Nell’udienza dello scorso 13 settembre, a Monaco, l’Ufficio Europeo dei brevetti ha deciso di confermare, sia pure con alcune modifiche, il monopolio della Gilead Sciences sul Sofosbuvir. Il farmaco è quello che permette la cura e l’eradicazione dell’epatite C, un’infezione in crescita che, secondo stime dell’OMS, colpisce nel nostro continente almeno quindici milioni di persone, circa una su cinquanta, con circa 112.500 decessi ogni anno per patologie correlate come il cancro al fegato o la cirrosi.
Ad avanzare formale opposizione contro il monopolio del brevetto erano state, nel marzo 2017, Medici Senza Frontiere e altre organizzazioni della società civile di diciassette diversi paesi europei con l’obiettivo di rimuovere le barriere, principalmente economiche, che impediscono tuttora l’acceso al trattamento. “La decisione –spiega MSF in una nota- consente a Gilead di conservare il brevetto sul componente farmacologicamente inattivo che appare durante la sintesi del Sofosbuvir. Il risultato è che il monopolio di Gilead persiste, non consentendo l’accesso a versioni generiche più economiche in Europa”.
Milioni di cittadini e residenti europei rischiano così gravi conseguenze per la loro salute con costi umani, sociali e sanitari altissimi. Attualmente Gilead impone ai paesi europei costi fino a 43mila euro per il trattamento di una singola persona. MSF spiega che, invece, nei paesi africani in cui l’organizzazione è attiva, tra questi Myanmar, Cambogia, India, Pakistan, Mozambico, Uganda e Kenya, il Sofosbuvir è acquistato da diversi produttori di farmaci generici a circa 75 euro a persona.
In una nota stampa MSF si dice “profondamente delusa“ per la decisione di Monaco e annuncia un ricorso in appello: “Questa decisione è un chiaro esempio di come le multinazionali farmaceutiche come Gilead abusino del sistema dei brevetti in modo da eliminare qualsiasi concorrenza e continuare a imporre prezzi esorbitanti -ha detto Gaelle Krikorian della Campagna per l’Accesso ai Farmaci di MSF - Ci appelleremo contro la decisione poiché crediamo fermamente che l'Ufficio europeo dei brevetti avrebbe dovuto revocare il monopolio”.
La LILA si associa alle proteste delle organizzazioni presentatrici dell’istanza, ringraziandole per l’impegno profuso. “Ci stupisce e ci preoccupa molto la sentenza dell’Ufficio europeo dei brevetti sul Sofosbuvir – ha detto Massimo Oldrini, Presidente nazionale LILA - il diritto alle cure non può essere subordinato al volere delle Company. Speriamo che in appello si tenga maggiormente conto dei bisogni dei pazienti europei, perché –ha proseguito - la politica dei prezzi tenuta da Gilead sta certamente limitando l’accesso di molti pazienti in diversi paesi europei”. In Italia, rileva la LILA, appena la metà delle persone eleggibili al trattamento è stata trattata. Questo, principalmente, per quanto se ne dica, proprio per un problema di costi e nonostante i progressi ottenuti dall’AIFA, l'Agenzia Italiana del Farmaco, sotto la guida dall’uscente Direttore Generale Mario Melazzini, a seguito di un lungo braccio di ferro proprio con Gilead. Dal Gennaio 2017 a oggi –secondo dati forniti dallo stesso Melazzini- il trattamento di 83.953 pazienti è costato allo Stato circa 416 milioni di euro. In precedenza, dal 2014 a dicembre 2016, la spesa era stata pari a 1.885 milioni per il trattamento di 64.633 pazienti. Un risultato molto importante ma che non può bastare. Nel mirino, per la LILA, resta dunque l’evidente obiettivo della Company di trarre il maggior profitto possibile dalla commercializzazione di questo farmaco: “E’ veramente inaccettabile la posizione di Gilead, che doveva e poteva modificare l’approccio estremamente aggressivo al mercato avuto finora –ha concluso Oldrini- Dalla commercializzazione, in regime di quasi monopolio, avrà già guadagnato cifre stratosferiche, oltre a ripianare l’investimento iniziale”.