La questione di un accesso equo e universale a cure e vaccini anti-COVID e di un controllo pubblico sulla loro produzione e distribuzione si fa sempre più rilevante nel dibattito pubblico mondiale. Le organizzazioni attive già da tempo nel campo del diritto alla salute sono tra le principali promotrici di azioni e politiche che garantiscano programmi per la protezione dal Covid-19, basati principalmente sul rispetto dei diritti umani.
Costante è il richiamo da parte della società civile, a evitare i disastri provocati in questi decenni nei paesi più poveri, da un accesso iniquo a vaccini, cure di base, trattamenti per patologie, altrimenti curabili o gestibili: dalla Tubercolosi, alle epatiti, dalla malaria all’HIV.
Tra le ultime iniziative c’è quella di EATG, European AIDS Treatment Group, rete di attivisti e community europee e dell’Asia centrale. In una lettera aperta alla Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, il Presidente di EATG Ricardo Fernandes e il direttore esecutivo Pieter Vanholder, invocano rapide iniziative da parte della Commissione Europea, dei governi e delle aziende farmaceutiche affinché: "si inverta radicalmente marcia rispetto alla marea montante di ingiustizie sociali e disuguaglianze sanitarie esacerbate dalla crisi del COVID-19”.
Scrivono Ferndandes e Vanholder : “EATG rappresenta le persone che vivono con l'HIV e altre comorbidità, persone con HIV che hanno sistemi immunitari compromessi, prive di accesso ai trattamenti antiretrovirali e, quindi, esposte ad esiti severi del Covid-19 . Rrappresentiamo anche tante persone che vivono in condizioni precarie ed esposte ad un più alto rischio di coinfezione HIV/COVID, provate da un accesso limitato agli strumenti di prevenzione e cura. Siamo perciò preoccupati –proseguono- dal fatto che un lancio lento e diseguale della vaccinazione COVID-19 possa comportare un peggioramento delle condizioni di salute e la morte di molte persone”.
Nella lettera, EATG ricorda il persistente e drammatico esito delle ineguaglianze che hanno caratterizzato, a livello globale, l’accesso a presidi medici salvavita come i trattamenti Antiretrovirali per l’HIV/AIDS: “Riteniamo pertanto inaccettabile che tante persone non saranno in condizione di ricevere il vaccino anti COVID nel 2021”. Il programma COVAX, lanciato nell’aprile 2020 dall’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, volto ad assicurare presidi e tecnologie anti-COVID ai paesi più poveri, è giudicato positivo ma non sufficiente. I fondi raccolti ammontano a poco più di due miliardi di dollari ma, per vaccinare entro il 2021 almeno il 20% della popolazione –riferisce lo stesso fondo COVAX- servono almeno 5 miliardi.
L’approvvigionamento delle scorte di vaccini per il programma COVAX sarebbe inoltre pregiudicato, denuncia EATG, proprio dalla corsa ad accumulare partite di prodotto da parte dei paesi più ricchi. Alla Commissione Europea, ai governi EU/SEE ed EECA e alle aziende farmaceutiche EATG, dunque, chiede di:
- Trattare i vaccini e le altre risorse contro il COVID-19 come un bene pubblico e consentire deroghe agli accordi TRIPS, come proposto da India e Sud Africa, per abbassarne il prezzo.
- Promuovere la solidarietà e la collaborazione con altri paesi:
- Cessando di accumulare dosi di vaccino
- Riservando il 25% dei prodotti all'esportazione (tramite vendita o donazione) verso paesi che abbiano difficoltà ad accedervi.
- Rendendo disponibili i vaccini per i lavoratori socio-sanitari dei paesi che registrino picchi di pandemia.
- Aumentare la fornitura di vaccini: oltre ad intensificare la produzione in Europa, le aziende dovrebbero anche condividere il know-how sulla produzione di vaccini con produttori conformi alle buone pratiche di fabbricazione (GMP) e investire in strutture in altre parti del mondo. Affidarsi all'espansione della produzione in Europa non risolverà i problemi di fornitura globale.
- Rafforzare COVAX: creare una riserva umanitaria, con un sistema di allocazione basato sulle esigenze mediche.
- Aumentare la trasparenza sui contratti sui vaccini negoziati tra Commissione europea / governi e aziende.
- Mettere in atto programmi di vaccinazione di facile diffusione e accesso per le popolazioni che hanno una disponibilità limitata o nulla di servizi sanitari istituzionali.
Tra le altre iniziative in corso c’è “No profit on Pandemic”, cui ha aderito anche la LILA. Si tratta di un' iniziativa europea istituzionale, denominata ICE, prevista dai regolamenti UE, che permette la presentazione di proposte di legge d’iniziativa popolare alle istituzioni comumnitarie competenti. “No profit on pandemic”è stata promossa da una rete di realtà e personalità della società civile dell’Unione e punta a promuovere una normativa in grado di bilanciare i diritti farmaceutici di brevetto con la possibilità di adottare licenze obbligatorie per la produzione locale dei farmaci e dei vaccini, necessari al contrasto del COVID. La richiesta è anche quella di mantenere una proprietà pubblica sui vaccini, frutto di ricerche finanziate con ingenti risorse pubbliche. Qualora l’iniziativa ICE fosse sostenuta da un milione di firme di cittadini europei, le istituzioni comunitarie saranno tenute a discuterla. La quota prevista per l’Italia è di 53mila firmatari entro il 31 agosto 2022. LILA ti invita pertanto a sostenere e diffondere la raccolta firme!
Per saperne di più e per firmare la petizione accedi a questo link.
Sia EATG, sia la rete “No profit on pandemic” chiedono anche di sostenere l’istanza presentata all’organizzazione mondiale del commercio (WTO) da India e Sudafrica, in cui si propone la sospensione delle regole sulla proprietà intellettuale rispetto a qualsiasi tecnologia, farmaco o vaccino anti COVID fin quando la pandemia non sarà sconfitta. I due paesi invocano in sostanza l’applicazione di quella flessibilità prevista dagli accordi Trips/WTO che consente deroghe ai diritti di brevetto in caso di pandemia, con l’adozione di licenze obbligatorie. La conferenza interministeriale che dovrà decidere in materia è prevista per il prossimo giugno ma è possibile che sia anticipata. Il fronte dei paesi aderenti al WTO si profila spaccato: novantanove su 164 i paesi che sostengono l’istanza, tutti del sud del mondo; contrari tutti i paesi più ricchi, compresi quelli dell’Unione Europea.
L’obiettivo è replicare la storica vittoria conseguita vent’anni fa da un vasto fronte di paesi dell’emisfero sud, guidati dal Sudafrica di Nelson Mandela, dall’India, dal Brasile, proprio sui farmaci Antiretrovirali (ART) per il trattamento dell’HIV. Sotto una potente pressione internazionale, Big Pharma, il cartello delle più potenti case farmaceutiche del mondo, fu costretto a ritirarsi dal processo intentato proprio contro il Sudafrica che, devastato dall’AIDS e impossibilitato a sostenere i costi proibitivi dei farmaci ART, aveva aggirato i diritti di brevetto cominciando a produrre in proprio i farmaci necessari. La successiva dichiarazione di Doha, pur senza una modifica effettiva dei regolamenti internazionali, affermò la preminenza delle ragioni della salute pubblica sui diritti di protezione brevettuale.
Il via libera alla produzione locale di farmaci ART generici sulla base delle formule brevettate dalle case farmaceutiche abbassò notevolmente gli oneri di produzione, tanto che il costo medio di un trattamento annuo individuale crollò dai diecimila dollari annui a 150. Alle compagnie furono riconosciute le dovute royalties ma nessun altro profitto .
“La LILA aderisce con convinzione alla ICE Europea No Profit on Pandemic –dice il Presidente LILA Massimo Oldrini- perché il diritto alla salute non può essere mai asservito agli interessi dei mercati”.
Spiega ancora Oldrini: “In ballo ci sono, non solo il rispetto dei diritti umani ma, anche, l’efficacia delle azioni sanitarie. Soprattutto nelle pandemie come l’HIV o il COVID, la salute delle singole persone, delle comunità, dei gruppi di popolazione coincide completamente con la salute della popolazione generale. Il principio nessuno si salva da solo –conclude Oldrini- è, in questi casi, non solo l’ideale che dovrebbe orientare l’agire politico di tutti ma anche un’innegabile verità scientifica”.