La profilassi Pre-esposizione (PrEP) con assunzione orale di antiretrovirali è una strategia preventiva dell’HIV la cui efficacia sfiora il 100%. Dal maggio 2023 è erogabile gratuitamente anche in Italia, dai centri d’infettivologia.
Tuttavia, restano ancora diverse barriere che ne ostacolano l’uso: la scarsa informazione, una mancata organizzazione dei servizi per la PrEP da parte delle regioni, la diffidenza verso i trattamenti farmacologici. Una barriera aggiuntiva si pone per le donne che, in larga misura non conoscono la PrEP o la percepiscono come una risorsa non destinata a loro. Inoltre, per le donne non è raccomandata la posologia “on demand” ma solo quella continuativa che prevede un’assunzione quotidiana del farmaco preventivo, fattore che può sfavorirne l’utilizzo. Nelle donne, infatti, l'assunzione “on demand” non consente di raggiungere la necessaria concentrazione intracellulare della forma attiva del TDF (Tenofovir Difosfato). L’adozione di formulazioni long-active della profilassi, non ancora disponibili in Italia, potrebbe aiutare a superare eventuali resistenze verso l'assunzione quotidiana di farmaci antiretrovirali. Già in uso per la popolazione femminile, soprattutto dell’Africa sub –sahariana, ci sono anche altre metodiche come l’anello intravaginale a rilascio lento di antivirali. Le speranze maggiori arrivano da quello con davipirina, oggetto di un nuovo recentissimo studio USA -derivazione del più ampio studio ASPIRE- che ha associato l’utilizzo dell’anello vaginale con davipirina ad una riduzione del 63% del rischio di contrarre l’HIV per ciascun rapporto sessuale non protetto. Nei precedenti studi ASPIRE la riduzione era risultata essere del 30%.
“Valutazione della riduzione del rischio di HIV-1 per atto sessuale tra le donne che utilizzano l'anello vaginale Dapivirina": questo il titolo dello studio condotto in Africa sub-sahariana, e pubblicato lo scorso dicembre 2023 su The Journal of Infectious Diseases. Coordinatore della ricerca è il Professor Randy M. Stalter del Dipartimento di Epidemiologia dell'Università di Washington Seattle.
L'analisi ha incluso 2.374 donne cisgender, HIV negative, di età compresa tra i diciotto e i quarantacinque anni. Le partecipanti sono state divise in due gruppi, il primo trattato da anello vaginale di Davipirina, il secondo con anello placebo. Durante il trial sono stati monitorati il numero di rapporti sessuali avuti, con o senza profilattico; un terzo ha riferito rapporti sessuali senza preservativo; poiché l’anello può essere rimosso, è stata analizzata anche l’effettiva aderenza al trattamento, valutata tramite i livelli di farmaco presenti nel sangue e del prodotto rimasto negli anelli restituiti. Tutte le donne hanno usato contraccettivi. Tra le partecipanti che hanno usato l’anello con dapivirina i risultati hanno evidenziato un’incidenza di infezioni da HIV pari a 2,3 casi ogni 10mila rapporti sessuali mentre nel gruppo di controllo trattato con placebo le siero conversioni sono state 3,6 su 10.000 rapporti sessuali. Il rilascio di dapivirina è stato inoltre associato a una riduzione del rischio di contrarre l’HIV pari al 63% per ciascun atto sessuale. Questi risultati supportano un’efficacia preventiva dell’anello. I ricercatori sono ben consapevoli del fatto che il ring non sia efficace quanto l’uso costante e corretto del profilattico o quanto la PrEP per via orale o iniettiva, tuttavia, dicono: “L’anello vaginale può essere un importante strumento di prevenzione dell'HIV controllato dalle donne. I responsabili dei servizi dovrebbero discuterne i rischi e i benefici rispetto ad altri metodi, per consentire un processo decisionale incentrato sulla paziente”. L’anello vaginale è realizzato in silicone e in inglese è noto come DPV-VR (Dapivirine Vaginal Ring 25 mg), la Davipirina è un antiretrovirale appartenente alla classe degli inibitore non nucleosidici della trascrittasi inversa (NNRTI), ossia una delle attività che permettono la replicazione del virus HIV. Una volta inserito in vagina rilascia dapivirina gradualmente per circa un mese. Dopo ventotto giorni l’anello va rimosso e sostituito con uno nuovo. EMA, agenzia Europea del farmaco ha già dato parere positivo su questo strumento nel 2020 ma solo per l’utilizzo extraeuropeo, raccomandandolo a donne esposte a un alto rischio di contrarre l’HIV, in combinazione con altri metodi di prevenzione (condom, PrEP per via orale o long acting).
In caso di indisponibilità delle risorse di prevenzione più sicure, l’anello resta comunque un valida opportunità per ridurre il rischio di trasmissione, per quanto con margini di copertura più bassi: “Nonostante permangano incertezze sul rischio di resistenza e sui benefici in particolare in donne più giovani- scrive ancora EMA- Dapivirine Vaginal Ring 25 mg ha mostrato una moderata efficacia nel ridurre il rischio di infezione da HIV a seguito di rapporti sessuali vaginali, e i suoi effetti indesiderati sono considerati gestibili. Pertanto, l’Agenzia europea per i medicinali ha deciso che i benefici sono superiori ai rischi in donne che non usano medicinali PrEP per bocca”.
Gli effetti indesiderati più comuni descritti da EMA possono riguardare poco più di una persona su venti e sono: infezione delle vie urinarie, secrezione vaginale, prurito vulvovaginale, vulvovaginite e dolore pelvico. Anche per l’OMS, l’organizzazione mondiale della Sanità, l’anello vaginale costituisce un’opzione importante in quanto strumento discreto che richiede il solo consenso della donna: “Le ragazze adolescenti e le giovani donne in molte parti dell'Africa orientale e meridionale continuano a sperimentare un'incidenza di HIV inaccettabilmente alta –scrive l’OMS- Le donne vogliono e hanno bisogno di più scelte per la prevenzione dell'HIV. L'anello DPV si aggiunge alle opzioni disponibili”.