L’efficacia della PrEP (profilassi pre-esposizione) e l’urgenza di garantirne l’accesso, la necessità di combattere ogni discriminazione legata all’HIV ma, soprattutto, le nuove evidenze a sostegno del principio U=U ovvero Undetctable= Untrasmittable: sono i grandi temi che hanno caratterizzato la XXII conferenza Internazionale sull’AIDS svoltasi ad Amsterdam tra il 23 e il 27 luglio 2018. Soprattutto su quest’ultimo punto la conferenza di Amsterdam sembra davvero aver segnato una svolta alla quale hanno concorso sia la campagna internazionale U=U, promossa da Prevention Access Campaign, alla quale aderisce anche la LILA, sia gli ultimi studi presentati. Il principio secondo il quale le persone con HIV, che abbiano una carica virale non rilevabile, non trasmettono il virus è ormai patrimonio della comunità scientifica mondiale, dei movimenti degli attivisti di tutto il mondo, di un numero crescente di istituzioni a partire dalla più prestigiosa: lo statunitense CDC, centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta. Per rafforzare l’importanza rivoluzionaria di questa evidenza scientifica, Prevention Acess ha realizzato, proprio in occasione di Amsterdam 2108, un bellissimo video sul tema U=U.
Proiettato nella mattinata del 22 luglio, durante la pre-conferenza dedicata a quest’argomento, il filmato raccoglie le iniziative promosse in tutto il mondo a sostegno della campagna. Tra queste è citata anche la campagna italiana della LILA “Noi possiamo”, insieme alle testimonianze di tante persone, gruppi di attivisti, organizzazioni impegnate nel contrasto all’HIV a cui questo messaggio ha rivoluzionato positivamente la vita. La pre-conferenza del 22 luglio ha dato dunque la misura di quanto il messaggio “Undetectable=Untransmittable” si stia diffondendo su scala mondiale galvanizzando , ovunque, attivisti e associazioni. E così in Guatemala lo slogan è “Indetectable = Intransmisible (I=I)”, nei Paesi Bassi è “Niet meetbaar = Niet overdraagbaar’ (N=N)” e in Turchia ‘Belirlenemeyen = Bulas¸tirmayan’ (B=B)”.
Nella mattinata del 25 luglio, inoltre, una grande marcia di attivisti provenienti da tutto il mondo ha percorso il centro di Amsterdam per rivendicare come il principio U=U renda ancora più impellente garantire in ogni angolo della terra un pieno accesso alle terapie, al monitoraggio della carica virale, ai servizi per la salute sessuale. Movimenti e associazioni hanno ricordato con forza come il successo delle terapie ART sia importante sul fronte della prevenzione in quanto, secondo il principio della TasP (treatment as prevention) può interrompere la trasmissione dell’infezione e portare ad una soppressione virale globale. Questo messaggio –è stato inoltre ribadito- è fondamentale per combattere il forte stigma che ancora grava, in tutto il mondo, sulle persone con HIV e che scoraggia troppi uomini e donne dal fare il test. U=U rende, in sostanza, la soppressione virale un diritto ineludibile alla salute e, come tale, lo iscrive nel novero dei diritti umani.
Nel corso della conferenza non è mancato, come si diceva, il sostegno da parte del mondo scientifico. A dieci anni dalla cosiddetta “dichiarazione svizzera”, primo documento ufficiale ad asserire che le persone HIV positive, con viremia soppressa grazie alla terapia, non trasmettono il virus, era particolarmente attesa la presentazione dei risultati della seconda fase dello studio PARTNER . Si tratta della rivoluzionaria ricerca europea che già nel 2014 aveva fornito evidenze indiscutibili sulla non trasmissibilità del virus da parte di persone con carica virale inferiore alle 200 copie. Lo studio PARTNER 2, svoltosi tra il 2014 e il 2018, presentato lo scorso 24 luglio ad Amsterdam, ha fornito certezze ulteriori per quanto riguarda la non trasmissibilità del virus HIV nei rapporti anali da parte di persone con viremia soppressa. Le coppie siero discordanti arruolate in questa seconda fase, ben 635, erano infatti esclusivamente coppie MSM (maschi che fanno sesso con altri aschi), mentre nella precedente fase erano state arruolate 888 coppie sia etero che omosessuali. Ebbene, anche in questo caso, i dati finali hanno indicato, secondo le stesse parole dei ricercatori, “un tasso di trasmissione all’interno della coppie in esame pari a zero”. Si completa così un trial imponente che ha coinvolto tra il 2010 e il 2018 un totale di 972 coppie MSM e 516 coppie eterosessuali in ben 14 paesi europei per un totale di decine di migliaia di rapporti sessuali non protetti, sia anali che vaginali, tra persone siero discordanti: 58mila quelli esaminati nella prima fase, 77mila nella seconda (dati in parte sovrapponibili). Esito: in otto anni, zero casi di trasmissione del virus da HIV.
Tra i relatori di Amsterdam anche Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Disease, probabilmente lo studioso USA più esperto sull’HIV. Fauci ha esaminato i dati che sostengono la tesi U=U. “I dati -ha spiegato- fin dalla metà degli anni ’90, dimostravano una relazione inversamente proporzionale tra il livello del virus nel sangue e il tasso di trasmissione dell’HIV. L’introduzione della terapia di combinazione –ha proseguito Fauci- fu il momento definitivo per U=U, fatto di cui allora non ci rendemmo conto”. Restano invece incertezze scientifiche per quanto riguarda l’allattamento al seno. Secondo Linda-Gail Bekker del Centro per l’HIV Desmond Tutu, in Sud Africa, ci sono ancora molte lacune nei dati, ma c’è chiaramente una forte relazione tra la carica virale e il potenziale di trasmissione durante l’allattamento.
Qui il video di preventionaccess.org
Qui il video della Lila “Noi Possiamo” dedicato alla campagna U=U
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Si ringrazia HIV Vereniging per il video della marcia di Amesterdam