"La PrEP una grande opportunità, le discriminazioni una grande barriera per la salute sessuale": intervista a Bianca El Malek, attivista e sex worker

foto per Bianca ok ok katherine hanlon bHhEJAXyFOg unsplash 2Bianca El Malek, attivista e sex worker, fa parte della rete nazionale creatasi durante il Congresso Sex Workers Speak Out di Bologna 2023 ed è volontaria del Checkpoint Ancona. Bianca, che utilizza con soddisfazione la PrEP, gia da prima che fosse resa rimborsabile, ci racconta così la sua esperienza e ciò che può cogliere da suo osservatorio di professionista e di attivista.

Utilizzo entusiasticamente la PrEP da settembre 2021! La mia personale esperienza è stata molto positiva, non sono andatə incontro ad effetti collaterali e ne ho guadagnato sicuramente in serenità, la PrEP ha quindi impattato positivamente sulla mia salute mentale, potenzialmente, sulla mia salute sessuale (non posso dirlo per certo perché non sono solitə chiedere all3 mi3 partners il proprio stato sierologico) e direi addirittura in termini di autostima; infatti, non delegare ad altr3 la sorte della mia salute ma prendermi attivamente la responsabilità della stessa, mi ha fattə sentire una persona più consapevole e matura.


Per quello che puoi osservare, La PrEP viene usata dalle persone sex worker come alternativa al profilattico o in combinazione con il profilattico?
Ritengo la PrEP una valida alternativa al profilattico, soprattutto per quelle persone, sex workers e non, che non hanno il privilegio di poter negoziare un metodo barriera. Mi riferisco ad esempio a sex workers con scarso potere contrattuale in quanto in stato di bisogno o a chi vive in una relazione abusante. Per quanto concerne invece chi potrebbe utilizzare anche metodi barriera, ricordo a tutt3 che noi attivist3 non abbiamo il ruolo della “polizia del sesso”, mi si passi il termine: che ognunə si senta liberə di autodeterminarsi e utilizzare preservativi e oral dam quando lo ritiene opportuno e di non farlo quando lo ritiene altrettanto opportuno.

Unita alle vaccinazioni disponibili e al protocollo PrEP, che prevede screening periodici per le altre infezioni sessualmente trasmissibili, la PrEP - che, se assunta correttamente, ricordo avere un’efficacia del 99% - è un ottimo strumento per prendersi cura della propria salute sessuale.


La PrEP in Italia è gratuita da quasi un anno ma le donne che la utilizzano sono ancora pochissime, anche tra le lavoratrici del sesso. Stessa cosa si verifica per le persone  transgender. Secondo te, quali sono i fattori che ostacolano l’accesso dellə sex worker ai servizi per la PrEP?
L’idea che ho potuto farmi sullo scarso accesso alla PrEP da parte di persone facenti parte della comunità sex worker è la scarsità di personale e volontari3 peers all’interno di contesti di informazione e screening come i Check-point (e lo dico da volontariə di un Check-point). Chiaramente, la colpa non è da imputare a queste strutture e organizzazioni, che fanno un lavoro straordinario sul territorio, ma alla diffidenza delle sex workers, che sono solit3 esperire stigma in ogni ambito della società e che, non conoscendo le suddette realtà da vicino, non possono valutare se ritenerle uno spazio safe ed accogliente nei loro confronti o meno.

Trovo sia importante che, chi nella comunità sex worker disponga di risorse come tempo libero ed energie fisiche e mentali, ne impieghi un po’ avvicinandosi al Check-point del proprio territorio e formandosi sulla salute sessuale, così da poter far circolare le informazioni orizzontalmente all’interno della propria comunità. Ricordo, inoltre, che testarsi nei Check-point è gratuito e che il servizio è safe e accessibile per chiunque non risieda regolarmente sul territorio nazionale. Vorrei poter dire lo stesso sull’accesso alla PrEP: purtroppo ad oggi chi non ha regolare permesso di soggiorno o cittadinanza non può reperirla per vie legali e gratuite.

Per quanto riguarda il basso numero di utenti donne cisgender, non necessariamente lavoratrici sessuali, molto è dovuto al fatto che, venire a conoscenza dell’esistenza stessa della PrEP tramite passaparola è più insolito e raro di quanto non lo sia nel network di uomini gay cisgender. Oltre a questo, confrontandomi con amiche donne cis fruitrici di PrEP, ho ascoltato diversi racconti di medici infettivologi, scettici sul fatto che una donna, persino oggi, possa esperire una sessualità libera, promiscua e/o atipica: non dimentichiamoci infatti che nella sessualità atipica, molte pratiche BDSM coinvolgono potenziali contatti con sangue altrui e che sono quindi, di per sé, potenzialmente ad alto rischio di contrazione del virus dell’HIV.


Dover gestire più fronti della prevenzione e della salute sessuale (gravidanza, HIV, infezioni sessualmente trasmissibili) con strategie tutte diverse tra loro, rischia di essere un elemento che rende “faticosa” la prevenzione stessa? Se sì, cosa potrebbe invece facilitarla?
Per chi ha la disponibilità economica e il privilegio di regolari documenti, gestire più aspetti della propria salute sessuale può essere impegnativo, ma dubito possa definirsi “faticoso”. Sicuramente una migliore gestione dei consultori pubblici e la gratuità dei metodi contraccettivi per tutte e tutt3 - non solo per chi ha avuto la fortuna di nascere arbitrariamente nel paese giusto - andrebbe in parte a sanare lo squilibrio economico e quindi l’accessibilità alle cure.

Foto Katherine Hanlon su Unsplash

 

Pin It