Monkeypox: cosa sappiamo. LILA: informazione corretta ed evidenze scientifiche per evitare lo stigma e tutelare la salute pubblica

RicercaDa alcune settimane agenzie sanitarie internazionali e media si stanno occupando dei focolai diuna malattia infettiva denominata “Monkeypox (MPXV), ”ossia, “Vaiolo delle scimmie”, osservato in paesi che in genere, non presentano casi di questo tipo (Europa, Nord America, Australia).

Appartenente alla famiglia degli Orthopoxvirus, la stessa del vaiolo, questa infezione si chiama così perché identificata per la prima volta nei primati e, successivamente, in altre specie animali. Essendo una malattia virale di origine animale (zoonotica) può essere trasmessa dagli animali agli esseri umani ma può, poi, essere trasmessa da persona a persona. Di norma, negli esseri umani, ha esiti blandi e assolutamente meno severi del letale vaiolo (smallapox). Mentre il vaiolo venne dichiarato eradicato nel 1980, Monkeypox ha invece continuato a circolare come infezione endemica in paesi dell’Africa centrale e occidentale.

La trasmissione umana avviene attraverso contatti stretti con una persona affetta, il che include anche l’assistenza a persone con MPXV, la convivenza con una persona malata o i rapporti sessuali con persone affette. Monkeypox non si diffonde facilmente tra le persone, se non attraverso i contatti stretti indicati e, nella maggior parte dei casi, si risolve spontaneamente.

Al 2 giugno scorso OMS ed ECDC segnalavano 436 casi confermati in diciotto paesi dell’Unione Europea/ SEE e 289 in paesi non UE/SEE, la tendenza è tuttavia in aumento. Tra i paesi europei interessati ci sono: Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia, Olanda, Gran Bretagna. Per l’Europa si tratta del primo evento di MPXV la cui catena di trasmissione non presenta collegamenti epidemiologici diretti con l’Africa occidentale e centrale. Finora difatti, nell’area europea, si erano registrati solo casi sporadici, in persone di ritorno dall’Africa e nei loro contatti più stretti.

Gli attuali focolai osservati nei paesi nord-occidentali si vanno presentando con sintomi molto lievi. Pur non essendo un’infezione particolarmente pericolosa, MPXV può avere, però effetti più seri in bambini piccoli, donne in gravidanza e persone immunodepresse. E’ dunque bene evitare in tutti i modi che il virus si diffonda.

Monkeypox - MSM: il rischio di un nuovo stigma?

Gran parte dei casi riscontrati nei paesi non endemici, Europa inclusa, ha riguardato uomini e, in particolare, uomini che fanno sesso con altri uomini (MSM), fattore che ha rischiato di scatenare scenari di caccia alla streghe già ravvisate per l’HIV/ AIDS. Come per l’HIV, è bene chiarire che il virus MPXV non è per nulla prerogativa esclusiva di una presunta “categoria” di persone, identificabile per i propri comportamenti sessuali ma che può invece riguardare chiunque attraverso diverse vie di trasmissione.

Spiega anzi l’OMS, l’Organizzazione mondiale di Sanità, come: “Uno dei motivi per cui il maggior numero di casi accertati provenga da servizi o centri di salute sessuale, dedicati a MSM, può essere legato anche all’approccio attivo di questi gruppi di popolazione verso la propria salute (…) le eruzioni cutanee provocate da Monkeypox possono, infatti, assomigliare a quelle di altre infezioni sessualmente trasmissibili (IST) tra cui herpes e sifilide. La maggiore propensione a controllare la propria salute sessuale può’ dunque, secondo l’OMS, spiegare il perché di questa concentrazione di casi accertati presso i servizi dedicati.

E’ bene, comunque, che eventuali gruppi di popolazione più esposti alle attuali catene di trasmissione siano adeguatamente informati su come proteggersi e cosa fare in caso di contagio. L’organizzazione mondiale della Sanità (OMS/WHO), ECDC, il centro europeo per il controllo delle malattie infettive, il nostro Ministero della Salute e vari istituti di cura e ricerca hanno emesso una serie di raccomandazioni e comunicazioni per illustrare tutto ciò che è attualmente possibile sapere sulla trasmissione umana, con avvisi specifici per MSM che, al momento, risultano essere uno dei bacini più colpiti.

L’invito pressante di tutte le agenzie di salute internazionali, invito al quale la LILA si associa pienamente, è quello di evitare ogni forma di stigma o di comunicazioni stigmatizzante rispetto a Monkeypox.Stigmatizzare le persone a causa di una malattia non va mai bene –ammonisce l’OMS- Chiunque può contrarre o trasmettere Monkeypox, indipendentemente dalla propria sessualità”. Secondo il Coordinamento nazionale LILA: “Nelle scorse settimane, alcune narrazioni mediatiche sui focolai di Monkeypox hanno nuovamente rasentato la mala-informazione indicando negli uomini che fanno sesso con altri uomini e nei raduni dei gay pride, le fonti del contagio. Censuriamo con decisione questo tipo di messaggi che, oltre a ledere i diritti e la dignità delle persone, rischiano di fare un pessimo servizio alla salute pubblica. Nel caso dell’HIV/AIDS – ricorda ancora il Coordinamento Nazionale LILA- questo tipo di atteggiamento ha ostacolato gravemente la prevenzione e prodotto uno stigma sociale contro le persone con HIV ancora difficile da superare. I danni sono sotto gli occhi di tutti: non si ripetano gli errori del passato!”.

La scienza e la corretta informazione non possono che esserne i primi antidoti. Di seguito troverete una panoramica delle principali indicazioni finora erogate dai vari istituti internazionali su vie di trasmissione, sintomi, sessualità, prevenzione. Va considerato, comunque, che diversi aspetti dell’infezione, sono ancora in fase di studio e che le informazioni disponibili vengono costantemente aggiornate.

I sintomi e il decorso

I sintomi di MPXV segnalati dall’OMS nell’avviso del 25 maggio scorso includono: 

  • Eruzione cutanea con vesciche su viso, mani, piedi, occhi, bocca e/o genitali
  • Febbre
  • Linfonodi gonfi
  • Mal di testa
  • Dolori muscolari
  • Bassa energia

Il periodo d’incubazione è solitamente compreso tra i sei e 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni. La malattia solitamente passa da sola, i focolai tendono ad auto-limitarsi e i sintomi si risolvono spontaneamente entro 2-4 settimane. I contatti stretti dei casi di MPXV dovrebbero auto-monitorare lo sviluppo dei sintomi fino a ventuno giorni dall'ultima esposizione.

Anche se la maggior parte dei casi si è presentata con sintomi lievi, Monkeypox, come già detto, può causare problemi di salute più seri in alcuni gruppi di popolazione: bambini piccoli, donne in gravidanza, persone immunodepresse. Nelle aree endemiche africane il tasso di letalità varia dallo zero all’11% e riguarda soprattutto i bambini più piccoli. Per quanto riguarda gli esiti della malattia in pazienti immuno - compromessi non sono disponibili molte informazioni. Tuttavia, come riporta la circolare del Ministero della Salute, nell'epidemia del 2017 in Nigeria, i casi con infezione concomitante da HIV hanno presentato una morbilità più grave, con un maggior numero di lesioni cutanee e di ulcere genitali rispetto ai soggetti HIV-negativi. Tra i pazienti con HIV non furono, tuttavia, segnalati decessi.

Se si sospetta di aver avuto contatti stretti con persone affette da Monkeypox o se si presentano eruzioni cutanee con altri sintomi segnalati, è bene avvertire immediatamente il proprio medico o i servizi sanitari di riferimento.

La trasmissione

La trasmissione del virus Monkeypox può avvenire, come accennato, in caso di uno stretto contatto fisico con qualcuno che abbia contratto MPXV, anche se non è ancora chiaro se le persone che non hanno sintomi possono diffondere la malattia.

  • Le situazioni di rischio possono dunque includere l’assistenza medica a una persona affetta o a familiari malati, l'essere faccia a faccia con una persona MPXV tramite goccioline salivari (droplet), avere un contatto fisico, baciare, fare sesso con qualcuno/a che abbia sintomi, il contatto anche con oggetti (fomiti) che possano essere stati manovrati o usati da persone affette dal virus.
  • Le persone con Monkeypox -spiega ancora l’OMS- sono sicuramente infettive mentre hanno sintomi (normalmente da due a quattro settimane). I fluidi corporei come liquidi, pus o sangue proveniente da lesioni cutanee e croste sono particolarmente infettivi.
  • Abbigliamento, biancheria da letto, asciugamani o oggetti per mangiare (utensili da cucina, piatti, bicchieri, posate) che siano stati usati da una persona con MPXV possono trasmettere il virus ad altri.
  • Ulcere, lesioni o piaghe in bocca possono essere infettive, il che significa che il virus può diffondersi attraverso coloro che interagiscono strettamente con persone sintomatiche, compresi gli operatori sanitari, i membri della famiglia e partner sessuali sono quindi a maggior rischio di infezione.
  • Il virus può anche diffondersi da una donna in gravidanza al feto tramite la placenta, o da una donna con MPXV al bambino durante o dopo la nascita attraverso il contatto pelle a pelle.

La trasmissione sessuale

Nell’avviso dell’OMS dedicato agli MSM si spiega che si può contrarre MPXV se si ha uno stretto contatto fisico con qualcuno che sta mostrando sintomi e si ricorda che per contatto stretto si intendono diversi tipi di contatto ravvicinato, non solo sessuali.

Questo include:

  • L'essere faccia a faccia,
  • Avere un contatto pelle a pelle,
  • Baciare, toccare, fare sesso orale e/o penetrativo con qualcuno che abbia sintomi da MPXV.
  • Le eruzioni cutanee dovute a Monkeypox si trovano a volte sui genitali e in bocca e questo rischia di contribuire alla trasmissione durante i rapporti sessuali.
  • Il contatto bocca-pelle potrebbe causare la trasmissione, laddove siano presenti lesioni della pelle o della bocca.
  • Attualmente non è noto –specifica comunque il documento OMS- se Monkeypox possa essere diffuso attraverso lo sperma o i fluidi vaginali.

Analoghi avvisi vengono periodicamente emessi anche da ECDC che, nel documento dello scorso 23 maggio, scrive: “La predominanza, nell'attuale focolaio, dei casi di MPXV tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con gli uomini (MSM), e la natura delle lesioni che presentano in alcuni casi, suggeriscono che la trasmissione si sia verificato durante il rapporto sessuale”. E’ dunque probabile, secondo ECDC, che le vesciche e le eventuali lesioni provocate nelle zone oro-genitali favoriscano la trasmissione di MPXV. Secondo ECDC le persone che hanno rapporti sessuali multipli con diversi partner sembrano avere un rischio più elevato di contrarre Monkeypox. Il rischio complessivo di diffusione del MPXV è comunque valutato da ECDC come moderato per le persone che hanno più partner sessuali (compresi alcuni gruppi di MSM) e basso per la popolazione più ampia.

Come proteggersi

Le regole per evitare di contagiarsi sono descritte sempre dai documenti OMS ed ECDC già citati in precedenza. Ecco cosa prevedono:

  • Il rischio può essere ridotto evitando lo stretto contatto, incluso quello sessuale, con persone che sospettano di aver contratto il virus o la cui diagnosi di MPXV sia stata confermata.
  • Le persone che hanno sintomi –è la raccomandazione- dovrebbero evitare rapporti sessuali.
  • Non ci sono certezze sul fatto che il condom possa essere sufficiente a prevenire la trasmissione di MPXV, visto che le lesioni di cute e mucose possono riguardare ampie zone del corpo.
  • Per chi ha contratto Monkeypox è consigliabile usare il preservativo anche dopo la guarigione almeno fino a quando non si sia certi del superamento di eventuali lesioni . Se il condom non può essere sufficiente a prevenire l’infezione, può però evitare che eventuali ulcerazioni causate da Monkeypox favoriscano la trasmissione di altre IST (Infezioni Sessualmente Trasmissibili). Inoltre si attendono ancora dati e studi sulla presenza di virus nello sperma e nelle secrezioni vaginali. 
  • Se ci fosse la necessità di avere uno stretto contatto con qualcuno che presenti sintomi, incoraggiatelo ad auto-isolarsi o a coprire, se possibile, qualsiasi lesione cutanea (ad esempio, con una benda leggera o vestiti sopra l'eruzione cutanea).
  • Indossate entrambi una mascherina chirurgica quando si è fisicamente vicino l'uno all'altro.
  • Evitate il contatto pelle a pelle quando possibile e utilizzare guanti monouso se si ha un contatto diretto con le lesioni.
  • Pulite regolarmente le mani con acqua e sapone o sfregatele con prodotti a base di alcol, soprattutto dopo il contatto con la persona affetta dal virus o dopo aver maneggiato vestiti, lenzuola, asciugamani e altri oggetti o superfici con cui il/la paziente possa essere entrata in contatto. Stessa norma va osservata dopo l’eventuale contatto con tutti gli oggetti che possano essere stati contaminati dalle eruzioni cutanee o dalle secrezioni respiratorie (ad esempio, utensili, piatti).
  • Lavare vestiti, asciugamani, lenzuola , utensili per il cibo con acqua calda e detergente.
  • Indossare una mascherina medica quando si maneggiano vestiti o biancheria da letto.
  • Pulire e disinfettare le superfici contaminate e smaltire i rifiuti contaminati (ad esempio, medicazioni) in modo appropriato.
  • La probabilità di trasmissione del virus agli operatori sanitari è bassa se vengono usate tutti gli adeguati dispostivi di protezione individuali: camice e guanti monouso, copri scarpe o stivali monouso, protezione respiratoria con mascherine FFP2, protezione occhi (occhiali o visiera).
  • Il rischio per gli operatori sanitari che abbiano interagito senza questi dispositivi con pazienti MPXV (ad es. contatto faccia a faccia per un tempo prolungato, il contatto con lesioni aperte senza guanti, intubazione o altre procedure mediche invasive) è considerato moderato, equivalente a quella di un contatto ravvicinato.

Trattamenti, vaccini, antivirali

Per Monkeypox i trattamenti in uso sono principalmente volti al controllo dei sintomi (febbre, prurito) o al supporto generale dello stato di salute, compresa la prevenzione e il trattamento delle infezioni batteriche secondarie che possono insorgere.

È possibile che le persone vaccinate contro il vaiolo siano a minor rischio di infezione anche rispetto al Monkeypox. Tuttavia, in Italia, già dal 1977 questa vaccinazione non era più obbligatoria e dal 1981 è stata del tutto abolita, vista la raggiunta eradicazione planetaria del virus del vaiolo nel 1980. Le generazioni nate dopo i primi anni 70, dunque, non sono certamente coperte dal vecchio vaccino. Al momento però, a fronte dei bassissimi rischi per la salute, le agenzie internazionali non raccomandano una ripresa delle vaccinazioni né al livello generale né verso le comunità più esposte. Peraltro, i vaccini antivaiolo di vecchia generazione non sono più autorizzati e –afferma ECDC- non dovrebbero essere utilizzati.

Secondo ECDC potrebbe essere valutata la vaccinazione post-esposizione, entro quattro giorni dal contatto a rischio, per gruppi di popolazione a rischio più elevato come gli operatori sanitari, previa attenta valutazione de rischi/benefici. Al momento, tuttavia, nell’UE esiste un solo vaccino anti-vaiolo autorizzato da EMA. Si tratta dell’MVA che ha dimostrato nei primati di potere proteggere anche contro Monkeypox. Tuttavia, è importante notare che non esistono dati di efficacia per questo vaccino contro MPXV in esseri umani, così come mancano i dati di sicurezza per l'uso di questo vaccino in persone immunocompromesse.

Sul fronte degli antivirali esiste un unico farmaco indicato per il trattamento delle infezioni da Orthopoxvirus, compresa l'MPXV, autorizzato dall'EMA. Tuttavia, la disponibilità sul mercato dell'UE è piuttosto limitata. I clinici e le società di malattie infettive dovrebbero fornire una guida per l'uso di questo farmaco e per il monitoraggio dei risultati. Le autorità sanitarie dovrebbero invece considerare la priorità dei gruppi di pazienti che potrebbero essere trattati. L'uso di antivirali per la profilassi post-esposizione dovrebbe essere ulteriormente studiato.

Per approfondire:

https://www.ecdc.europa.eu/sites/default/files/documents/Joint-ECDC-WHO-interim-advice-on-RCCE-for-Monkeypox-2-June-2022.pdf

 https://www.nadironlus.org/

 

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