Lo scorso 14 agosto l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità ha nuovamente dichiarato l’infezione da Mpox un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (PHEIC).La decisione è arrivata in seguito al riesplodere dell’epidemia nella Repubblica Democratica del Congo, con casi anche in altri paesi africani, in particolare, dell’Africa centrale.
Nel giorno di ferragosto, un caso di contagio importato è stato registrato anche in Europa, in Svezia. Il numero uno dell’OMS in Europa, Hans Kluge ha subito raccomandato, a tutti i paesi dell’area, di fornire alle popolazioni tutte le necessarie informazioni di salute pubblica, di rendere disponibili i vaccini e di non stigmatizzare nessuna comunità colpita da questa infezione. Altrettanto ha fatto ECDC, il Centro europeo per il controllo delle malattie infettive, con una circolare dello scorso 16 agosto.
Secondo il Ministero della Salute, la situazione in Italia è al momento sotto controllo e ci si prepara a gestire eventuali catene epidemiche; nel frattempo, non sono stati accertati nel nostro paese casi del nuovo ceppo di Mpox, il “clade I”, che si rivela più contagioso del precedente “clade II” e con effetti più seri sulla salute delle persone. Sono invece una decina, i casi registrati negli ultimi due mesi, da ascrivere però al ceppo meno virulento. La scorta nazionale di vaccini, fa sapere ancora il Ministero, è al momento sufficiente a garantirne il fabbisogno. Alla LILA risulta, tuttavia, una disponibilità non uniforme sul territorio nazionale: invitiamo, pertanto, le autorità centrali ad un attento monitoraggio in merito. “I nostri uffici sono in costante contatto con gli organismi internazionali, per elaborare misure condivise –ha dichiarato Mara Campitiello, capo del Dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute- il Ministero ha attivato i canali operativi con AIFA e ISS per la pianificazione di strategie di contenimento del rischio nell’eventualità di variazione dello scenario attuale; contestualmente si sta procedendo con il rafforzamento della rete di sorveglianza diagnostica su tutto il territorio nazionale”. In una nuova circolare dello scorso 19 agosto, il Ministero della Salute richiama l’attenzione delle autorità e dei servizi sanitari del paese, in particolare, sui viaggi esortando a sensibilizzare chi si reca in paesi con focolai confermati d’infezione sui potenziali rischi di contrarre il virus e sulle informazioni necessarie a proteggere se stessi e gli altri. Ai viaggiatori si sconsiglia, inoltre, la partecipazione ad eventi con assembramenti in paesi con focolai confermati di Mpox clade I.
Per le vaccinazioni occorre rivolgersi ai centri malattie infettive di riferimento territoriale. Ricordiamo che il vaccino attualmente utilizzato in Italia è il MVA-BN, virus vaccinico vivo Ankara modificato, non replicante, prodotto dalla Bavarian Nordic. Si tratta di un vaccino di terza generazione, indicato per la prevenzione del vaiolo e del Mpox per persone dai diciotto anni di età, ad alto rischio d'infezione. I nomi commerciali di questo prodotto sono JYNNEOS, IMVANEX e IMVAMUNE. Tuttavia, è importante sapere che contro Mpox non ci sono indicazioni in favore di una vaccinazione di massa e che il vaccino può e deve essere erogato solo a persone che possano correre rischi reali d’infezione. Tutte le informazioni più approfondite su trasmissione, prevenzione, paesi colpiti, centri vaccinali si possono trovare sul sito del Ministero della Salute che offre una sezione interamenete dedicata proprio a Mpox.
Nel nostro paese, a partire dal 20 maggio 2022 (data della prima segnalazione del primo caso di Mpox in Italia) e fino all'8 agosto 2024 sono stati segnalati complessivamente 1.056 casi confermati, la maggior parte dei quali si è verificata nell'estate del 2022. Diffusasi in occasione di alcuni eventi di massa, la prima ondata di infezioni in Europa colpì, in particolare, uomini che fanno sesso con uomini (MSM). Ne seguì la diffusione di messaggi stigmatizzanti, prontamente contrastati da autorità sanitarie e communities. Queste stesse realtà si sono rese protagoniste di efficaci e capillari campagne informative presso le proprie comunità di riferimento, contribuendo in modo decisivo a contenere il diffondersi dell’infezione. Mpox, come tutti i virus, nelle situazioni date, può colpire chiunque.
La precedente emergenza internazionale fu dichiarata conclusa dall’OMS l’11 maggio 2023.
Il virus che provoca questa infezione, lo ricordiamo, è un Orthopoxvirus, stessa famiglia del debellato vaiolo ma suoi effetti non sono paragonabili a quelli del temibile “fratello maggiore” di questa classe virale. Generalmente, l’infezione ha una bassa letalità e guarisce spontaneamente entro quattro settimane. Tuttavia, i suoi effetti possono essere, talvolta, seri e dolorosi. Le persone a più alto rischio di conseguenze gravi o complicanze sono le donne in gravidanza, i bambini, le persone immunocompromesse, e, tra queste, quelle con HIV che non assumono terapia antiretrovirale.
MPOX si trasmette attraverso contatti stretti con persone che hanno contratto il virus; tali contatti includono:
- il contatto diretto pelle a pelle laddove presenti eruzioni cutanee dovute al virus
- il contatto con saliva, secrezioni delle vie respiratorie superiori
- sesso orale, vaginale o anale
- abbracci, massaggi e baci
- contatto con oggetti, tessuti o superfici che non sono state disinfettate dopo l'uso da parte di persone affette da Mpox.
- Le donne incinte con Mpox possono trasmettere il virus al feto durante la gravidanza o al neonato durante o dopo il parto.
- Raro ma non impossibile, è il contagio tramite aerosol e droplet respiratori emessi da una persona con il virus.
Nella Repubblica Democratica del Congo, particolarmente colpiti dal nuovo ceppo, sono bambini e giovani sotto i quindici anni che ,nel 2024, rappresentano ben il il 56% dei casi registrati nel paese africano e il 79% dei decessi. Medici Senza Frontiere ha lanciato un appello ai paesi in possesso di scorte di vaccini affinché siano immediatamente donate alla RD del Congo, paese che rischia una gravissima crisi sanitaria e umanitaria. La LILA non può che associarsi all’appello e sostenerne le ragioni.