Donald Trump ha terminato il suo primo anno da Presidente degli Stati Uniti silurando, prima della scadenza del loro mandato, i membri del PACHA (Presidential Advisory Council on HIV/AIDS), il Consiglio presidenziale istituito da Bill Clinton nel 1995 con l’obiettivo di fornire consulenza alla Casa Bianca sulle politiche per l’HIV/AIDS, la ricerca, i diritti, i rapporti con le community. La notizia è stata riportata dalla Stampa statunitense alla fine dello scorso dicembre.
Del PACHA fanno parte, a titolo volontario e gratuito, medici, ricercatori ma anche attivisti e rappresentanti di associazioni e movimenti. L’annunciata intenzione di Trump di voler tagliare i fondi interni e internazionali della lotta all’HIV/AIDS e di voler abolire l'Affordable Care Act, (ACA) meglio noto come “Obamacare” ha reso critici, fin da subito, i rapporti tra la nuova amministrazione repubblicana e il mondo che la commissione rappresenta. “Avevo appena rinnovato il mio mandato, quindi perché adesso?” ha raccontato al Guardian uno dei consiglieri licenziati, Gabriel Maldonado, dirigente di TruEvolution, un gruppo californiano che lavora per la prevenzione e i diritti delle persone LGBT. "Pago le critiche mosse all’amministrazione Trump in merito alle politiche sull’HIV –ha proseguito Maldonado- penso che ormai sia chiaro a tutti che c'è un'ostilità da parte di questa amministrazione verso le persone con HIV e verso le comunità LGBTQ”.
La prima crepa si era manifestata già lo scorso giugno quando sei consiglieri del PACHA si dimisero per protestare contro le scelte di Trump in materia di HIV/ AIDS. Tra questi Scott Schoettes, avvocato e dirigente di Lambda Legal, un’organizzazione che difende i diritti delle persone LGBT:
“L'amministrazione Trump –ha dichiarato al Newsweek- non ha una strategia per affrontare l'epidemia di HIV / AIDS, non cerca alcun confronto con gli esperti e punta a soluzioni legislative che danneggeranno le persone che vivono con l’HIV. Il rischio è di azzerare gli importanti progressi fatti per la prevenzione e la cura”.
L’Affordable Care Act –spiegano gli attivisti Usa- ha portato indiscutibili benefici: i nuovi casi di HIV sono diminuiti, le persone divenute consapevoli del loro stato di positività sono aumentate, così come quelle che hanno iniziato una terapia e che la proseguono con successo. Negli Usa il 40% delle persone con HIV riceve le cure grazie all’ACA, una percentuale fin troppo bassa e che andrebbe incrementata ma in aumento costante, proprio grazie a questo programma di assistenza sanitaria: tornare ai livelli precedenti l’Obamacare sarebbe, dunque, disastroso per le persone affette dal virus e per le popolazioni più vulnerabili.
Le decisioni allarmanti dell’amministrazione Trump non si fermano tuttavia qui. Sin dalla campagna elettorale Trump si è distinto per il suo rifiuto di incontrare movimenti e associazioni di attivisti, come invece hanno fatto i candidati democratici Hillary Clinton e Bernie Sanders. Il giorno stesso in cui è entrato in carica, il neo-presidente ha chiuso, senza mai più ripristinarlo, il sito web della National Aids Policy, il dipartimento della Casa Bianca che coordina le politiche sull’HIV, ma, soprattutto, non ha mai nominato un nuovo responsabile di questo stesso dipartimento. Sotto la presidenza Obama, il seggio della National Aids Policy faceva parte del Consiglio di politica interna ora, invece, non c’è più nessuno che possa stabilmente informare Presidente e staff sull’andamento di questa cruciale questione di salute pubblica.
Non mancano preoccupazioni per le possibili ricadute internazionali delle politiche di Trump sia per l’influenza che tali decisioni possono esercitare sulle forze conservatrici oggi alla guida di molti paesi, sia sul piano della contrasto globale all’HIV/AIDS. In occasione dello scorso primo dicembre ONE Global, un'organizzazione no profit internazionale che combatte la povertà e le malattie in tutto il mondo, ma in particolare in Africa, ha presentato un preoccupante rapporto sul potenziale effetto del taglio del 17% annunciato dalla Casa Bianca sui fondi PEPFAR 2018 per il contrasto globale al virus. “Se questi tagli fossero mantenuti potrebbero causare 600mila infezioni in più entro il 2020 –scrive il rapporto- riportando il mondo ai livelli precedenti il 2011”. La proiezione sui prossimi quindici anni per l’Africa sub sahariana è di oltre quattro milioni di decessi in più e di ventisei milioni di nuove infezioni da HIV. Il taglio arresterebbe dunque i progressi nella lotta al virus in corso in molti paesi africani, grazie anche agli investimenti degli Stati Uniti, e pregiudicherebbe l’obiettivo globale ONU di sconfiggere il virus entro il 2030.
E’ di questi giorni, infine, uno scoop del “Washington Post”, secondo il quale, lo scorso 14 dicembre, durante un incontro dei Center for Disease Control and Prevention statunitensi (CDC), sarebbe stata comunicato agli amministratori dell’agenzia una lista di termini e frasi “proibite”, da non usare più nei documenti ufficiali. I termini in questione sarebbero: “vulnerable, entitlement, diversity, transgender, fetus, evidence-based e science-based” (vulnerabile, diritto, diversità, transgender, feto, basato sulle evidenze, basato sulla scienza), una “proibizione” che riflette gli orientamenti delle lobby omo/transofobe e anti-abortiste saldamente insediate all’interno dell’amministrazione Trump. Come alternativa alle frasi: “base scientifica o basata sull’evidenza”, sarebbe stata suggerita la seguente perifrasi: “CDC basa le sue raccomandazioni sulla scienza in considerazione degli standard e dei desideri della comunità". Nessuna alternativa per gli altri termini che sarebbero semplicemente cancellati.
A riferire l’accaduto al Washington post, un analista CDC che ha chiesto di rimanere anonimo. Brenda Fitzgerald, direttrice dei CDC, in un tweet ha negato l’esistenza di parole vietate dicendosi certa che il quotidiano abbia male interpretato il racconto della “fonte”. Tuttavia non è seguita nessuna smentita ufficiale da parte dell’agenzia i cui responsabili hanno rifiutato di rispondere a tutte le domande in merito della stampa.
http://www.newsweek.com/trump-doesnt-care-about-hiv-were-outta-here-626285