Buone notizie al lavoro

bilanciaLa sezione Lavoro del Tribunale di Catania ha dato ragione a un operatore sanitario e gli ha restituito il lavoro, che gli era stato tolto dall'Azienda ospedaliera perchè ha l'Hiv. Una notizia da tenere in evidenza, per le battaglie sui diritti nel posto di lavoro sempre sostenute dalla Lila, per l'importanza giuridica dell'ordinanza, che farà giurisprudenza, e per la vita delle tante persone che vivono con l'Hiv e che temono che questo possa essere motivo di discriminazioni sul lavoro, ancora oggi.

L'uomo, che da tempo svolge il suo lavoro e che nelle diverse Aziende in cui ha lavorato in passato non aveva mai avuto problemi, si era infatti vista negare l'assunzione dopo aver vinto regolare concorso. Una decisione presa un paio di anni fa da un medico del lavoro che lo aveva dichiarato inidoneo. Sostenuto dagli avvocati Valentina Riolo e Michele Maria Giorgianni ha infine vinto la sua giusta battaglia. Un precedente importante per molti aspetti.

In Italia esiste una legge che fra le altre cose tutela i diritti delle persone sieropositive, la Legge 135 del 1990, che vieta le discriminazioni nei luoghi di lavoro e all'articolo 6 sancisce che "E' vietato ai datori di lavoro, pubblici e privati, lo svolgimento di indagini volte ad accertare nei dipendenti o in persone prese in considerazione per l'instaurazione di un rapporto di lavoro l'esistenza di uno stato di sieropositività".

Una sentenza della Corte Costituzionale del 1994 ha poi dichiarato "l'illegittimità costituzionale dell'art. 5, terzo e quinto comma, della legge 135/1990 nella parte in cui non prevede accertamenti sanitari dell'assenza di sieropositività all'infezione da HIV come condizione per l'espletamento di attività che comportano rischi per la salute dei terzi". Ma quali siano queste attività il legislatore non l'ha mai stabilito (e di certo non può stabilirlo il datore di lavoro).

Inoltre, la sentenza della Corte risale a molti anni fa, quando la conoscenza dell'Hiv era molto inferiore rispetto a oggi, e non si può non tener conto dei progressi in ambito medico, che permettono oggi alle persone con Hiv una vita attiva, grazie a terapie, che allora neppure esistevano, che hanno anche il pregio di abbattere la carica virale.

Il ministero della Salute ha recentemente rilasciato una circolare, sottoscritta anche dal ministero del Lavoro: Tutela della salute nei luoghi di lavoro: Sorveglianza sanitaria – Accertamenti pre-assuntivi e periodici sieropositività HIV – Condizione esclusione divieto effettuazione. Un documento meramente riassuntivo dell'esistente e poco determinante, nel campo dei diritti alla non discriminazione nel luogo di lavoro delle persone sieropositive, questa è anche l'opinione dei legali che hanno seguito il caso di Catania.

Nonostante l'evoluzione, anche legislativa, in materia di Hiv e lavoro, l'operatore sanitario era quindi stato dichiarato inidoneo, in quanto, per il medico che ha preso la decisione, avrebbe potuto rappresentare un rischio per terzi. L'azione dei legali ha ripristinato il diritto, appellandosi alla legislazione europea e denunciando la violazione di norme comunitarie, oltre che sollevando questioni di legittimità costituzionale.

Una vittoria importante per la Lila. Che in questi anni, per citare solo gli ultimi episodi, aveva sollevato il caso, molto simile a questo catanese, di un assistente di volo che dopo aver vinto un concorso si era visto rifiutare l'assunzione perché aveva l'Hiv (la compagnia aerea ha poi chiuso l'attività). E soprattutto ha puntato il dito contro la prassi ormai consolidata, da parte del nostro ministero della Difesa, di chiedere un test Hiv negativo a chiunque voglia partecipare a qualsiasi concorso per le Forze Armate.

L'ordinanza di reintegro del Tribunale di Catania chiarisce che non vi sono presupposti sanitari e neppure normativi nel nome dei quali sia possibile impedire a una persona che vive con l'Hiv di svolgere il proprio lavoro.

Il caso è stato illustrato alla stampa nella sede di Lila Catania.

Videointervista ai legali di Live Sicilia

 

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