Mal raccontata e, forse mal gestita, si è conclusa senza alcuna conseguenza giudiziaria la storia di un giovane di Cesena, finito sotto inchiesta per aver avuto rapporti sessuali non protetti con altri uomini, pur essendo consapevole di avere l’HIV. I referti medici dell’Unità Operativa Malattie Infettive dell’ospedale Bufalini di Cesena hanno confermato come il ragazzo fosse in stato di non-infettività, grazie alla regolare assunzione delle terapie antiretrovirali;
tali trattamenti permettono, infatti, il controllo dell’HIV e di azzerare i rischi di trasmissione per via sessuale del virus. Non chiari e piuttosto inquietanti i risvolti di questa vicenda. L’inchiesta aveva preso il via dopo che lo stesso ragazzo, una persona, a quanto si apprende, in condizioni di fragilità, aveva denunciato di aver subito una violenza sessuale, finendo poi per passare da presunta vittima a indagato. Dai contatti tra le forze dell’ordine e i servizi socio-sanitari che hanno accolto il giovane, sarebbe infatti emerso che il ragazzo avesse l’HIV e che avesse avuto rapporti sessuali non protetti dal profilattico. Tale procedura non può che apparire però come gravemente anomala. Aver divulgato informazioni sulla vita sessuale di una persona senza un fondato motivo, suggerisce, infatti, una grave violazione della privacy del paziente che, peraltro, aveva denunciato di aver subito una grave violenza e contro il quale non sembra fossero state sporte querele. Altrettanto incomprensibilmente, i fatti sono arrivati alla stampa locale. Ne è scaturito una sorta di “allarme sanitario” assolutamente ingiustificato dal punto di vista scientifico, un allarme che, con pochi accertamenti preventivi, si sarebbe potuto evitare. Bene che le indagini siano terminate senza conseguenze per il giovane; male, invece, che, ancora una volta, si attivino allarmi pubblici e indagini su persone con HIV che sono in piena condizione di non infettività; tutto questo perché non ci si aggiorna su progressi scientifici ormai consolidati e non si verificano i fatti prima di procedere. U=U è un’evidenza scientifica acclarata da oltre un decennio e della quale medici, operatori socio-sanitari, magistrati e forze dell’ordine dovrebbero essere da tempo a conoscenza. Lo ricordiamo, U=U significa: Undetectable equals Untrasmittable, ossia, se grazie alle terapie antiretrovirali il virus non è rilevabile allora non è nemmeno trasmissibile.La stragrande maggioranza delle persone con HIV che assumono terapie antiretrovirali (in Italia oltre il 95%) è ormai in una condizione clinica di non infettività ma troppe persone con responsabilità pubbliche sembrano ancora ignorarlo del tutto: “La mancanza di formazione e di aggiornamento del personale medico che non afferisce all’infettivologia, di quello giudiziario, delle forze dell’ordine, dei media rappresenta un’urgenza non rinviabile –dice la Presidente Nazionale LILA, Giusi Giupponi- i rischi sono di continuare a violare i diritti e la dignità delle persone con HIV, di inquinare la percezione pubblica del tema e di ostacolare i corretti messaggi della prevenzione”.