Il Portogallo si conferma uno dei paesi più attivi nella risposta all’HIV/AIDS. Dopo Lisbona, Oporto e Cascais, lo scorso 10 ottobre, anche i sindaci di altre sette città lusitane, Almada, Amadora, Lores, Odivelas, Oeiras, Portimão e Sintra, hanno sottoscritto la Dichiarazione di Parigi per sconfiggere l'AIDS nelle città entro il 2030.
Salgono così a dieci le città portoghesi che entrano a far parte della rete globale “Fast Track City” promossa da UNAIDS, ossia la rete delle città che scelgono di imboccare “la corsia di sorpasso” per centrare il target indicato dall’ONU nell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile. Sin dall’inizio dell’epidemia, il Portogallo ha adottato, in materia di contrasto e trattamento dell’HIV, politiche inclusive: dall’accesso universale ai farmaci, garantiti a tutti indipendentemente dallo status migratorio e di cittadinanza delle persone, all’implementazione di modelli di assistenza community-based, all’avvio di servizi integrati di assistenza sanitaria, alla sperimentazione di progetti di riduzione del danno. La cerimonia per la firma della Dichiarazione di Parigi si è tenuta al Pálacio de São Bento a Lisbona, in Portogallo, e ha visto la partecipazione dei responsabili della sanità portoghese, dei rappresentanti della società civile e di Tim Martineau, vicedirettore esecutivo di UNAIDS.
In occasione della missione nel paese, Martineau ha partecipato anche al lancio di un’iniziativa nazionale volta ad avvicinare i servizi per l’HIV alle popolazioni che ne hanno più bisogno, a partire dalla possibilità di eseguire il test in ambienti community-based, e ha visitato il Programma di assistenza a bassa soglia di Aires do Pinhal, associazione per l'inclusione sociale. Dal 1986, con il sostegno del Ministero della Salute, il programma ha fornito servizi di riduzione del danno e di sostegno sociale ai consumatori di droghe per via iniettiva, accogliendo circa 1200 persone al giorno. I servizi, inclusi lo screening e il trattamento dell'HIV, dell'epatite C, della tubercolosi e della sifilide, così come la somministrazione di metadone, lo scambio di siringhe e la distribuzione di preservativi, sono “discrimination-free”, offerti cioè a tutti coloro che ne abbiano bisogno indipendentemente dalla nazionalità , compresi i migranti privi di documenti.
La rete delle città “Fast Track” nacque a Parigi il primo dicembre del 2014, quando, in occasione della giornata mondiale contro l’Aids, sindaci provenienti da tutti il mondo si incontrarono per la firma di una dichiarazione, la "Dichiarazione di Parigi", che impegna i primi cittadini aderenti ad operare per il raggiungimento, già nel 2020, del target ONU “90-90-90”. Questo obiettivo prevede che, per quella data, il 90% delle persone con HIV siano rese consapevoli del proprio stato sierologico, che sia garantito l’accesso alle terapie ART (Antiretrovirali) almeno al 90% delle persone con HIV e che al 90% di quanti sono in trattamento sia assicurata la soppressione della carica virale, stato che permette alle persone un buon livello di salute riducendo i rischi di trasmissione del virus. Le persone in terapia Antiretrovirale che raggiungano e mantengano la soppressione virologica non possono infatti trasmette l’HIV.
Per raggiungere questo obiettivo ai sindaci delle città aderenti viene dunque richiesto di mettere in campo progetti e risorse per affrontare le cause di rischio, vulnerabilità e trasmissione del virus, di mobilitare risorse per lo sviluppo della salute pubblica, di collaborare con gli altri stakholder, di combattere stigma e discriminazioni.
“Più della metà della popolazione mondiale attualmente vive in città e nelle città vive gran parte della popolazione con HIV –ricorda UNAIDS- Le 200 città più colpite dall'epidemia raccolgono circa un quarto dei 35 milioni di persone che vivono con l'HIV in tutto il mondo. Nei nuclei urbani è inoltre più alto il rischio di contrarre infezioni come HIV o Tubercolosi, anche a causa della maggiore concentrazione di persone povere e delle più accentuate dinamiche di disuguaglianza sociale. Le strategie e le azioni delle città sono quindi fondamentali –sempre secondo UNAIDS- per guidare una risposta rapida ed efficace all’HIV/AIDS e, in larga misura, determineranno il successo nel porre fine all'AIDS a livello nazionale e globale”.
In Italia solo Milano ha annunciato la volontà di aderire al “Fast-Track city project”. Tuttavia, fino ad ora, non è stato sottoscritto formalmente l’atto di adesione e non sono stati attivati dall’amministrazione interventi rilevanti, in grado di imprimere una svolta alle politiche di contrasto all’HIV, nonostante Milano resti la città Italiana che registra il maggior numero di abitanti con HIV e il maggior numero di nuove diagnosi annue.