Sono 1501 le persone con coinfezione curate con i farmaci innovativi in Portogallo dal 2014 ad oggi. Circa 600 di queste avevano un livello di fibrosi basso, tra F0 e F2. L'accordo siglato per la fornitura di Sofosbuvir e Harvoni prevede il pagamento condizionato alla guarigione e l'applicazione del meccanismo prezzo-volume. Si stima siano stati così risparmiati 89.242 anni di vita e 413 milioni di euro per il futuro.
Sono 1501 le persone con coinfezione Hiv/Hcv che sono state trattate con le nuove terapie contro l'Epatite C in Portogallo: si tratta del 27,2% dei 5527 malati di Epatite C complessivamente trattati, secondo i dati forniti da Infarmed, l'Autorità nazionale dei farmaci - ovvero l'agenzia omologa della nostra Aifa - pubblicizzati in occasione della conferenza di Sitges dell'Eatg (European Aids Treatment Group). Le persone con Hiv che hanno avuto accesso ai farmaci innovativi in Portogallo sono per il 60% con livello di fibrosi F3 e F4 e per il 40% con fibrosi molto inferiore, ovvero F0, F1, F2.
Sulla base di queste informazioni possiamo affermare che in Portogallo sono state curate per l'Epatite C almeno 600 persone con Hiv che in Italia non avrebbero mai avuto accesso a questi trattamenti. Come abbiamo più volte denunciato, l'algoritmo di Aifa per l'accesso alle terapie innovative garantisce le cure solo a chi ha uno stadio molto avanzato della terapia ovvero fibrosi F4 e F3, indipendentemente dalla coinfezione Hiv/Hcv, senza considerare che l'Hiv accelera e aggrava la progressione della malattia epatica, come affermano diversi documenti internazionali, tra cui le ultime linee guida dell'Easl, l'associazione europea per lo studio del fegato.
L'agenzia governativa portoghese ha reso noto che l'accordo siglato il 17 febbraio 2015 con l'azienda farmaceutica Gilead per i farmaci Sovaldi e Harvoni, dopo oltre un anno di negoziati, è basato su sette punti fondamentali. In particolare l'accordo attua il principio "prezzo/volume" - ovvero più pazienti vengono trattati più si abbassa il costo del farmaco – e quello del "pagamento al risultato", che significa che il trattamento viene pagato solo se il paziente guarisce. L'accordo prevede anche il "payback" per i prezzi eccessivi stabiliti prima della firma dell'accordo, ricompensando gli ospedali che hanno sostenuto con i loro budget il costo dei primi trattamenti. Inoltre è stato stabilito un programma centralizzato di accesso ai trattamenti centralizzato, per evitare i ritardi dei trattamenti causati da problemi di budget delle singole strutture sanitarie locali e garantire un equo accesso nel paese. Infine è stato creato un comitato per il monitoraggio e l'attuazione dell'accordo.
L'agenzia portoghese ha anche calcolato i futuri benefici dell'accesso alle nuove terapie: Considerando che entro la fine del 2016 saranno curati 13.015 pazienti, si prevede che saranno evitate 5.170 morti premature causate da danni al fegato, ma anche 8.499 casi di cirrosi, 2.920 carcinomi epatocellulari e 482 trapianti di fegato. In totale saranno guadagnati 89.242 anni di vita per i cittadini portoghesi. Inoltre si prevede una diminuzione consistente della spesa pubblica: 413 milioni di euro risparmiati per trattamenti delle conseguenze dell'evoluzione dell'epatite C.