Il Fondo globale per la lotta all'AIDS, alla tubercolosi e alla malaria ha lanciato lo scorso febbraio la sua ottava sessione di rifinanziamento. Momento centrale sarà la conferenza dei donatori, evento che si terrà il prossimo autunno, ospitato tra Sudafrica e Gran Bretagna.
Il Fondo Globale è una partnership internazionale che opera in accordo con le agenzie sanitarie internazionali. Ogni tre anni raccoglie le donazioni di governi, fondazioni, grandi gruppi imprenditoriali, aziende, per investirlenei sistemi sanitari di oltre 100 paesi tra i più vulnerabili, al fine di contrastare HIV/AIDS, Tubercolosi, malaria e fornire le cure necessarie alle popolazioni. Gli investimenti del Fondo Globale, in vent’anni, hanno contribuito a ridurre del 61% il tasso di mortalità dovuto a queste epocali malattie salvando 65 milioni di vite. Per questa ottava sessione, necessaria a coprire le attività del triennio 2027-2029, il Fondo ha bisogno di 18 miliardi di dollari, necessari a salvare 23 milioni di persone entro il 2029, ridurre il tasso di mortalità di un ulteriore 64% rispetto ai livelli del 2023 e prevenire circa 400 milioni di infezioni: “Con le giuste risorse, in soli sei anni, possiamo più che dimezzare, nuovamente, la mortalità –affermano ora i responsabili del Fondo- Ogni vita persa è una di troppo, ma riuscire a ridurre il bilancio delle vittime di queste malattie da 2,3 milioni nel 2023 a meno di 1 milione nel 2029 sarebbe un risultato immenso”.
Come illustrano i documenti del fondo, con un investimento di 18 miliardi di dollari, la partnership del Fondo Globale, in sintesi, potrebbe:
- Salvare 23 milioni di vite.
- Evitare 400 milioni di contagi o casi.
- Offrire un ritorno sull'investimento di 1:19, con conseguenti rendimenti pari a 323 miliardi di dollari nel periodo 2027-2029. (Ndr: per ogni dollaro investito si prevede cioè un ritorno di 19 dollari in termini di benefici sanitari, sociali ed economici, pari ad un totale, appunto, di ben 323 miliardi di dollari nei prossimi tre anni)
- Rafforzare i sistemi sanitari e comunitari e migliorare la preparazione alle pandemie.
- Colmare le lacune di equità e accelerare la copertura dei servizi.
- Ridurre del 7% la disuguaglianza globale nell'aspettativa di vita tra il 2023 e il 2029.
- Catalizzare investimenti nazionali migliori e più mirati per la lotta contro l'HIV, la tubercolosi, la malaria e per i sistemi sanitari e comunitari.
- Migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici per garantire i progressi nella lotta contro l'HIV, la tubercolosi e la malaria.
- Risparmiare 42 miliardi di dollari sui costi dell'assistenza sanitaria primaria, portando il risparmio totale dal 2002 a 145 miliardi di dollari.
I progressi nella lotta contro l'HIV, la tubercolosi e la malaria nei paesi più poveri del mondo, spiega ancora il Fondo Globale, hanno portato le persone a vivere più a lungo e in salute. In 15 paesi dell'Africa subsahariana, l'aspettativa di vita è aumentata da 49 a 61 anni; oltre la metà di questo aumento è dovuta proprio ai progressi nella lotta contro queste tre malattie. Nello Zambia, ad esempio, l'aspettativa di vita è aumentata di 15 anni, passando da 43 anni nel 2002 a 58 anni nel 2021. Questi grandi risultati non solo salvano milioni di vite, ma hanno anche un impatto trasformativo positivo sulla società.
Sugli obiettivi di rifinanziamento pesano, tuttavia, gravi incognite, a partire dai drammatici tagli alla cooperazione internazionale decisi dalla nuova amministrazione degli Stati Uniti. Gli USA sono tradizionalmente il principale donatore del Fondo Globale avendo donato solo nel 2024 un contributo di 1,7 miliardi di dollari.
“È un momento critico nella lotta contro l’HIV, la tubercolosi e la malaria -ha affermato Peter Sands, direttore esecutivo del Fondo Globale- Senza sostanziosi investimenti, i notevoli progressi compiuti finora dalla nostra partnership sono a rischio e proprio nel momento in cui la fine di queste malattie sembrava raggiungibile”. Rispetto al solo HIV, sempre secondo dati del Fondo, le persone nel mondo che hanno potuto avere accesso alla terapia antiretrovirale grazie ai programmi del Global Fund e del PEPFAR sono oltre 25 milioni: "La salute e la vita di tutte queste persone –ha spiegato ancora Sands- sono ora a rischio a causa delle interruzioni dei programmi di cooperazione". Per il Direttore esecutivo del Fondo, però, in gioco non c’è “solo” la salute di questi milioni di persone ma la sicurezza di tutta la popolazione planetaria: “Rinvestire ora rafforzerebbe le difese sanitarie globali, garantendo il contenimento delle epidemie prima che si diffondano –ha detto- Non è solo una questione di salute: riguarda la sicurezza globale, la stabilità e la resilienza economica”.
Anche l’Italia, come tutta l’Unione Europea, sarà chiamata a rifinanziare il proprio contributo al fondo. Dal 2002 ad oggi il nostro paese ha donato quasi 1,3 miliardi di euro accreditandosi come nono donatore pubblico. Gli obiettivi di raccolta fondi dello scorso triennio, tuttavia, non hanno raggiunto il livello auspicato a causa dell’intrecciarsi di varie crisi internazionali, non ultima il COVID e l’acuirsi di vari conflitti locali e regionali. Ora, con una situazione geopolitica ulteriormente deteriorata e con il taglio dei fondi statunitensi, si moltiplicano le voci della società civile che si appellano proprio all’Unione Europea per sopperire, almeno in parte, alla crisi di risorse provocata dall’amministrazione Trump.