando comunicano propria sieropositività al datore di lavoro pubblico o privato. Una situazione resa peggiore dall'attuale situazione di crisi economica e precarietà. Abbiamo evidenziato come nell'attività di sostegno e consulenza alle persone con Hiv spesso il supporto legale non basta, perché non è facile provare che un licenziamento è stato discriminatorio

In questi giorni l'On. Donata Lenzi ha presentato sollecito formale perchè venga data risposta all'interrogazione parlamentare presentata il 14 maggio 2014 insieme all'On. Carlo Galli per garantire che le procedure di selezione del personale delle Forze Armate avvengano nel rispetto della normativa nazionale. Con l'interrogazione parlamentare, che non ha ancora avuto risposta, abbiamo chiesto un intervento delle istituzioni perché venga garantito il rispetto della legge n. 135 del 1990 il cui articolo 6 afferma: "È vietato ai datori di lavoro, pubblici e privati, lo svolgimento di indagini volte ad accertare nei dipendenti o in persone prese in considerazione per l'instaurazione di un rapporto di lavoro l'esistenza di uno stato di sieropositività".

Il comunicato stampa è scaricabile a questo indirizzo.

Per informazioni su diritti e mondo del lavoro, visitate la sezione dedicata sul sito LILA.

La foto dell'articolo è una delle immagini della campagna "Qualsiasi sia il lavoro l'Hiv non conta", scaricabili qui.


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