L’avvento delle terapie antiretrovirali (nel 1996) ha determinato l’immediato crollo delle diagnosi di AIDS e della mortalità, restituendo alle persone con HIV un’aspettativa di vita paragonabile a quella della popolazione generale. L’infezione da HIV, opportunamente trattata, è oggi considerata un’infezione cronica che lascia spazio a progetti di vita personali, lavorativi e familiari, compreso quello di diventare genitori.
Le terapie hanno inoltre un’importante funzione preventiva: riducendo la quantità di virus nell’organismo, riducono significativamente anche il rischio che l’HIV venga trasmesso ad altri. È ormai accertato che, se la terapia è efficace, la quantità di virus è talmente ridotta da eliminare completamente il rischio di trasmissione per via sessuale; tutto lascia pensare che questo possa valere per tutte le vie di trasmissione, ma al momento non ci sono ancora sufficienti studi scientifici a riguardo e vige la prudenza. La funzione preventiva delle terapie, offre quindi nuove opportunità alle persone con HIV che desiderano diventare genitori, ma purtroppo è una questione ancora poco conosciuta.
Vivere con Hiv
Qualsiasi sia il lavoro, l’HIV non conta!
La Costituzione italiana, leggi nazionali e norme internazionali tutelano il diritto al lavoro da ogni forma di discriminazione, anche per motivi di salute e per l’HIV. Eppure ignoranza e pregiudizi ostacolano ancora questo diritto.
Conosciamo i nostri diritti, combattiamo ignoranza e pregiudizi!
Data l'affinità tra alcune modalità di trasmissione del virus HIV e del virus HCV, la coinfezione non è affatto insolita. Nel mondo si stimano circa 4,5 milioni di persone con coinfezione HIV/HCV. Nel nostro paese le persone affette da coinfezione HIV/HCV accertata sono 33.000, tuttavia si stima che, considerando anche chi non ne è consapevole, il numero salga ad oltre 50.000. In altri termini, si stima che in Italia circa il 40% delle persone con HIV abbia anche l'epatite C. I farmaci anti HIV hanno aumentato le aspettative di vita delle persone con HIV e, per questo, nei pazienti coinfetti, l'epatite ha il tempo di diventare un problema. Se affrontare la diagnosi di una di queste patologie è già difficile, gestire la compresenza di due infezioni può essere ancora più problematico, sia sul piano emotivo che su quello sanitario.