In sede di Comitato Tecnico-Scientifico si stanno aprendo le necessarie riflessioni sull'aggiornamento delle linee guida concernenti gravidanza, parto e allattamento in HIV ma anche sulla necessità di applicare al meglio quelle esistenti. Facciamo ancora il punto con Giusi Giupponi.
Giusi, parliamo ancora delle linee guida su HIV e Gravidanza. Cosa dicono, cosa va cambiato, quali aspetti non vengono applicati?
Le linee guida su HIV e Gravidanza, come già spiegava Maria Grazia Di Benedetto risalgono al 2012, quando le novità apportate da U=U faticavano ancora a farsi strada. Nel 2017, tuttavia, nelle Linee Guida nazionali per l’HIV, il capitolo su maternità e gravidanza è stato aggiornato. Entrambe le versioni vanno riviste al più presto. C’è da dire però, che in entrambe le Linee Guida ci già sono indicazioni importanti che, troppo spesso, non vengono applicate.
Quali sono le indicazioni sulle quali ravvisate più violazioni?
Il trattamento con AZT è, di sicuro, uno di questi. A tal proposito occorre ribadire che, perfino le nostre sorpassate linee guida, affermano che una donna con carica virale non rilevabile non va sottoposta a trattamento con AZT. L’altra indicazione, largamente disattesa, riguarda il parto: una donna con carica virale non rilevabile può avere un parto naturale e non deve, dunque, essere sottoposta a taglio cesareo a meno che non sussistano motivi estranei all’HIV, come avviene per tutte le altre donne.
Altro principio importante prescritto dalle Linee Guida è che la donna con HIV deve essere seguita da un’equipe interdisciplinare di medici che comprenda almeno infettivologə, ginecologə e pediatra. Il percorso deve essere garantito dal concepimento fino ai primi diciotto mesi di vita del bambino o bambina, anche con periodici test HIV. Tuttavia, anche questa indicazione spesso non viene applicata.
Cosa si prescrive per il/la neonato/a?
Le linee guida ci dicono che il/la neonatə che nasce da una madre con HIV e U=U, ossia con carica virale non rilevabile, deve essere sottoposto ad infusione di AZT ogni sei ore per quattro settimane. Se la madre non è undetectable invece il periodo si estende a sei settimane. Tuttavia, è questo uno dei punti su cui c’è bisogno di aggiornare le Linee Guida. Quelle svizzere, ad esempio, non ritengono più necessaria questa pratica per i bambini e le bambine nati da madri con carica virale soppressa. Stiamo parlando di uno dei paesi più avanzati al mondo in materia di studi e ricerca sull’HIV e anche sull’elaborazione delle relative linee guida.
Riguardo all’allattamento?
Le linee guida italiane continuano a non raccomandare l’allattamento al seno; l’osservazione, alcuni studi e alcune pratiche più evolute adottate in altre paesi permettono, tuttavia, condizioni più sicure per l’allattamento, alle donne con carica virale non rilevabile. Anche su questo punto dovremmo allinearci alle esperienze più evolute e mettere al centro la donna supportandone scelte consapevoli.
Quali azioni di advocacy intendete promuovere per aggiornare le linee guida italiane su maternità, gravidanza e allattamento?
In sede di CTS, il comitato tecnico-scientifico sull'AIDS presso il Ministero della Salute, stiamo valutando di produrre un documento destinato ai centri clinici che ribadisca la procedure da mettere in atto per le donne con carica virale non rilevabile e che sia di stimolo ad un aggiornamento delle Linee Guida italiane. E’ tempo che le donne con HIV possano vivere pienamente la scelta della maternità e questo indipendente dal livello della loro carica virale. Non dimentichiamo che alcune donne hanno più difficoltà ad accedere a servizi e prevenzione scoprendo di avere l’HIV quando già sono in gravidanza.
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