In questi ultimi anni si sono andate affermando nuove importanti strategie cliniche che, come dimostrato da un’ampia documentazione scientifica, permettono di potenziare fortemente le opportunità a nostra disposizione sul fronte della prevenzione e della cura dell’Hiv. Strumenti quali TasP (Treatment as prevention), PrEP e PEP (profilassi Pre e Post Esposizione) stanno evidenziando la possibilità di ridurre, a percentuali vicine allo zero, i rischi di contagio tra una persona con Hiv ed il proprio/ la propria partner. Non a caso, anche Unaids ha incentrato quest’anno la propria campagna di informazione sull’utilizzo di questi trattamenti invitando i paesi membri a sfruttarne al massimo le potenzialità se si vuole raggiungere l’obiettivo della sconfitta dell’Aids per il 2030.
In particolare la TasP, si configura come una risorsa cruciale per fermare la trasmissione del virus dell’Hiv: la terapia antiretrovirale infatti, azzerando la carica virale di Hiv nell’organismo, riduce drasticamente il rischio di trasmissione dell’infezione sia per via sessuale che ematica ed assume un alto valore di prevenzione.
Pur essendo universalmente riconosciuto che la terapia da sola non sarà in grado di interrompere la pandemia globale, questa assume oggi un ruolo sempre più importante in un pacchetto complessivo di interventi preventivi quali l’utilizzo del condom e la modifica dei comportamenti a rischio. Tali opportunità di intervento sono tuttavia ancora poco conosciute tra la popolazione generale.
Aggiornare i propri strumenti di informazione e prevenzione alla luce di queste novità è dunque di fondamentale importanza per tutti gli attori posti a presidio del diritto alla salute. Lo è nondimeno per un’associazione come la Lila, da 30 anni sempre in costante contatto con i bisogni delle persone, delle comunità, dei target più vulnerabili, protagonista di ogni battaglia per la prevenzione e per i diritti. Per questo, lo scorso 24 e 25 settembre a Nocera Terinese, in Calabria, si è tenuto un seminario nazionale di formazione che ha coinvolto volontari e volontarie di tutte le sedi d’Italia, dal titolo “Il counselling e la relazione d’aiuto nella prevenzione dell’’Hiv alla luce delle nuove evidenze scientifiche”, un’occasione di studio, approfondimento, e confronto su temi ad alto valore politico per la nostra associazione. Punto focale dell’incontro è stato l’aggiornamento delle nostre attuali conoscenze su TasP, PrEP e PEP, così da poterle veicolare in maniera corretta alle persone che si rivolgono ai centralini ed alle sedi Lila in Italia o che richiedono colloqui vis-à-vis.
Riguardo a questi temi, durante la formazione è stato elaborato un documento condiviso sulla posizioni della community. Il documento ha evidenziato la necessità di considerare queste nuove strategie come argomenti prioritari nel nostro rapporto con le persone che si rivolgono ai servizi d’ascolto della Lila, con l’obiettivo di divulgare informazioni scientifiche corrette, accessibili a tutti e, al contempo, aumentare l’empowerment delle persone con Hiv.
I servizi di helpline e di sostegno della Lila, sono strumenti fondamentali per il raggiungimento di questi obiettivi. Dall’analisi del report annuale dei servizi d’ascolto, effettuata nel corso del meeting è emerso, ancora una volta, uno scenario d’insieme che mostra lacune molto preoccupanti rispetto alle conoscenze e alle conquiste raggiunte in tema di Hiv, uno scenario in cui la disinformazione e la discriminazione sono ancora molto forti e contribuiscono ad alimentare quello stigma sociale e culturale che la Lila si impegna a combattere tutti i giorni, da 30 anni. E’ a realtà come la nostra che la gente continua a rivolgersi per soddisfare una domanda di salute e diritti che non riceve altrove. Se l’informazione sulle nuove strategie terapeutiche è fondamentale per imprimere una svolta definitiva nella lotta alla pandemia, una formazione adeguata è il presupposto per veicolarla. La Lila lo sta già facendo, valorizzando la propria natura di soggetto aperto, non istituzionale, che trae la propria forza dall’attivismo di chi vive il problema in prima linea, dalla competenza dei propri volontari. E’ fondamentale che anche le politiche socio-sanitarie nazionali si attrezzino per fare la loro parte.