La PPE (o PEP) è un trattamento di breve periodo con farmaci antiretrovirali, intrapreso immediatamente dopo l’esposizione al virus dell'HIV, al fine di ridurre il rischio di infezione. La profilassi deve essere iniziata al più presto (non oltre le 48 ore) e ha la durata di 4 settimane, durante le quali sono previsti dei controlli per verificarne la tollerabilità.
Se hai corso un rischio concreto di contrarre l’HIV, puoi rivolgerti ad una struttura specializzata in HIV/AIDS o recarti direttamente ad un pronto soccorso, per valutare con un medico l’opportunità di sottoporti alla profilassi. La valutazione tiene conto del fatto che il rischio di trasmissione in seguito ad una singola esposizione è comunque basso e che è inoltre dimostrata la non trasmissibilità del virus da parte di persone con HIV in terapia e carica virale irrilevabile (per saperne di più: Se l’HIV non è rilevabile, non è trasmissibile.
Quando ricorrere alla PPE
Esposizione occupazionale
Esposizione non occupazionale
PPE e Test HIV
Per saperne di più
Quando ricorrere alla PPE
Le Linee Guida Italiane sull’utilizzo dei farmaci antiretrovirali indicano i casi in cui l'offerta della PPE è raccomandata e i casi in cui non lo è, distinguendo tra esposizione occupazionale (relativa ai lavoratori e alle lavoratrici del settore sanitario) e non occupazionale (relativa alla popolazione generale).
Esposizione occupazionale
Il cosiddetto rischio occupazionale, riguarda la possibilità che il personale sanitario possa contrarre l’infezione da pazienti con HIV. Va detto, innanzitutto, che a fronte di un elevato numero di infortuni, il tasso di sieroconversioni è limitato ed è inoltre stata registrata una riduzione dei casi dal 1997, con l’avvento delle terapie combinate e della PPE, diventata una procedura standard per la protezione della salute dei lavoratori e delle lavoratrici esposti all’HIV. Secondo lo studio SIROH (Studio Italiano Rischio Occupazionale da HIV e da altri patogeni a trasmissione ematica), condotto dall’INMI Lazzaro Spallanzani, nei 10 anni precedenti l’introduzione delle terapie combinate (1986-1996), sono state segnalate circa 3.000 esposizioni all’HIV con 5 casi di infezione occupazionale; nel decennio successivo (1997-2007), su un totale di circa 1.000 esposizioni all’HIV riportate è stato osservato un solo caso di infezione. È fondamentale sottolineare che non sono stati mai osservati casi di trasmissione da parte di pazienti con viremia non rilevabile: non esistendo alcun dato che dimostri la capacità di trasmissione dell’HIV per esposizione occupazionale da parte di una persona in terapia e in soppressione virologica stabile, le Linee Guida nazionali stabiliscono che la profilassi non è raccomandata in caso di pazienti con HIV e viremia inferiore alle 200 copie.
La PPE è raccomandata nei seguenti casi:
- puntura con ago usato in vena o arteria oppure lesione profonda con ago (non usato in vena o arteria) o tagliente solido, visibilmente contaminati da sangue: in questi casi la PPE è raccomandata solo se il/la paziente ha l’HIV e la viremia rilevabile oppure se è negativo/a all’HIV ma ha una storia o una patologia in atto indicative di un’esposizione al rischio molto recente (per esempio se ha un’epatite virale acuta o altre Infezioni Sessualmente Trasmissibili); se lo stato sierologico non è noto, la PPE è raccomandata in attesa del risultato del test HIV o se la persona si rifiuta di farlo;
- contaminazione congiuntivale con sangue o liquor, solo se il/la paziente ha l’HIV e la viremia rilevabile;
- esposizione a materiale a elevata concentrazione virale (colture e sospensioni concentrate di HIV) con qualsiasi modalità.
Esposizione non occupazionale
In quest’ambito rientrano i casi in cui sia stato corso un rischio di trasmissione sessuale o di trasmissione ematica (attraverso il sangue).
Trasmissione sessuale
Oltre che a seguito di violenza sessuale, la PPE è raccomandata in caso di:
- rapporto recettivo anale o vaginale (con o senza eiaculazione interna) o eiaculazione in bocca, solo se il partner ha l’HIV e carica virale rilevabile oppure se è negativo all’HIV ma ha una storia o una patologia in atto indicative di un’esposizione al rischio molto recente (per esempio se ha un’epatite virale acuta o altre Infezioni Sessualmente Trasmissibili);
- rapporto insertivo anale o vaginale, solo se il/la partner ha l’HIV e carica virale rilevabile.
La PPE non è raccomandata in caso di rapporti orali vaginali (cunnilingus) sia fatti che ricevuti, per chi riceva una fellatio (ovvero inserisca il pene in una bocca) e per tutti i rapporti non penetrativi (petting). Nel caso in cui il/la partner abbia l’HIV e la carica virale stabilmente non rilevabile negli ultimi mesi, la PPE non è raccomandata nemmeno a chi ha praticato una fellatio ricevendo l’eiaculazione in bocca o in caso di rapporto anale o vaginale sia insertivo che recettivo.
Trasmissione ematica
La PPE è raccomandata qualora siano state utilizzate siringhe ed altri materiali iniettivi in comune con altre persone per l’uso di sostanze stupefacenti, a prescindere dallo stato sierologico della fonte.
La PPE non è raccomandata in caso di puntura accidentale con ago abbandonato.
PPE e Test HIV
Un primo test per l’HIV (preferibilmente un test combinato basato sulla ricerca di antigene e anticorpi) va effettuato all’inizio del trattamento (tempo zero) per escludere un’infezione pregressa. La PPE non dovrebbe essere somministrata a chi rifiuta l’esecuzione del test sierologico iniziale.
I controlli sierologici definitivi per accertare o escludere l’infezione da HIV devono essere effettuati a 45 giorni dalla fine della PPE se viene utilizzato un test sierologico basato sulla rilevazione di antigene e anticorpi, oppure a 3 mesi se viene utilizzato un test anticorpale.
Per saperne di più
Sulle Linee Guida Italiane sull'utilizzo dei farmaci antiretrovirali si precisano le indicazioni, gli esami di base e i controlli per l'esposto, i regimi di profilassi e i regimi consigliati.
[ultimo aggiornamento: settembre 2021]