La battaglia per una moratoria globale sui diritti farmaceutici relativi a vaccini e farmaci anti-Covid ha subito nei giorni scorsi un duro colpo, proprio mentre la pandemia da SARS-COV2 riprende in tutto il mondo la sua corsa. Il summit WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, riunitosi a Ginevra lo scorso 15, 16 e 17 luglio,ha infatti chiuso, sembra in via definitiva, all’ipotesi di una sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale reclamata, ormai da due anni, da India e Sudafrica, da oltre 100 paesi a basso e medio reddito, dall’OMS, da una vastissima rete della società civile internazionale, da un appello di premi Nobel, dallo stesso Papa Francesco.
Tuttavia, questo largo fronte nulla ha potuto contro l’opposizione di Gran Bretagna, Unione Europea, Svizzera e Stati Uniti decise, fino all’ultimo, a difendere i profitti, già astronomici, di Big Pharma. “Dal WTO nessuna sospensione dei brevetti sui vaccini per il Covid: segnato il destino di milioni di esseri umani” denuncia la Campagna Europea “Right2cure, no profit on pandemic” che raccoglie centinaia di realtà della società civile europea, alla quale aderisce anche la LILA. Nonostante i toni trionfalistici del comunicato finale, in cui si parla di accordo storico, la dodicesima conferenza ministeriale del WTO, in realtà, ha solo allargato un po' le maglie per il ricorso alle licenze obbligatorie, peraltro già previste dagli accordi TRIPs sulla proprietà intellettuale. Si tratta cioè della possibilità,per i paesi in difficoltà economica e colpiti da pandemie, di poter produrre in proprio vaccini e farmaci senza autorizzazione preventiva dei produttori,purché concordino un rimborso economico con le stesse aziende. L’accordo dei giorni scorsi amplia questa possibilità ma,denuncia Vittorio Agnoletto coordinatore della Campagna Europea Right2cure No Profit on Pandemic: “Si tratta di un’operazione puramente di facciata, che dà solo qualche possibilità in più a India e Sudafrica di opporsi alle numerose cause in cui sono trascinate dalle multinazionalidel farmaco. In realtà -spiega Agnoletto- è uno strumento complesso al quale la grande maggioranza dei paesi più poveri, quelli africani in primis, non potranno mai fare ricorso. Inoltre, lascia il paese richiedente da solo, di fronte alle pretese economiche dei colossi farmaceutici. La moratoria -prosegue- è l’unica soluzione per rendere i vaccini accessibili, a prezzi contenuti, anche ai Paesi a basso reddito, che costituiscono i due terzi dell'umanità!”.
L’accordo raggiunto si applica, inoltre, solo ai vaccini anti-COVID ma non a farmaci e materiali diagnostici.
“Gli ostacoli costantemente posti dai paesi ricchi hanno portato a questo deludente e vergognoso risultato, che costituisce un pericoloso precedente per le prossime emergenze sanitarie -protestano anche Oxfam ed Emergency, che della rete fanno parte- ci auguriamo che i paesi in via di sviluppo ora intraprendano ogni possibile azione per esercitare i loro diritti e superare le norme sulla proprietà intellettuale per salvare vite umane”.
Durante i lavori, prorogati di due giorni proprio a causa del duro scontro che si è prodotto, a Ginevra si sono susseguite le manifestazioni delle organizzazioni aderenti alla Campagna No Profit on Pandemic, davanti alla sede dell’Organizzazione mondiale del Commercio, in Place des Nations. Insomma, non c’è voglia di smobilitare e la LILA continuerà a sostenere fortemente la campagna. Intanto proseguirà fino al 31 agosto, in tutta l’Unione Europea, la raccolta firme a sostegno dell’ICE, iniziativa dei cittadini europei, che potrebbe costringere la Commissione Europea a cambiare rotta.