Lotta ad HIV, TB e malaria: il Global FUND centra gli obiettivi di rifinanziamento. Resta l’allarme per le risorse disponibili

global fund aidsObiettivo raggiunto per il Fondo Globale per la lotta contro AIDS, Tubercolosi e Malaria. La VI Conferenza di rifinanziamento, che si è svolta a Lione lo scorso 10 ottobre, si è conclusa con uno stanziamento di 14,02 miliardi di dollari per i il prossimo triennio, il più consistente mai toccato dal Fondo.

A sottoscriverlo decine di governi, donatori privati, organizzazioni di solidarietà. L’Italia ha fatto la sua parte aumentando del 15% il proprio contributo che sale, per il triennio 2020-2022, a 161 milioni di euro. Obiettivo minimo del Fondo era raggiungere quattordici miliardi di dollari, tappa necessaria a salvare entro il 2030 altri sedici milioni di persone ed evitare 234 milioni di nuove infezioni dovute alle tre epidemie. Istituito nel 2002, il Global Fund ha contribuito, finora, a salvare trentadue milioni di vite e a limitare la diffusione di HIV, malaria, e tubercolosi. Grazie al supporto del Fondo, 110 paesi a basso o bassissimo reddito, hanno potuto usufruire di programmi d’assistenza e cura che altrimenti non avrebbero potuto sostenere. Basti pensare che sui ventitré milioni di persone con HIV che, nel 2018, in tutto il mondo, erano in cura con Antiretrovirali (ART), ben diciannove milioni hanno potuto aver accesso a queste terapie salva-vita grazie all’assistenza del Global Fund.

Grande soddisfazione è stata espressa da UNAIDS che ribadisce la volontà di continuare a lavorare a stretto contatto con Il Fondo per debellare l’AIDS entro il 2030, come previsto dagli obiettivi ONU per uno sviluppo sostenibile (SDGs). “UNAIDS –spiega una nota del Programma ONU- sostiene un approccio incentrato sulle persone e basato sui diritti umani per porre fine all'AIDS e sostiene pienamente l'impegno attivo della società civile e delle organizzazioni basate sulle comunità per raggiungere le persone più emarginate e lasciate indietro. Nel 2018, c'erano 37,9 milioni di persone che vivevano con l'HIV, di cui 15 milioni hanno ancora urgente bisogno di accedere alla terapia antiretrovirale salvavita”.

"Accolgo con favore l'impegno assunto di donatori di finanziare integralmente il Fondo globale per il prossimo triennio - ha affermato anche Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'OMS- ciò è fondamentale per fornire agli individui e alle comunità gli interventi sanitari di cui hanno bisogno per prevenire, diagnosticare e curare l'HIV, la tubercolosi e la malaria e per costruire sistemi sanitari migliori e più forti”. Il numero uno dell’OMS ha segnalato, tuttavia, come molti paesi siano ancora lontani dagli obiettivi SDG siglati nel 2016 e denunciato un rallentamento generale dei progressi fatti nel contrasto alle tre epidemie indicandone la causa principale nella carenza di risorse finanziarie complessive:Sebbene l'HIV, la tubercolosi e la malaria siano tutte malattie prevenibili e curabili continuano a uccidere oltre 2,6 milioni di persone ogni anno –ha detto Adhanom Ghebreyesus- recenti rapporti dell'OMS indicano che i progressi sulla malaria si sono arrestati e che il declino dei casi di HIV e tubercolosi non è abbastanza veloce per raggiungere traguardi intermedi”.

A lanciare l’allarme sul calo dei fondi finanziari disponibili e sul conseguente rallentamento della risposta globale all’HIV/AIDS era stato nei mesi scorsi anche UNAIDS.

Secondo il Programma Onu per la lotta all’AIDS nel 2018 le risorse mondiali erano scese a 19 miliardi di dollari contro un fabbisogno previsto di ventisei entro il prossimo anno. All’appuntamento con il 2020 mancano, dunque, almeno sette miliardi di dollari. 

Ad evidenziare le incognite che gravano sul futuro della lotta ad HIV, Tubercolosi e malaria è stata anche  Stefania Burbo, focal point del Network italiano Salute Globale  che, pur salutando con soddisfazione il rifinanziamento del Fondo e l’impegno italiano ha avvertito: “A livello globale non siamo ancora sulla strada giusta per raggiungere il target 2030 della fine delle epidemie e non si potrà raggiungerlo finché ci saranno diseguaglianze di genere e nei confronti delle persone più vulnerabili. I tassi d’infezione HIV –ha proseguito Burbo- rimangono ancora troppo alti, 1.8 milioni di persone contraggono il virus ogni anno. Le ragazze e le giovani donne nell’Africa sub sahariana hanno il doppio delle probabilità di contrarre il virus rispetto agli uomini della stessa età. Nei paesi colpiti più duramente dall’epidemia la probabilità è addirittura sei volte più alta”.

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