Lo scorso 12 aprile UNAIDS ha pubblicato il rapporto A Triple Dividend: The health, social and economic gains from financing the HIV response in Africa , ossia, “Un triplo vantaggio; sanitario, sociale ed economico derivante un completo finanziamento della risposta all’HIV in Africa”. Basato sulla ricerca Economist Impact in tredici paesi del continente, il rapporto contiene indicazioni universalmente utili rispetto all’importanza di perseguire l’obiettivo di una sconfitta dell’AIDS entro il 2030.
Per essere in linea con l’auspicato esito finale al termine del decennio, UNAIDS ricorda nello studio i principali obiettivi globali intermedi da raggiungere entro il 2025:
- riduzione delle nuove infezioni da HIV a meno di 370.000 (da 1,5 milioni nel 2021)
- riduzione delle nuove infezioni da HIV tra le adolescenti e le giovani donne a meno di 50.000. Nell'Africa Subshariana, nel solo 2021, sono state, invece, oltre 250mila.
- riduzione del numero di persone che muoiono per malattie correlate all'AIDS a meno di 250.000 ( rispetto ai 650.000 del 2021).
- raggiungimento del target 95-95-95: ossia rendere consapevoli del proprio stato sierologico il 95% delle persone con HIV, garantire a questo 95% l’accesso alle terapie antiretrovirali, e far sì che una stessa percentuale di PLWHIV raggiunga la soppressione virologica. Nel 2021, l’Africa Subahariana era ancora ben lontana da questo target attestandosi intorno all’88-78-71.
Quale sarebbe, in sintesi, il triplo vantaggio di cui parla il rapporto? Se gli impegni economici per raggiungere tutti i target previsti da UNAIDS fossero rispettati, ci dice lo studio:
- potremmo registrare tra il 40 e il 90% di infezioni in meno, il che significa salvare milioni di vite. L’impatto positivo maggiore riguarderebbe in paesi più esposti all’epidemia come il Mozambico e il Sudafrica dove, tra il 2022 e il 2030 potrebbero essere evitate, rispettivamente, 810.000 e 1,35 milioni di nuove infezioni da HIV.
- Recuperare all’istruzione molte persone giovani, soprattutto le ragazze (in Africa il gruppo di popolazione più colpito) con una significativa riduzione delle differenze di genere e questo stimolerebbe la crescita economica. Un finanziamento in linea con le necessità eviterebbe inoltre la perdita di popolazione in età lavorativa (30-64 anni).
- I paesi africani potrebbero ottenerne sistemi sanitari più forti e resilienti, in grado di essere meglio preparati alle prossime pandemie o ad altre sfide relative alla salute.
In sostanza, mantenere gli impegni per porre fine all’AIDS come minaccia pubblica mondiale entro il 2030 potrebbe contribuire al perseguimento di priorità sociali ed economiche molto più ampie e strutturali: “Comprendere questi intricati collegamenti è importante per creare un impegno politico più ampio tra una vasta gamma multisettoriale di parti interessate –si spiega nel rapporto- e fornire lo slancio per finanziare adeguatamente la risposta all'HIV”. Al contrario, denuncia UNAIDS, una contrazione dei fondi necessari, avrebbe risvolti sanitari, sociali ed economici molto negativi e comporterebbe un fallimento degli obiettivi ONU 2030 per uno sviluppo sostenibile.
Ancora una volta, la trasparenza, la gestione competente dei fondi e la risorsa costituita da ONG e community vengono indicate come elementi imprescindibili per rispondere adeguatamente alla sfida di questo decennio: "I responsabili politici dovranno pensare in modo innovativo a come utilizzare i finanziamenti esistenti in modo più efficace -dice Rob Cook, direttore del programma clinico presso Economist Impact- attingere alle reti esistenti incentrate sulle community potrebbe svolgere un ruolo chiave sia nella mobilitazione di risorse aggiuntive per la risposta all'HIV sia nel garantire che sia equa e raggiunga i più bisognosi".
Combattere l'HIV durante le crisi globali, la lotta all’HIV è in un momento critico
L’ultimo decennio ha fatto registrare progressi significativi nella risposta all'HIV, con una forte riduzione globale dell’incidenza di casi e di decessi: “Ciò –spiega il rapporto- è stato guidato dai miglioramenti nella prevenzione, nel trattamento e nei test dell'HIV”. Tuttavia, UNAIDS registra anche un momento critico: le recenti crisi globali, (COVID-19, crisi climatica, guerra in Ucraina e altri conflitti), hanno rallentato e compromesso gli sforzi per affrontare l'epidemia di HIV, spesso dirottando altrove i finanziamenti per la salute. In particolare negli anni del COVID, la coincidenza tra restrizioni alla circolazione e il pesante sforzo finanziario che ha impegnato tutti i paesi ha limitato anche l’accesso ai servizi di prevenzione e trattamento dell’HIV, esacerbato le diseguaglianze preesistenti e imposto tagli gravosi ai programmi per l’HIV. A dimostrare il momento di stallo ci sono i dati di UNAIDS: tra il 2020 e il 2021 il numero di nuove infezioni da HIV è diminuito di appena il 3,6%, il calo annuale più ridotto osservato dal 2016. Tra il 2000 e il 2001 era stato, invece di quasi il 5%.
Il rischio evocato è che la sconfitta dell’AIDS possa tornare, per troppi paesi, ad essere un obiettivo fuori portata: “Le giovani donne, i bambini e altre popolazioni vulnerabili –avverte il programma ONU- ne pagheranno il prezzo più alto in quanto le disuguaglianze sanitarie e socio-economiche preesistenti potrebbero risultarne aggravate” .
Politiche economiche. Rafforzare il finanziamento per la salute e la risposta all'HIV
Man mano che i bilanci pubblici diventano sempre più limitati e la necessità di affrontare altre urgenze economiche prende il sopravvento, aumenta il rischio che l'epidemia di HIV venga relegata gli ultimi posti delle agende politiche. Il rapporto contiene perciò stime precise su quanto il tema delle risorse finanziarie per l’HIV possa influenzare il destino di interi paesi e indica anche le possibili politiche da attuare per generare nuovi flussi in entrata massimizzando l’uso delle risorse esistenti. Il punto di riferimento sono gli obiettivi di finanziamento sanciti dalla Dichiarazione Politica del 2021. (link) Per i paesi a basso e medio reddito tale obiettivo era stato fissato in 29,3 miliardi l’anno fino al 2025. UNAIDS segnala però un deficit annuale di circa 8 miliardi di dollari a causa delle crisi internazionali, dell’inflazione, del calo delle entrate. A diminuire sono anche le risorse messe a disposizione dai donatori internazionali. Tolti gli Stati Uniti, l’assistenza per programmi di risposta all’HIV da parte di altri paesi e enti internazionali è scesa in dieci anni del 60% circa. Nel complesso le risorse a disposizione del 2021 sono il 6% in meno rispetto al 2010.
Se, invece, gli impegni sanciti nel 2021 venissero mantenuti, nel 2030 il PIL (Prodotto Interno Lordo) del Sudafrica, (il paese con il più alto carico di persone colpite tra quelli presi in esame) nel 2030 potrebbe essere più alto del 2,8%, che equivale a diciassette miliardi in più disponibili in un solo anno. Sempre nel 2030, il Kenya potrebbe vedere il suo PIL aumentare dell'1,1%, circa 1,3 miliardi di dollari USA se il 100% degli obiettivi di finanziamento dell'HIV fosse raggiunto.XXXXX
Le indicazioni fornite dal rapporto per evitare una contrazione degli impegni finanziari sono:
- All’interno delle entrate statali complessive, destinarne una quota certa e non comprimibile alle politiche sanitarie e, tra queste, stabilire risorse sicure per la risposta all’HIV.
- Potenziare il sostegno offerto dalle istituzioni sanitarie internazionali
- attuare misure decise per il contrasto all’evasione fiscale, così da poter recuperare le risorse necessarie ad espandere i budget sanitari
- Valutare l’introduzione di tasse pro-salute per generare nuove entrate destinate alla spesa sanitaria
- Migliorare il coordinamento tra le principali parti coinvolte nella risposta all'HIV, sia all'interno dei paesi che tra governi e donatori internazionali implementando,, ad esempio progetti cofinanziati.
Sviluppo delle partnership e dei modelli socio-sanitari
Favorire lo sviluppo di servizi sanitari integrati e di servizi per l’HIV integrati e pertinenti può essere vantaggioso sia economicamente ma anche socialmente perché permette un accesso più equo alle cure e più centrato sulle necessità della persona. I Servizi per l’HIV devono essere, inoltre, integrati nel finanziamento sanitario nazionale. Altra forte raccomandazione è quella di sostenere risposte e servizi guidati dalle Community, in grado di garantire equità e inclusione nell’accesso alle cure.