Enrico Girardi, Direttore del Dipartimento di Epidemiologia e di Ricerca Preclinica dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma ci racconta la dinamica della sorveglianza e il flusso dei dati… su carta, via corriere e con consegna manuale. Il decreto del 2008 chiede di comunicare dati importanti, come la conta dei CD4. Dopo 8 anni il più importante Ospedale della Capitale non è ancora in grado di fornirli. Ed evidenzia come il 6% delle persone cui è stato diagnosticato l’Hiv all’interno della struttura, non prosegue le terapie nello stesso ospedale.
Come funziona il sistema di sorveglianza allo Spallanzani?
Il laboratorio fa notifica della diagnosi di Hiv e la trasmette codificata all’ambulatorio insieme all’esito del test. All’ambulatorio arriva il risultato che sarà poi consegnato alla persona interessata insieme. La parte codificata del modulo della notifica invece sarà inviato al centro regionale. Tutto avviene su supporto cartaceo, via corriere e con consegna manuale. In regione la notifica viene elaborata con un database elettronico. Il sistema di sorveglianza cambierà e verrà trasferito a noi entro questo mese di giugno.
E’ vero che oggi il Lazio usa una scheda non aggiornata con le informazioni richieste dal decreto sulla sorveglianza del 2008?
Il Lazio ha una scheda incompleta perché precedente al sistema nazionale che risale al 1985: rispetto alla scheda del decreto mancano i Cd4. E’ in corso un’operazione per creare un sistema identico a quello nazionale, con in più la notifica da laboratorio.
Quali sono i cambiamenti che intendete fare come futuro centro per la sorveglianza nel Lazio?
Ci atterremo al sistema nazionale per quanto riguarda il sistema di notifica da parte dei centri malattie infettive, ma manterremo anche la notifica da laboratorio che c’è ora, come sistema parallelo. Perché vogliamo capire quante delle persone che hanno una diagnosi da Hiv, poi arrivano effettivamente e con che tempi al centro clinico. Inoltre vogliamo sostituire il cartaceo con sistemi elettronici per una maggiore sicurezza e tempestività dell’informazione.
Ci sono persone che ritirano il test e non proseguono la cura?
Abbiamo visto che circa il 6% delle persone cui abbiamo comunicato l’esito del test, non hanno poi fatto esami allo Spallanzani negli anni successivi. Ma non avendo un sistema di scambio di queste informazioni regionale, non sappiamo se queste persone sono andate a fare le terapie al Gemelli o in altre regioni italiane. Noi abbiamo solo dato interno, ovvero di quanti dal piano terra passano al primo piano.
Come si armonizza la sorveglianza Hiv con il registro Aids?
Per Hiv e Aids, ora l’indicazione è fare due diverse notifiche, ma va fatta sempre una verifica se questa poi viene effettivamente fatta. Per esempio abbiamo notato che se una persona ha l’Hiv e la tubercolosi, anche se dovrebbe essere sia nel registro Hiv che in quello per la Tbc, probabilmente viene notificata solo nel primo. Perché se poi guardiamo il registro tubercolosi, ci mancano tutte le persone che hanno sia la Tbc che l’Hiv. Va sempre fatta una verifica se effettivamente le due notifiche vengono fatte e noi quando assumeremo il sistema la faremo.