Dal 20 settembre 2021 possibile la vaccinazione con terza dose anche in Italia, indirizzata a specifici target di popolazione che necessitino di sostenere la propria risposta immunitaria al virus SARS CoV2.
Dopo l’Ok dell’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, giunto lo scorso 9 settembre e dopo il parere positivo del CTS, sono giunte nei giorni scorsi, anche le circolari attuative del Ministero della Salute - Direzione generale della Prevenzione Sanitaria. Le indicazioni prevedono due strategie di intervento: la dose addizionale e la dose booster. La dose addizionale è volta a completare il ciclo vaccinale di coloro che, per situazione clinica, non possono raggiungere una risposta immunitaria sufficiente con le dosi standard. Dovrà essere indirizzata a persone sottoposte a trapianto d’organo solido o con situazione di marcata compromissione immunitaria, derivante da una patologia di base o da determinati trattamenti farmacologici o medici come quelli oncologici. Nello specifico, le condizioni cliniche per cui si raccomanda la dose addizionale sono dieci e, tra queste anche la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (AIDS), definita da una conta dei linfociti T CD4+ inferiore alle 200cellule/µl o, comunque, da un più complesso giudizio clinico del medico di riferimento.
Queste le dieci condizioni indicate nella circolare:
- Trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva
- Trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro 2 anni dal trapianto o in terapia immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l’ospite cronica)
- Attesa di trapianto d’organo
- Terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico Antigenico (cellule CART)
- Patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure
- Immunodeficienze primitive (es. sindrome di DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich, immunodeficienza comune variabile ecc )
- Immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico (es: terapia corticosteroidea ad alto dosaggio protratta nel tempo, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici con rilevante impatto sulla funzionalità del sistema immunitario etc.)
- Dialisi e insufficienza renale cronica grave
- Pregressa splenectomia
- Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) con conta dei linfociti T CD4+ < 200cellule/µl o sulla base di giudizio clinico.
Per dose “booster” si intende invece una dose di richiamo, volta a mantenere nel tempo, o a ripristinare, un adeguato livello di risposta immunitaria. I gruppi coinvolti sono, in questa prima fase sono: gli anziani con età dagli 80 anni e oltre; il personale e gli ospiti dei presidi residenziali per anziani. Successivamente saranno coinvolti il personale e gli operatori sanitari o di interesse sanitario, a partire dai soggetti dai 60 anni in su o che presentino patologie che possano renderli vulnerabili a forme di COVID-19 grave o con elevato livello di esposizione all’infezione. La somministrazione booster va somministrata almeno sei mesi dopo l’ultima dose mentre, la somministrazione addizionale andrà praticata almeno 28 giorni dopo l’ultima dose. Che si tratti di dose addizionale o di booster, per la terza somministrazione verranno utilizzati, per ora, solo i due vaccini mRNA: il Comirnaty di Pfizer (per i maggiori di 12 anni) e lo Spikevax di Moderna (per i maggiori di 18 anni), indipendentemente dal tipo di vaccino somministrato in precedenza.
Va ribadito, tuttavia, che le istituzioni farmaceutiche e sanitarie italiane considerano prioritario il raggiungimento di un’elevata copertura vaccinale complessiva, riservando la tersa dose solo alle fasce di cittadini e cittadine sopra indicate. In sostanza, per la popolazione generale o per coloro che godono di uno stato di salute soddisfacente sono considerate sufficienti, per ora, le due dosi. E’ auspicabile, come sempre, che le persone con HIV abbiano la possibilità di confrontarsi in merito con il proprio medico di riferimento visto che, la stessa circolare del Ministero della Salute, lascia aperto lo spazio a considerazioni cliniche personalizzate. Indicazioni più precise potrebbero giungere, inoltre, quando si tratterà di partire con le dosi booster.
Le regioni si preparano a stilare le liste dei/delle pazienti con priorità e ad approntare le modalità operative. Nel Lazio la somministrazione della terza dose è partita in anticipo. I primi a riceverla sono i pazienti con trapianti di organo solido, che vengono convocati direttamente dalle ASL di riferimento.
La platea complessiva dovrebbe riguardare, inizialmente, circa tre milioni di persone che aumenterà quando si tratterà di coinvolgere grandi anziani e personale sanitario. Nessuna indicazione, per ora, come si diceva, sull’estensione a fasce più ampie di popolazione. L’utilità di un richiamo per la popolazione generale è, infatti, ancora oggetto di verifiche, valutazioni e dibattiti scientifici.
C’è da tenere in considerazione, inoltre, l’appello lanciato dall’OMS ai paesi ad alto reddito lo scorso agosto. Pur riconoscendo la necessità di mettere in sicurezza con dosi aggiuntive le fasce più vulnerabili della popolazione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha invitato a non accelerare la corsa ad una vaccinazione di massa con terza dose per non precludere il già limitato accesso dei paesi più poveri ai trattamenti vaccinali. Si ripropone, così, l’urgenza di una sospensione temporanea dei diritti di brevetto, unica strada per ampliare la produzione di vaccini e cure anti-COVID a costi accessibili. La campagna europea Diritto alla Cura- Right2cure – No profit on pandemic, cui aderisce anche la LILA, nei giorni scorsi ha duramente contestato l’esito del G20 della salute che si è svolto a Roma ad inizio settembre. “Si afferma di condividere l’obiettivo dell’OMS di vaccinare il 40% della popolazione mondiale entro il 2021 –affermano i promotori in un comunicato- ma poi ci si limita a riproporre gli stessi strumenti che sono stati utilizzati fino ad oggi : un ennesimo piano di donazioni, quando è già fallito il progetto Covax e un appello alle aziende per aumentare i trasferimenti volontari di tecnologia”. ONU e OMS rilevano, del resto, come dieci Paesi, tra i quali l’Italia abbiano finora somministrato il 75% di tutti i vaccini anti-COVID al livello mondiale mentre in Africa i vaccinati non superano il 2% e ben 130 paesi in vari continenti non hanno ricevuto nemmeno una dose.