Le terapie ART, antiretrovirali, ricostituiscono con grande efficacia il sistema immunitario delle persone con HIV ma la “memoria” delle vaccinazioni ricevute prima dell’infezione, nonché la naturale immunizzazione infantile che si acquisisce reagendo ai virus, non sembrano poter essere pienamente ripristinate nelle persone che assumono questi trattamenti.
Lo suggerisce uno studio condotto da un gruppo di ricercatori americani della SUNY Downstate Health Sciences University di Brooklyn e dell’Oregon Health & Science University. In esame una piccola corte di 100 donne di cui la metà con HIV. La terapia con Antiretrovirali –spiegano gli studiosi- aumenta il numero delle cellule T- CD4, fondamentali per regolare la risposta immunitaria a virus e infezioni. Le infezioni opportunistiche che, in passato, affliggevano gran parte delle persone con HIV, sono ora piuttosto rare tra chi assume correttamente ART. Nonostante questi enormi progressi le persone HIV positive, pur con livelli normali di CD4, continuano a soffrire di un'incidenza di infezioni superiore a quella della popolazione generale, il che implica la possibilità che la funzione immunitaria possa non essere ancora del tutto ottimale. Il virus della varicella zoster, ad esempio, risulta avere un’incidenza superiore di ben quattro volte tra le persone con HIV.
Normalmente parte degli anticorpi attivati dai globuli bianchi ha il compito specifico di ricordare e conservare la memoria degli agenti virali (antigeni) con cui l’organismo è venuto in contatto tramite vaccini o infezioni. Questo meccanismo consente al sistema immunitario di rispondere efficacemente se esposto di nuovo a questi stessi elementi. Lo studio in questione ha provato, invece, un decadimento degli anticorpi prodotti dalla vaccinazione contro il vaiolo (VV) nelle donne con HIV arruolate; la memoria di questo virus è risultata inibita anche nelle pazienti che hanno risposto con grande con grande efficacia alla terapia antiretrovirale.
La scelta di utilizzare il virus del vaiolo è dovuta al fatto che questa patologia sia scomparsa negli Stati uniti dal 1949, elemento che permette di escludere fenomeni di reinfezione.
Se, ipotizza lo studio, questa immuno-amnesia, o perdita di memoria sierologica associata all'HIV, esistesse anche per altre vaccinazioni o per virus acquisiti e immunizzati prima dell’HIV, si evidenzierebbero implicazioni significative per lo stato di salute generale dei pazienti con HIV. Tale condizione potrebbe, infatti:
- Fornire una spiegazione per l'infiammazione cronica e "l'invecchiamento accelerato" osservato tra le persone con HIV
- Suggerire una perdita d’immunità protettiva e un aumento del rischio di comuni infezioni virali acute o croniche tra le persone con HIV, indipendentemente dal fatto che siano in regime di ART.
- Suggerire una potenziale perdita di protezione contro comuni malattie infantili come il morbillo, la parotite, la varicella, la pertosse ecc, per le quali questi pazienti erano stati precedentemente vaccinati da bambini, prima dell'infezione da HIV.
“Non vi è dubbio che l'ART offra benefici molto rilevanti, in grado di ricostituire la risposta immunitaria complessiva delle persone con HIV -ha affermato il Professor Michael Augenbraun, direttore malattie infettive alla SUNY Downstate Health Sciences University – il nostro studio suggerisce però che la stessa ART possa non essere completamente efficace nel ripristinare la protezione immunitaria acquisita prima di contrarre l’HIV. Ciò rende questi pazienti potenzialmente suscettibili non solo ad alcune serie patologie, come il vaiolo o il morbillo ma anche ad altre infezioni e infiammazioni croniche, con possibili serie ripercussioni sul loro stato di salute”.
Lo studio non chiarisce se l’HIV provochi una perdita permanente di “memoria immunitaria” nelle cellule T o se influenzi gli anticorpi sviluppati grazie alle vaccinazioni e alle infezioni infantili, pre-esistenti l’HIV. ll gruppo di ricercatori statunitensi auspica, per questo, lo sviluppo di nuovi studi, in grado di confermare se il fenomeno dell’amnesia immunitaria possa riguardare altre infezioni, oltre al vaiolo. Un simile scenario –avvertono- potrebbe significare che le persone con HIV in terapia ART (nel mondo oltre ventitré milioni) non abbiano un’adeguata protezione immunitaria, con rischi per la loro salute. Oggetto di studio dovrebbe essere anche l’utilità delle rivaccinazioni, ipotesi che la ricerca in questione non ha indagato ma che sembra, comunque, suggerire. Certo è, invece, il vantaggio, di un accesso precoce e rapido alle terapie Antiretrovirali che devono intervenire prima che si producano danni rilevanti al sistema immunitario delle persone.