Quali politiche sulle droghe in Italia?

supportdontpunishFinita l'era Giovanardi, le politiche sulle droghe in Italia sono finite nel limbo. Con lo scossone provocato dalla cassazione della Fini-Giovanardi si è aperta una nuova fase, accompagnata da altre importanti novità nel contesto internazionale, della quale però ancora non sono chiari i lineamenti. La situazione attuale richiede decisioni e progettualità che seguano e supportino le indicazioni delle agenzie internazionali, in direzioni diverse dalla linea finora tracciata dal capo del Dipartimento Antidroga, oggi dimissionario.

 

La Relazione sull'uso di sostanze stupefacenti e tossicodipendenze in Italia che verrà presentata al Parlamento in questi giorni dovrebbe essere l'ultima firmata dall'ormai ex capo del DPA, il Dipartimento per le Politiche Antidroga istituito presso la Presidenza del Consiglio. Il primo ministro Matteo Renzi ha tenuto per sé la delega, al dottor Giovanni Serpelloni sarebbe stata consegnata la lettera di dimissioni di fine mandato, le politiche antidroga dell'attuale governo non sono ben delineate, se si esclude la confusione che ha accompagnato l'iter di adeguamento legislativo seguito alla cassazione della famigerata Legge detta Fini Giovanardi. In questo quadro si svolge l'annuale Giornata internazionale di contrasto al traffico illecito e all'abuso di droghe, che cade il 26 giugno.

Nel panorama internazionale che ha visto avviate politiche di adeguamento sul consumo di sostanze in diverse parti del mondo occidentale, anche sotto la spinta di un vasto movimento di opinione organizzato, l'Italia si pone al confine con la realtà ben più drammatica dell'Est Europa e del Centro Asia, ormai da anni la porzione di mondo in cui l'epidemia di Hiv registra numeri in allarmante crescita. La disponibilità di droghe in continuo aumento, dato l'attraversamento delle vie globali del traffico illecito, associata alle politiche repressive e criminogene, che ostacolano qualunque intervento sanitario, rendono particolarmente vulnerabili intere porzioni della popolazione, favorendo così la diffusione del virus. Anche quanto sta accadendo in Grecia, la sottrazione dell'assistenza sanitaria che associata alla crescente criminalizzazione delle fasce deboli e alla crisi economica ha portato a aumenti esponenziali dei numeri dell'epidemia, è ormai tristemente noto.

Una posizione di confine, quella italiana, resa ambigua anche dalle azioni sempre più oltranziste del capo del DPA, in carica dal 2009, nominato dal sottosegretario Carlo Giovanardi. Azioni che hanno generato incertezza su quale sia il ruolo della Riduzione del danno in Italia, con attacchi portati avanti anche in sede internazionale, a scapito delle tante buone pratiche avviate negli anni passati. Pratiche che hanno portato alla significativa riduzione di morti e patologie che conosciamo e che andrebbero aggiornate, non contrastate. Azioni che hanno ammesso ben poche repliche, blindate da un lato dalla Fini-Giovanardi, dall'altro dalla verticalizzazione sistematica di ogni decisione, fino alla sospensione della Conferenza nazionale sulle droghe e alla cancellazione di fatto della Consulta delle tossicodipendenze, ovvero i luoghi istituzionali di confronto con operatori e community.

Che sia necessario un cambio di passo è ormai evidente a molti, ora c'è l'occasione di cambiare verso anche nelle politiche di gestione del consumo di sostanze in Italia. Lo dicono il sovraffollamento carcerario, la crescente criminalizzazione e marginalizzazione dei consumatori, l'insorgenza di nuovi tipi di consumo, la disinformazione dei consumatori più giovani su quali siano i rischi reali. Negli anni di Serpelloni la prevenzione si è ridotta a dichiarazione di principio, e in suo nome si sono spalancate le porte a personalissime e ambiziose ricerche sulle neuroscienze e a una feroce battaglia proibizionista contro la cannabis, promossa a droga pesante, al pari dell'eroina, in accordo col sottosegretario con delega a Droga e Famiglia Carlo Giovanardi, che ha portato alla Legge poi cassata.

La prevenzione deve tornare ad essere una pratica anche di riduzione del danno, di prevenzione di patologie, a partire dall'Hiv, e di comportamenti rischiosi per la vita e la salute dei consumatori, senza concessioni a posizioni ideologiche fondate su affermazioni di principio che nulla hanno a che vedere con la realtà dei fatti e il quotidiano delle persone. Un concetto che andrebbe sostenuto anche nelle sedi internazionali, con maggiore attenzione a quanto sta succedendo nell'Est Europa e nelle aree controllate dalla Russia, verso il Centro Asia, dove l'epidemia di Hiv sta crescendo a ritmi preoccupanti, proprio grazie alla War on Drugs, alla guerra alla droga, alla criminalizzazione dei consumatori e dalla loro esclusione dall'assistenza sanitaria.

La necessità di ripensare la Riduzione del danno in funzione dei nuovi consumi, delle nuove sostanze, dei nuovi comportamenti, perché a chiunque siano garantite assistenza sanitaria e informazioni aggiornate basate sull'evidenza, sta negli stessi documenti delle agenzie internazionali, UNODC, UNAIDS, OMS. Nel frattempo l'UNODC ha annunciato una Sessione speciale su tali temi nel 2016. Con la Riduzione del danno, la richiesta globale è di avanzate politiche di prevenzione che percorrano strade contrarie a quelle sancite dalla War on Drugs, che favoriscano l'emergenza del fenomeno del consumo di sostanze e contrastino la sua riduzione a clandestinità criminale.


Una nuova politica sulle droghe 
Presentazione alla Stampa del 5° Libro Bianco sulla legge Fini-Giovanardi
Mercoledì 25 giugno h. 11.00 - Senato della Repubblica - Istituto di Santa Maria in Aquiro - Piazza Capranica 72, Roma
Presentazione della quinta edizione del Libro Bianco sulla legge Fini-Giovanardi sulle droghe promosso da La Società della Ragione Onlus, Forum Droghe, Antigone, CNCA e con l'adesione di CGIL, Comunità di San Benedetto al Porto, Gruppo Abele, Itaca, ITARDD, LILA, Magistratura Democratica, Unione delle Camere Penali Italiane.


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