Nella regione europea e nei paesi dell’Asia centrale, l’epidemia da COVID-19 ha avuto un impatto piuttosto negativo sulla qualità delle cure per le persone con HIV. E’ quanto si evince dal secondo monitoraggio rapido realizzato da EATG, l’European AIDS Treatment Group, a fine maggio.
Lo studio EATG si basa sulle informazioni e sulle percezioni raccolte attraverso cinquantasette persone di ventisei paesi diversi. Quasi tutti gli intervistati e le intervistate sono membri di ONG attive nella risposta all’HIV.
Pur con diversi limiti (il poco tempo disponibile, un questionario reperibile solo online e solo in russo e in inglese, tempi limitati per la raccolta dei dati), il monitoraggio fornisce, comunque, un quadro credibile della situazione determinatasi nell’area a causa del COVID-19.
In linea generale, come si diceva, la crisi sembra aver avuto conseguenze negative sulla qualità delle cure per le persone che vivono con l'HIV. Un gran numero di visite e analisi è stato annullato o posticipato anche se molti servizi hanno previsto l’uso di teleconsulti.
Particolarmente penalizzate, sono risultate essere le visite di follow-up legate a coinfezioni o comorbidità nonché i trattamenti sostitutivi degli oppioidi per le persone con dipendenze da sostanze (OST).
Luci ed ombre si sono registrate per la reperibilità dei trattamenti ART antiretrovirali di cui è stata registrata una certa carenza un po’ in tutta Europa. Le medicine sono state perlopiù ancora erogate dagli ospedali con opportunità di consegna ampliate, in alcuni paesi, fino al recapito a casa o presso le farmacie di prossimità. In alcuni territori, la quantità di trattamenti consegnati, inoltre, è cresciuta così da poter coprire periodi più lunghi di cura. Di contro, in diversi altri paesi, le quantità di farmaci consegnate sono invece diminuite.
Sono indicate generalmente in crescita le domande di supporto psicologico, di sostegno alimentare ed economico e le segnalazioni di episodi di violenza domestica di genere, con conseguente richiesta di assistenza. In alcune località si è registrato un aumento della domanda di trattamento sostitutivo degli oppioidi (OST).
Alcuni centri di comunità hanno cercato di fornire un livello base di supporto alle persone. Per riattivare gradualmente i servizi è però fondamentale l’uso crescente di dispositivi di protezione individuale per il personale e per gli utenti ma questi non sono disponibili nella misura necessaria. Ove possibile, le community e le associazioni hanno organizzato servizi di supporto online e sviluppato approcci innovativi per gli autotest, le consulenze e il supporto nel collegamento alle cure. In alcuni paesi si è resa gravemente evidente, tuttavia, l’indisponibilità di autotest dovuta a limiti normativi e/o finanziari. Community e ONG sono dovute, inoltre, intervenire per assicurare la fornitura di farmaci a persone con HIV bloccate in territori in cui non avevano regolare residenza e dove non era loro possibile assicurarsi cure regolari. Quasi tutti rilevano la necessità di un’informazione più adeguata sul COVID19.
Sulle future azioni di community e Ong sembrano addensarsi comunque diverse incognite. Vi sono incertezze riguardo alla riattivazione dei servizi di community vis-a-vis, per le linee guida, per i dispositivi di protezione, per la predisposizione dei locali. Numerose organizzazioni esprimono inoltre preoccupazione per i tagli di bilancio che riguardano i finanziamenti pubblici disponibili per l’HIV e alcuni già segnalano un impatto finanziario sui servizi di testing con riduzione o sospensioni.
Comune è la percezione di una mancanza di chiarezza sulla considerazione che l’HIV possa avere nel contesto dell’assistenza COVID. Secondo gran parte degli intervistati, infine, la crisi pone l’accento, ancora una volta, sulla necessità di garantire l'accesso universale all'assistenza sanitaria.
EATG, il gruppo europeo per il trattamento dell'AIDS, è una rete di persone affette da HIV e di partner attivi in Europa e in Asia centrale. La rete sostiene il reciproco scambio di esperienze e informazioni tra persone e community, anche per documentare eventuali criticità. Tra gli obiettivi anche quello di sostenere eventuali azioni locali o collettive di advocacy per il rispetto dei diritti delle persone con HIV.