Lo scorso 18 dicembre Governo e Regioni hanno finalmente approvato il patto per la salute 2019-2021, un via libera che arriva con un anno di ritardo e al termine di un lungo braccio di ferro tra Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero della Salute ed Enti Regionali.
Nel documento, che fissa le regole per la gestione dei servizi sanitari del triennio, tuttavia, le novità positive non mancano, innanzitutto sul piano delle risorse: 3,5 miliardi in più fino al 2021 che si aggiungono alle risorse stanziate per l’ammodernamento delle infrastrutture e all’abolizione del cosiddetto “superticket”. A sbloccare la trattativa è stato il via libera del Governo alle richieste dei Presidenti regionali, volte a tamponare la carenza di personale medico: i medici potranno restare in servizio fino ai settant' anni mentre gli specializzandi, a partire dal terzo anno, potranno essere assunti a tempo determinato nei Pronto Soccorso e in corsia. Salirà tra il 5% e il 10% nel triennio anche il tetto di spesa per il personale così da permettere nuove assunzioni, con la possibilità di un graduale aumento sino al 15%. Il Patto per la Salute prevede, inoltre, lo sviluppo di una serie di riforme di sistema: revisione delle procedure sui commissariamenti, riordino degli enti vigilati dal Ministero della Salute (Istituto Superiore di Sanità, Agenzia del Farmaco, Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali), definizione di linee d’indirizzo per rilanciare l’assistenza sul territorio, potenziamento del sistema dei LEA e degli strumenti per monitorarne l’applicazione. “Il Paese vuole investire nuovamente, con tutta l'energia possibile, nel comparto salute -ha detto il Ministro della Salute, Roberto Speranza - lo faremo con due miliardi di euro in più quest'anno e 1,5 miliardi per il prossimo. Da oggi –ha concluso- il Servizio Sanitario è più forte". “Con quest’accordo finisce la stagione dei tagli” è stato anche il commento del Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini; Il Ministro Speranza e lo stesso Presidente del Consiglio Conte hanno poi spiegato di avere un obiettivo ancora più ambizioso: aumentare le risorse per la Sanità di dieci miliardi entro la fine della legislatura.
A tirare un sospiro di sollievo sono anche le realtà della società civile impegnate sui temi della Salute che, capeggiate, da Cittadinanzattiva, nelle scorse settimane, avevano rivolto un appello alle Regioni affinché si giungesse prima possibile alla firma del Patto, pena pesanti ripercussioni sul diritto alla salute, sugli standard di cura e sulla possibilità di utilizzare al meglio l’iniezione di risorse messe a disposizione dalla legge di Bilancio, dopo anni di tagli. Tra le ventotto realtà firmatarie c’era anche la LILA. “Esprimiamo soddisfazione –ha detto Antonio Gaudioso, Segretario generale di Cittadinanzattiva- perché le Regioni hanno accolto il nostro appello evitando così il rischio di vedere sfumare 3,5 miliardi di nuove risorse”. Il Patto contiene, secondo Cittadinanzattiva, alcuni elementi nuovi e significativi. Un capitolo ad hoc è dedicato, per la prima volta, alla partecipazione dei cittadini, con provvedimenti volti a migliorare comunicazione, trasparenza e coinvolgimento di utenti e associazioni. Viene, inoltre, promossa una maggiore omogeneità e accessibilità dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria a livello territoriale: “Chiediamo che si avvii subito la definizione di un modello di riferimento per i servizi territoriali –dice ancora Cittadinanzattiva- perché è su questa sfida che si gioca una concreta ed efficace lotta alle disuguaglianze in ambito sanitario”. Un terzo importante punto sottolineato dalle ONG riguarda proprio il superamento dei limiti ai tetti di spesa: “Si supera così una logica ottusa e limitante, a cominciare dalle risorse per il personale –ha detto ancora Gaudioso- sarà nostro impegno, da domani, verificare che il Patto venga poi effettivamente applicato”.
Analoghe le considerazioni del Presidente della LILA, Massimo Oldrini: “Per il diritto alla salute di chi lavora e risiede in Italia potremmo essere davvero ad una svolta. E’ importante però –ha detto- che il Patto per la Salute venga applicato e che le Regioni facciano la loro parte”. Tra i punti centrali per il contrasto alla trasmissione dell’HIV e per i diritti dei cittadini con HIV la LILA segnala l’annunciata volontà di completare il percorso dei “nuovi LEA” avviato nel 2017, che prevedevano novità importanti quanto inapplicate come l’implementazione della riduzione del danno. “Speriamo, inoltre, che sia davvero applicato quanto previsto dal capitolo prevenzione” ha detto ancora Oldrini. Il Patto si propone, infatti, di consolidare il contrasto alle malattie croniche, quale ora può essere considerata l’infezione da HIV, attraverso promozione della salute, diagnosi precoce e presa in carico precoce : “Diagnosi e presa in carico precoci sono indispensabili per sconfiggere il virus entro il 2030 e per tutelare al meglio la salute delle persone” ha spiegato ancora Oldrini assicurando collaborazione ma anche massima vigilanza sull’applicazione del patto per la salute, a partire dall’annunciato coinvolgimento della società civile: “Sarebbe ora –ha concluso- che le attività di tutela della salute pubblica che la LILA e altre ONG già svolgono da tempo, come, ad esempio, l’offerta di test in ambito extra-ospedaliero, venissero valorizzate e sostenute economicamente integrando l’offerta tra i servizi disponibili”.