Per la prima volta la “Testing week”, con l’offerta di test per l’HIV e per le epatiti, si svolgerà anche in primavera, dal 18 al 25 maggio, completando la tradizionale settimana di mobilitazione autunnale. All’iniziativa, promossa da “HIV in Europe”, aderiscono quasi 600 realtà, associative e istituzionali, in quarantasette paesi della regione europea (così come disegnata dall’OMS). La settimana del test costituisce, sin dal 2013, una delle più vaste e importanti mobilitazioni internazionali a tutela della salute pubblica il cui slogan “Test, Treat, Prevent” (Test-Terapie-Prevenzione), riassume le tre azioni fondamentali per contenere e sconfiggere queste infezioni.
Tra gli obiettivi dell’iniziativa c’è quello di incoraggiare le persone ad accedere ai test ma anche quello di spingere istituzioni e servizi pubblici a migliorarne e incrementarne le opportunità di accesso. La LILA aderisce anche a questa settimana “pilota” rafforzando l’offerta di test rapidi per l’HIV, anonimi e gratuiti, in ben nove sedi: Bari, Catania, Cagliari, Como, Lecce, Milano, Piemonte, Toscana, Trento. In alcune città sarà possibile anche effettuare i test per l’HCV (epatite C).
Secondo le stime riportate da HIV in Europe, nel vecchio continente, tra tutte le persone con HIV, almeno una su quattro non sa di avere l’infezione. La metà delle diagnosi avviene, inoltre, con grande ritardo rispetto al momento in cui si è contratto il virus (late presenters), spesso quando si è già in fase di AIDS conclamata e dunque quando l’organismo è già gravemente compromesso. Questo fenomeno, ha costi sociali e sanitari altissimi poiché ritarda l’accesso alle terapie ART, ne compromette l’efficacia e aumenta il rischio di trasmissione del virus. Grave, secondo il network internazionale, anche la situazione relativa alle epatiti. Le epatiti B e C riguardano in Europa almeno ventotto milioni di persone ed entrambe sono largamente sottostimate e non diagnosticate. Queste infezioni possono, infatti, rimanere silenti per anni ma non senza conseguenze essendo la prima causa nel mondo di cirrosi epatica e di cancro al fegato. Frequenti sono tra le persone con HIV i casi di coinfezione HIV-epatite.
Eppure, oggi esistono trattamenti in grado di migliorare radicalmente la salute delle persone colpite riducendo drasticamente i costi sanitari e sociali di queste infezioni. Grazie alle terapie ART, (antiretrovirali) l’HIV è divenuta una patologia cronica gestibile e compatibile con una qualità della vita simile a quella della popolazione generale. L’HCV, grazie ai nuovi farmaci, può essere completamente eradicato ma in Europa solo il 3,5% delle persone con HCV ha accesso alle necessarie terapie. Non è più accettabile, dunque, che i sistemi sanitari non si preoccupino di assicurare prevenzione, diagnosi tempestive e un accesso adeguato e duraturo ai trattamenti.
Per quanto riguarda, nello specifico, l’infezione da HIV, UNAIDS e OMS ritengono possibile sconfiggere l’AIDS entro il 2030 indicando con precisione le strategie da seguire e le tappe da rispettare. Per essere in linea con quest’obiettivo, già entro il 2020, gli Stati Membri dovrebbero raggiungere il cosiddetto target “90x90x90” che prevede di rendere consapevoli del proprio stato sierologico almeno il 90% delle persone con HIV e di assicurare almeno al 90% di costoro un pieno accesso alle terapie. Infine, grazie ai trattamenti ART e al mantenimento in cura, a questo 90% dovrà essere garantito un abbassamento della viremia sotto i livelli di rilevabilità, con enormi vantaggi per la salute ma anche per la prevenzione, poiché la soppressione della carica virale rende le persone che vivono con l’HIV non più infettive. E’ il principio della TasP (Treatment as Prevention), secondo il quale la terapia diviene anche un prezioso strumento per impedire la trasmissione del virus.
In Italia il secondo e il terzo obiettivo ONU (garanzia di accesso ai trattamenti per il 90% delle persone con HIV e 90% di successo terapeutico) sono, ormai, a portata di mano, anche se tagli alla spesa e contrazione dei servizi pubblici disponibili rischiano di pregiudicarne il raggiungimento o addirittura di provocare un arretramento rispetto agli standard raggiunti. Sul primo obiettivo, ossia proprio quello riguardante la consapevolezza della propria condizione sierologica, la situazione è, invece, ancora gravemente insufficiente: come per la media europea si stima che anche nel nostro paese, almeno una persona con HIV su quattro, non sappia di aver contratto l’infezione. Situazione identica anche per quanto riguarda i dati sulle diagnosi tardive che, come certifica il Ministero della Salute, sono circa la metà del totale.
La trasmissione dell’infezione passa dunque oggi, soprattutto, attraverso le persone che, non facendo il test, non sanno di aver contratto l’infezione e dunque non si curano, rischiando, inconsapevolmente, di infettare altre persone.
Oltre alla prevenzione, migliorare e incoraggiare l’accesso volontario al test per l’HIV, contrastando il fenomeno del sommerso, è, dunque un passo imprescindibile per una strategia vincente di contrasto al virus. E’ il motivo per cui, tutte le agenzie internazionali raccomandano di incrementarne fortemente l’offerta di test rimuovendo le troppe barriere che ancora ne pregiudicano l’accesso: mancato rispetto dell’anonimato, mancata gratuità, richieste di prescrizioni o di documenti, modalità discriminatorie. Fortemente raccomandata dalle agenzie di salute internazionali, è anche la differenziazione dell’offerta e delle modalità d’accesso al test tramite il coinvolgimento di community e associazioni che possono offrire questo servizio in contesti non istituzionali, de-medicalizzati, non giudicanti, vicini alle realtà dei gruppi più vulnerabili, accessibili in orari non tradizionali.
Diverse sedi della LILA offrono da alcuni anni servizi strutturati di testing per l'HIV con la possibilità di eseguire test rapidi, anonimi e gratuiti, supportati da colloqui di counselling. Il test viene eseguito da personale formato e consiste nel prelevare con un tampone un piccolo campione di saliva o, tramite un pungi-dito, un piccolo campione di sangue. La risposta arriva in pochi minuti. Se il test è reattivo (ovvero preliminarmente positivo), la persona viene indirizzata o accompagnata ai servizi pubblici per eseguire un test di conferma (test Elisa o ComboTest).
Nel periodo che va dal 1 ottobre 2016 al 30 settembre 2017, nelle sedi LILA sono stati eseguiti ben 1.659 test con una percentuale molto alta -quasi il 46%- di “first test”, ossia di persone che effettuavano il test per l’HIV per la prima volta nella vita,.
Successivamente, nella sola settimana della testing week, che si è svolta dal 17 al 24 novembre scorso, i servizi di testing della LILA hanno offerto ben 653 colloqui di counselling ed eseguito 603 test. Gli uomini che hanno richiesto questo servizio sono stati il 62,02% , le donne il 37,98%. In aumento al 10,78% gli stranieri, anche grazie a sessioni di testing specificatamente organizzate per questo target, uno dei più penalizzati dalle troppe barriere che ancora ostacolano l’accesso ai servizi pubblici. Anche durante la sessione di novembre la percentuale di chi eseguiva il test per la prima volta è stata molto alta: il 48% del totale.
L’alto numero di first test riscontrati, evidenzia come l’offerta di test in ambienti “community based” possa incoraggiare chi non ricorrerebbe ai servizi tradizionali.
IL Piano Nazionale Aids, elaborato dal ministero della Sanità, e approvato dalla conferenza stato-regioni lo scorso ottobre, recepisce pienamente tutte le indicazioni ONU e OMS per la promozione del test, incluso il ruolo delle ONG. Eppure, per ora, poco o nulla si è mosso: mancano progetti, risorse, attenzione politica; i costi, non indifferenti, dei servizi di testing community- based offerti dalla LILA e da altre associazioni, sono sostenuti, salvo rare eccezioni, dal solo impegno volontario e dall’autofinanziamento, pur contribuendo in modo importante alla tutela della salute pubblica.
La LILA chiede per questo una piena e rapida applicazione del PNAIDS. Nel frattempo, nonostante le difficoltà non manchino, continuerà ad impegnarsi per garantire alle persone questo servizio fondamentale.
Chiunque intenda sottoporsi al test è e invitato a venire presso le nostre sedi nei giorni e negli orari qui indicati. Ne parleremo insieme. Vi aspettiamo! sappiamo come accogliervi.