La maggioranza di centrodestra che governa in Lombardia dice no alla proposta di referendum, avanzata dalla società civile, per fermare la privatizzazione indiscriminata dei servizi sanitari della Regione.
I tre quesiti, presentati lo scorso luglio, volti a restituire al sistema sanitario pubblico un ruolo di coordinamento e di preminenza rispetto a quelli privati, erano stati esaminati in prima battuta, dall’Ufficio di Presidenza che li aveva dichiarati non ammissibili e, successivamente, dal Consiglio Regionale che, lo scorso 12 settembre ha confermato il verdetto.
A nulla sono valse le richieste del Comitato promotore e dei gruppi consiliari di centro-sinistra di rivedere le decisione dell’Ufficio di Presidenza, affinché fosse garantito il diritto dei cittadini ad esprimersi attraverso questo strumento istituzionale di democrazia diretta. Marco Caldiroli – Medicina Democratica Federica Trapletti CGIL, Vittorio Agnoletto Osservatorio Salute, Massimo Cortesi ARCI, Andrea Villa ACLI, parlano apertamente di: “affronto” ai cittadini/e e ai principi di base della democrazia: “La maggioranza, -accusano- in palese conflitto d’interesse, rifiuta il confronto e giudica una sua stessa legge. Sui quesiti non è stato mosso, difatti, alcun rilievo giuridico; si tratta di una decisione tutta politica, volta sottrarre ai cittadini e alle cittadine il diritto di esprimersi sul loro diritto alla salute“.
L’intenzione è di non fermarsi: “In ballo c’è la distruzione delle strutture pubbliche, non può essere il reddito a stabilire la possibilità di curarsi – hanno detto i promotori in un’assemblea pubblica svoltasi al Pirellone il 13 dicembre- Utilizzeremo ogni strumento a disposizione, a partire da un ricorso al TAR sulla decisione del Consiglio che coinvolgerà anche l’assurda situazione normativa emersa da questa vicenda”
I promotori evidenziano in particolare come, secondo lo statuto Regionale del 2008, a decidere sui referendum regionali dovrebbe essere un comitato di garanzia indipendente, comitato che, invece, in quindici anni, non è stato mai nominato: “Con questa decisione –aggiunge Vittorio Agnoletto- la maggioranza che governa la Lombardia, ha esplicitato il timore che i cittadini lombardi, penalizzati da interminabili liste d’attesa, avrebbero potuto bocciare la politica di privatizzazione selvaggia della Sanità lombarda, una politica che oggi permette solo a chi abbia adeguate risorse economiche di curarsi nei tempi necessari”.
La LILA, che attraverso la Federazione Nazionale e le sedi di Milano e Como, aveva proclamato il suo sostegno al referendum, si dice più che mai convinta della necessità di non arretrare: “ Si tratta di una battaglia di civiltà, di difendere uno dei diritti basilari della nostra democrazia: il diritto universale alla Salute –dice la Presidente Nazionale Giusi Giupponi- per questo sosteniamo con forza un eventuale ricorso al TAR, contro chi ha sottratto ai cittadini e alle cittadine la possibilità di esprimersi in merito”.