Il 5 e 6 maggio 2021, davanti al Consiglio generale del WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, l’Italia ha l’occasione di compiere una scelta in grado di evitare una catastrofe umanitaria globale: approvare la richiesta di moratoria sui brevetti farmaceutici che potrebbe consentire a tanti paesi l’accesso ai vaccini anti-COVID a costi accessibili e in quantità sufficienti.
A chiederla è la maggioranza dei paesi aderenti al WTO, un centinaio in tutto, perlopiù a basso e medio reddito, che avrebbero così la possibilità di avviare una produzione locale di farmaci generici o, almeno, l’acquisto di prodotti vaccinali a costi più bassi. Finora ad opporsi alla moratoria sono stati invece i paesi più ricchi: USA, Unione Europea, Gran Bretagna, Canada Australia, Svizzera, il Brasile del negazionista Bolsonaro e Singapore.
Il Comitato italiano Diritto alla Cura,nei giorni scorsi, ha inviato una lettera aperta a Draghi esortando il presidente del Consiglio a dire sì alla moratoria e, alla vigilia del vertice rinnova l’appello esprimendo forte preoccupazione per l’avanzata travolgente della pandemia proprio nei paesi più fragili. Il caso dell’India, dove il virus si sta diffondendo ad una velocità impressionante, è particolarmente drammatico: i nuovi casi giornalieri nel paese hanno superato quota 390mila e i decessi sfiorano i 3700 al giorno mentre il sistema sanitario è al collasso.
Il paradosso è che l’India è la principale produttrice di vaccini al mondo ma, lavorando soprattutto per le multinazionali del farmaco, è costretta ad esportare gran parte dei prodotti che produce, sui quali non ha, a brevetti vigenti, diritto alcuno. Drammatica anche la situazione in Brasile dove, di fronte alla scellerata politica di Bolsonaro, e in contrasto con il Presidente, il Senato nei giorni scorsi ha votato una legge che, se approvata anche dalla Camera, permetterebbe il ricorso alle licenze obbligatorie per la produzione di prodotti vaccinali generici. Del resto, mentre qui si discute di riaperture, le cifre della pandemia nel mondo parlano di una pandemia in forte ascesa: 152 milioni di persone contagiate, 3.200.000 decessi. Intanto, ricorda il Comitato italiano diritto alla cura: "Soltanto il 3,5 % della popolazione mondiale ha completato il ciclo vaccinale, pari ad appena 272 milioni di persone, concentrate per l'83% nei paesi ad alto e medio reddito. Il dato più impressionante, però, è che solo lo 0,2% delle dosi è stato somministrato nei paesi a basso reddito: è qui che la pandemia continuerà a dilagare, a modificarsi e a circolare ovunque, con conseguenze disastrose per tutti”.
Per questo, “La sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini è l'unica scelta da fare con urgenza- ha detto Vittorio Agnoletto, portavoce della Campagna Europea -Right2Cure #NoprofitOnPandemic- solo così si può consentirne la produzione a livello mondiale in tutte le aziende che ne abbiano le tecnologie: l’aumento dei decessi in tutto il pianeta è in stretta correlazione con la disponibilità dei vaccini, che le aziende titolari dei brevetti non sono in grado di assicurare, per cui bisogna urgentemente coprire il fabbisogno mondiale”.
Servono scelte drastiche e immediate per salvarci tutti, ribadisce il Comitato Italiano Diritto alla Cura della Campagna Europea -Right2Cure #NoprofitOnPandemic, a cui aderiscono oltre cento organizzazioni della società civile, del sindacato, del mondo politico, della comunità scientifica, della cultura. La Campagna, con la petizione ICE, si propone la raccolta di un milione di firme per obbligare i governi europei a modificare la loro posizione sui brevetti.