“A Bologna c’è un numero spropositato di persone che fanno il test Hiv e poi non vengono a ritirarlo”: Antonietta D’Antuono, dermatologa e venereologa, coordina l’ambulatorio Mts (Malattie a Trasmissione Sessuale) dell’ospedale S. Orsola Malpighi di Bologna - il principale per il trattamento dell'Hiv nel capoluogo emiliano - evidenzia il grande numero di persone che effettuano il test senza però richiederne il risultato. Nel centro Mts si recano ogni giorno 50-60 persone per esami, visite specialistiche, piccoli interventi e counselling per tutte le malattie a trasmissione sessuale. Ma non è quell’ambulatorio a fare le notifiche. Perciò si può ricevere una diagnosi di positività e sparire nel nulla, per paura o...
Come vengono registrati i nuovi casi di Hiv: c’è un sistema cartaceo o informatizzato?
Come ambulatorio abbiamo uno schedario cartaceo che viene chiuso a chiave e non esiste alcuna scheda personale di un paziente informatizzata. Se viene da me una persona a fare il test e risulta positiva, gli do la comunicazione della positività, gli spiego cosa vuol dire e tutte le altre informazioni necessarie. Poi però la registrazione dei dati la fa il dipartimento di malattie infettive. Loro prendono in carico il paziente, gli fanno gli esami successivi e notificano al sistema di sorveglianza il nuovo caso. Noi possiamo vedere anche 50 casi al giorno ma non notifichiamo niente: la prerogativa di fare la notifica al sistema di sorveglianza ce l’hanno solo loro. Anche se il laboratorio di microbiologia che fa i test in tutta la provincia di Bologna, per MTS e le Malattie Infettive, è lo stesso.
Che cosa succede con i test effettuati e non ritirati?
Di test Hiv fatti e non ritirati ce ne sono una quantità spropositata, il numero di persone che non vengono a ritirarli è incredibile, tanto che ci sta creando un grosso problema di carta di cui non sappiamo cosa fare, a parte l’eventuale diagnosi di positività al virus. Mi chiedo che cosa viene a fare il test tutta questa gente. Alcuni non vengono proprio a ritirare gli esami, molti vengono addirittura un anno dopo, chiedendo l’esame dell’anno prima. Questa è una piaga per noi, un problema enorme. Anche perché oggi l’ospedale chiederebbe il pagamento di tutti gli esami non ritirati entro due mesi. Da noi non è così perché non ho mai mandato agli uffici i nomi di quelli che non hanno ritirato per mantenere la loro riservatezza. Però la quantità di esami cartacei accumulati è un problema e ci stiamo informando su come dobbiamo procedere per risolverlo.
Cosa succede se i test non ritirati sono positivi?
Quando ogni giorno arrivano gli esiti degli esami in cartaceo, io li guardo, per cui lo so se tra gli esami non ritirati ci sono esiti positivi. Aspetto un poco, non li chiamo il giorno dopo, ma dopo 2-3 mesi. Mi sarà capitato negli ultimi anni 3 o 4 volte l’anno in media. A parte una volta, non ho trovato mai le persone. O per scelta non rispondono oppure non sono più in Italia: per esempio uno era andato all'estero.
Vengono usati i test di avidità, che permettono di tracciare l’anzianità dell’infezione?
Si vengono usati da circa una 2-3 anni. Tuttavia nel foglio della diagnosi c’è una postilla che dice che il test di avidità non è un test validato: c’è chi non ci crede, anche se il nostro reparto di malattie infettive la pensa in altro modo.
In che modo viene garantito l'anonimato delle persone che vengono a fare il test?
Il test da noi non è anonimo perché dobbiamo compilare un’impegnativa, anche se la facciamo noi e non richiediamo che venga compilata dal medico curante. Molto raramente ci è capitato un paziente che si sia rifiutato di fare un test non anonimo: su 50-60 persone che vediamo ogni giorno per vari test, capiterà tre volte l’anno. In questi casi diamo loro il numero verde del comune, che indirizzerà queste persone in qualche poliambulatorio dove il test si può fare in anonimato, come il Carpaccio o il Chiarini. In questi ambulatori, non solo la persona che fa il test non è rintracciabile ma non gli viene dato neanche il referto scritto: le risposte vengono date al telefono.
Quali dati vengono presi a chi viene fare il test al Mts?
Prendiamo dati anagrafici e contatti. Poi chiediamo perché la persona è venuta a fare il test, se è la prima volta che lo fa, se c’è un rischio databile, questo per informare sul “periodo finestra” nel quale l’infezione può non essere rilevata.
Da alcuni anni il sistema di sorveglianza nazionale segnala circa 4000 nuove diagnosi di Hiv all'anno. Il dato delle nuove infezioni sembra rimanere stabile. Cosa ne pensa?
Forse il trend numerico è stabile, poi bisogna capire all’interno di questi numeri chi sono le persone che si infettano, perché ci possono essere delle differenze di tipologia di popolazione.