Fast Track city: salgono a cinque le città italiane aderenti alla rete globale. La LILA: “Una firma non basta senza  impegni finanziari concreti”

Fast Track city fotoIn occasione dello scorso primo dicembre è salito a cinque il numero delle città italiane che hanno scelto di aderire alla rete delle “Fast-track-city”, una coalizione che raccoglie circa 300 città di tutto il mondo, le cui amministrazioni si impegnano a favorire il raggiungimento degli obiettivi ONU per la sconfitta dell’AIDS entro il 2030.

 Dopo Milano, Bergamo e Brescia, lo scorso novembre hanno firmato la “Paris Declaration” anche Firenze e Palermo. A lanciare l'iniziativa, fu, nel 2014 la partnership globale tra città di Parigi, IAPAC, Associazione Internazionale dei Fornitori di cure per l’Aids, UNAIDS e UN-Habitat (i programmi ONU per la lotta all’AIDS e per gli insediamenti umani). Per tutte le amministrazioni aderenti, il primo, immediato, obiettivo ONU da centrare è il target “90-90-90”; l’ONU prescrive cioè che, entro il 2020, il 90% delle persone con HIV dovrà essere reso consapevole del proprio stato; a questo stesso 90% andrà garantito l’accesso alle terapie antiretrovirali puntando ad  ottenere il 90% di soppressioni  virologiche, stato che rende le persone con HIV non infettive. I tre parametri entro il prossimo decennio dovranno salire al 95% un obiettivo che l’ONU considera determinante, assieme alla prevenzione primaria, per sconfiggere l’AIDS entro il 2030. A questi target la convenzione affianca un quarto obiettivo fondamentale, da raggiungere prima possibile: “ zero stigma” nei confronti delle persone con HIV.  Prevista, infine, una stretta integrazione con i servizi per lo screening e la cura di tutte le altre infezioni sessualmente trasmissibili, delle epatiti virali e della tubercolosi.

A Firenze l’annuncio dell’adesione è stato dato dall’assessore alla Sanità e al Welfare Andrea Vannucci nell’ambito del convegno organizzato per “I primi 30 anni di Casa Vittoria”, casa famiglia della Fondazione Solidarietà Caritas che si è svolto lo scorso 30 novembre al Palagio di Parte Guelfa : “È una battaglia per il benessere dei nostri cittadini – ha spiegato Vannucci - non bisogna abbassare la guardia perché anche se la fase emergenziale è passata, l’AIDS esiste ancora e tende ad essere sottovalutato”.

 Presenti le associazioni e le community che, da anni, sono impegnate in città e in regione per la prevenzione e i diritti delle persone con HIV e tra queste, la LILA.  “Oggi si arriva a un livello superiore del lavoro di rete che da anni viene svolto sul territorio, un’opera collettiva che ci rende molto più efficaci e sempre più su vasta scala –spiega Sabrina Bellini, presidente LILA Toscana- l’adesione alla rete fast track è fondamentale per questo percorso”. L’amministrazione di Palazzo Vecchio sostiene già da qualche tempo la rete di associazioni che promuovono la Testing week, la settimana europea del Test: “È una scelta, quella del Comune, che dimostra grande responsabilità –ha proseguito Bellini- ma ora è importante che l’amministrazione rafforzi ulteriormente il suo impegno con risorse adeguate all’importanza degli obiettivi sottoscritti”.

A Palermo l’adesione alla rete Fast-Track è avvenuta in occasione del XVIII congresso di SIMIT svoltosi proprio nel capoluogo siciliano dal 24 al 27 novembre. Si tratta della prima città dell’Italia meridionale e del bacino Mediterraneo ad aderire alla Paris Declaration:  “è un primato che ci rende orgogliosi –ha detto il sindaco Leoluca Orlando- a Palermo vogliamo rendere tutti visibili perché chi è invisibile non ha diritti. Dal sindaco anche l’impegno a mettere a disposizione “risorse, strutture e competenze con piani di prevenzione e screening” e a farsi latore della proposta d’adesione alla rete di tutti i 390 comuni siciliani di cui Palermo è capofila.

L’adesione di nuove città italiane alla Dichiarazione di Parigi è un fatto positivo che, auspichiamo, possa essere seguito da altre amministrazioni” dice Massimo Oldrini, Presidente Nazionale LILA che, però, attende la prova dei fatti: “fino ad ora nessuno dei comuni aderenti ha investito adeguatamente nel progetto Fast-Track, né ci risultano  impegni  consistenti  in tal senso –denuncia Oldrini- le amministrazioni sembrano volersi affidare quasi esclusivamente al lavoro e alle attività che le ONG svolgono già da anni  sui territori senza impegnare fondi aggiuntivi. Questo, però, non è accettabile”. 

Del resto, il punto 6 della Paris Declaration, che riguarda gli impegni che i primi cittadini sono chiamati ad assumersi, recita esplicitamente : “Noi sindaci ci impegniamo ad investire nella risposta locale all’AIDS (..) Adegueremo ad una risposta Fast-Track risorse e programmi delle nostre città. Svilupperemo finanziamenti innovativi e mobiliteremo risorse e strategie aggiuntive affinché l’AIDS cessi, entro il 2030, di essere una minaccia per la salute pubblica”

Secondo Massimo Oldrini, va dunque scongiurato il rischio che le adesioni alla Paris Declaration siano puramente di facciata: “un’adesione che non preveda il potenziamento di programmi e risorse è in contrasto con lo spirito originario del programma Fast Track –spiega - le città che aderirono per prime, come Parigi, Londra, New York, San Francisco, hanno visto destinare fondi importanti alla risposta all’HIV.  In Italia il rischio è che ci sia una corsa ad aderire per fregiarsi di questa partecipazione senza però fare nulla di concreto e questo, davvero, non ha alcun senso”.

http://www.fast-trackcities.org/

https://www.comune.fi.it/comunicati-stampa/hiv-firmato-il-protocollo-fast-track-city?language_content_entity=it

 

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