E’ la Toscana la prima regione italiana ad approvare di una legge che assicuri tempi e procedure certe a chi abbia diritto a richiedere il suicidio assistito. Il testo ha ricevuto il via libera del Consiglio Regionale lo scorso 11 febbraio, con i voti favorevoli di PD, Italia Viva, AVS, 5 stelle e quelli contrari di Fratelli D’Italia, Lega, Forza Italia. L’iter di attuazione della legge è stato però subito bloccato da un ricorso dei partiti di centrodestra al collegio di garanzia statuaria della stessa regione.
L’organismo ha fino a trenta giorni di tempo per esprimersi; nel frattempo il testo non potrà essere promulgato. I ricorrenti , in sostanza, chiedono una verifica di conformità delle nuove norme con lo statuto regionale, convinti che, mancando una legge nazionale che regolamenti la materia , una regione non possa procedere in modo autonomo. E’ la tempesta perfetta che, in particolare le forze di centrodestra, alimentano ormai da anni: ostacolare l’approvazione di una legge nazionale conforme alle disposizioni della Corte Costituzionale e, di conseguenza, impedire alle regioni di procedere per via autonoma.
La legge approvata in Toscana, che in gran parte riprende la proposta d’iniziativa popolare dell’associazione Luca Coscioni, “liberi subito, sostenuta da 10mila firme, punta a colmare, in realtà, un vuoto normativo nazionale inaccettabile, che dura ormai da cinque anni.
La Corte Costituzionale con la sentenza 242 del 2019 sul caso Cappato/Antoniani (Dj Fabo), ha, infatti, riconosciuto il diritto delle persone malate ad accedere a pratiche mediche di assistenza alla morte volontaria, qualora ricorrano certi requisiti che, la stessa Consulta, indica con chiarezza; il Parlamento, tuttavia, non è riuscito ancora a legiferare in materia. Il diritto, in sostanza, è riconosciuto da tempo ma si tratta di un diritto non esigibile se non con procedure e tempi tortuosi e incerti che possono trasformarsi in un calvario di anni. L’associazione Luca Coscioni per superare l’inerzia parlamentare, ha così presentato, o sta presentando, la proposta d’iniziativa popolare in varie regioni. La Toscana è la prima ad approvarla.
Il testo consta di sei articoli che garantiscono tempi non superiori ai trentasette giorni per la verifica dei requisiti e l’ottenimento dell’assistenza medica gratuita per porre fine alla propria vita. I requisiti sono quelli indicati dalla Corte Costituzionale: chi lo richiede deve essere in grado di prendere decisioni libere e consapevoli, aver formulato in modo chiaro e autonomo la necessità di porre fine alla propria vita, la patologia da cui è affetto deve avere caratteristiche irreversibili ed essere causa di sofferenze fisiche e psicologiche non tollerabili; la persona, inoltre, deve essere tenuta in vita da «trattamenti di sostegno vitale».
Per dare certezza a questo diritto, la legge disegna con esattezza tutto il percorso medico-amministrativo da seguire dal momento della richiesta e gli organismi deputati a decidere. E’ così prevista l’istituzione presso ciascuna azienda sanitaria di una Commissione medica multidisciplinare composta da: unə medicə palliativistə, unə neurologə, unə psichiatra, unə anestesista e unə infermierə, incaricatə di verificare se sussistano le condizioni per l’accesso al suicidio assistito e valutarne le modalità. Un secondo e ultimo parere spetterà poi al Comitato etico territoriale.
Rispetto alle modalità, la commissione dovrà decidere poi sul tipo di farmaco più adatto e, se il paziente non è in grado di auto somministrarselo, potrà disporre il tipo di supporto tecnico, eventualmente, necessario. L’intera procedura è, ovviamente, a carico del Servizio Sanitario Pubblico. E’ prevista la collaborazione con il medico di fiducia delə richiedente.
Al di là dell’esito del ricorso del centrodestra, la vicenda potrebbe però tornare ancora una volta davanti alla Corte Costituzionale. Il governo, infatti, ne sta valutando l’impugnazione, eccependo, appunto, sulla competenza di una Regione a legiferare in materia .Si tratta di un’ obiezione quanto meno incoerente da parte di una coalizione che ha messo in campo un testo di riforma secessionista come quello dell’autonomia differenziata, opportunamente ribattezzato “spacca - Italia”. Il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, PD, cui spetterebbe la promulgazione del testo, difende l’iniziativa: “Non siamo andati oltre quello che ha prescritto la Corte Costituzionale ormai ben cinque anni fa”. Riccardo Magi, segretario di +Europa, il partito storicamente più impegnato nelle battaglie sul fine vita e sostenitore della legge d’iniziativa popolare dell’associazione Luca Coscioni, fa notare: “Il Parlamento finora non si è mosso, la Toscana colma un vuoto legislativo e fa da apripista facendo quello che dovrebbero fare tutte le regioni, ossia organizzare il sistema sanitario in modo da rispondere ai cittadini, in attesa di un Parlamento migliore di questo”.
Alcune regioni in realtà si erano già mosse per dar seguito alla sentenza della Consulta ma senza fortuna. L’esecutivo Meloni è già sceso in campo lo scorso aprile contro l’Emilia Romagna impugnando davanti al Tar due delibere con le quali venivano istituite le procedure e gli organismi atti a decidere sulle richieste di suicidio assistito. I giudici amministrativi non si sono ancora pronunciati.
Non è andata meglio in Veneto, dove il governatore leghista, Luca Zaia, un anno fa tentò di mettere in campo una legge “organizzativa” analoga a quella Toscana, così da colmare il vuoto legislativo e rispondere alle richieste di cittadini in grave stato di sofferenza. Il testo fu affossato però dalla sua stessa maggioranza. Zaia, tuttavia, annuncia ora l’emanazione di un regolamento che possa, quantomeno, dare certezza amministrativa al diritto enunciato dalla Corte Costituzionale, scatenando però nuovi attacchi da parte delle altre forze di centrodestra.
E’ scontro anche in Lombardia dove il testo proposto dall’associazione Luca Coscioni era stato bocciato lo scorso novembre, nonostante il Presidente leghista, Attilio Fontana, in dissenso dal proprio partito, professi in materia la libertà di coscienza. Nei giorni scorsi, proprio in applicazione della sentenza della Consulta e dopo le opportune verifiche, l’Asst Fatebenefratelli Sacco di Milano ha comunque approvato la richiesta di suicidio assistito di una donna di 50 anni, fornendole, prima volta nella regione, il farmaco necessario. Solo parziale, però, l’assistenza erogata in quanto l’azienda sanitaria non ha incaricato nessun medico per l’assitenza. A seguire la donna è stato così il dottor Mario Riccio, anestesista e volontario dell’associazione Luca Coscioni fin dal 2006 quando prestò assistenza a Piergiorgio Welby. In Lombardia nel 2024 sono state presentate dieci domande di assistenza al suicidio di cui solo tre ritenute ammissibili.
L’Associazione Luca Coscioni continua intanto a promuovere in tutte le regioni raccolte firme a sostegno della legge d’iniziativa popolare e iniziative per dare attuazione alla sentenza della Consulta. Questo il link per sostenere la campagna