Il documento presentato il 6 ottobre da Cittadinanzattiva denuncia che nel 71,4 % dei casi le associazioni del Cnamc hanno dichiarato "interruzioni nell'erogazione del farmaco prevalentemente per limitazioni al budget" e chiede un sistema di valutazione dei medicinali innovativi che consideri il loro impatto sanitario e sociale. Come LILA evidenziamo l'esigenza che le nuove cure anti Epatite C vengano concesse sulla base della maggiore efficacia sui pazienti meno compromessi, oltre che sul principio etico di cura dei malati più gravi.
E' stata presentata il 6 ottobre a Roma la "Raccomandazione civica per un nuovo governo dell'assistenza farmaceutica" promossa da Cittadinanzattiva – Tribunale Diritti del Malato (TdM) che contiene "proposte per garantire un accesso omogeneo, tempestivo ed appropriato ai farmaci" basate sul rilancio di un ruolo più forte dell'Aifa e del Ministero della Salute, a tutela dell'equità di accesso alle terapie su tutto il territorio nazionale e dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) farmaceutici in tutte le Regioni. Le proposte sono state elaborate sulla base di uno studio che ha preso in considerazione le segnalazioni dei cittadini e delle associazioni dei pazienti giunte al PiT salute (Progetto integrato di Tutela) nel 2013, e quanto emerso dal XIII Rapporto sulle politiche della cronicità 2014 a cui collabora il Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC). Da questi documenti è emersa una discrepanza di accesso particolarmente forte per quanto riguarda i farmaci innovativi come quelli contro l'Epatite C: "Le anomalie dei tempi di immissione in commercio del farmaco e di inserimento nei prontuari terapeutici regionali (Ptr) gravano in generale su tutti i farmaci, ma in misura maggiore sugli innovativi, dai costi molto elevati". In particolare lo studio ha evidenziato che le associazioni del Cnamc – di cui come LILA facciamo parte – hanno dichiarato "interruzioni nell'erogazione del farmaco prevalentemente per limitazioni al budget" nel 71,4% dei casi e "per il piano terapeutico che non viene rinnovato" nel 50% dei casi. Il 42,9% delle associazioni ha inoltre affermato di dover sospendere la terapia a causa dei costi diretti dei farmaci. Inoltre nello studio si denuncia che in Italia il tempo medio di accesso ad un "nuovo farmaco", tra il 2008 e il 2013, è stato di 427 giorni, contro i 109 del Regno Unito, i 364 della Francia e gli 80 della Germania.
"Il farmaco approvato dall'Aifa non sempre viene garantito in tutte le regioni e con uguali tempistiche– ha sottolineato durante la presentazione della Raccomandazione Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato – così si crea fenomeno discriminazione tra i pazienti in Italia e tra l'Italia e l'Europa". Questo avviene secondo Aceti "perché spesso le stesse attività vengono duplicate, mentre la valutazione della tecnologia sanitaria, deve essere unica". Inoltre il coordinatore del TdM ha definito come "non accettabile" il fatto che il prontuario farmaceutico nazionale sia aggiornato al 2005. "Bisogna garantire pari diritti e se il sistema non funziona, bisogna chiarire il gap che c'è", ha affermato Aceti auspicando, "un coraggioso atto di riordino assistenza farmaceutica in Italia", affinché sia garantita una responsabilità nazionale per il "controllo, verifica e garanzia" dei diritti dei malati. Aceti ha concluso parlando dell'importanza di un "investimento etico" nei medicinali: "I farmaci che non hanno valore aggiunto rispetto alla terapia standard non siano rimborsati", ma "si facciano "scelte sulle vere innovazioni, come quella dell'Epatite C oggi".
Carla Mariotti, curatrice dello studio di Cittandinanzattiva ha evidenziato l'esigenza di passare "dalla logica del "Silos budget" a una programmazione integrata della spesa pubblica", ragionando a livello di spesa "non solo sul farmaco singolarmente, ma sull'intero processo sanitario", poiché "se guarisco riduco i ricoveri ospedalieri e altre spese". Mariotti ha poi sottolineato l'urgenza di attuare un programma nazionale Hta (Health Technonological Assessment).
Massimo Oldrini interviene alla presentazione della Raccomandazione Civica |
Massimo Oldrini, come presidente di LILA Nazionale ha puntato l'attenzione sull'Epatite C come "sfida da punto di vista clinico e sanitario ma anche politico", in quanto implica "questioni etiche oltre che di sanità pubblica". "L'algoritmo che oggi concede l'accesso ai farmaci innovativi in Italia prende in considerazione elementi etici come la probabilità di decesso – ha detto - ma dal punto di vista della programmazione sanitaria sarebbe più molto più efficace curare le persone con compromissione epatica minore". "E' necessario un punto di incontro tra queste due letture". Oldrini ha poi posto il problema dei negoziati secretati tra Aifa e aziende farmaceutiche: "I funzionari regionali di diverse regioni non sanno quanto mettere a disposizione dei nuovi farmaci perché non conoscono il reale prezzo del Sofosbuvir – ha detto – su questo anche le company si devono interrogare e necessariamente modificare le loro politiche". Infine ha affrontato la questione dei dati a disposizione: "L'Istituto Superiore di Sanità (Iss) dice che ogni anno ci sono 4mila nuovi casi di persone con Hiv e aumentano pazienti in trattamento, tuttavia il rapporto Osmed di Aifa segnala un calo non solo della spesa ma anche delle compresse assunte ogni giorno". "Non possono essere veri entrambi". "Speriamo queste raccomandazioni portino a una maggiore responsabilità degli enti regolatori e a conseguenti benefici per pazienti e cittadini", ha concluso.
Nello Martini, direttore Ricerca&Sviluppo dell'Accademia Nazionale di Medicina, ha affermato che - per garantire l'equità nell'accesso alle cure - sia necessaria la realizzazione a livello nazionale, di alcune condizioni. Innanzitutto l'atto di pubblicazione in gazzetta ufficiale dei farmaci deve contenere ragioni e grado innovazione rispetto all'esistente, altrimenti "è ovvio che le regioni non ci stanno e promuovono nuove commissioni di valutazione". Inoltre, la copertura brevettuale deve prevedere meccanismi riduzione prezzo in base al numero dei pazienti trattati: "Non può rimanere lo stesso per 10 anni, indipendentemente da consumi". Sull'Epatite C Martini ritiene necessario "introdurre il pagamento dilazionato in 3 anni", considerando l'effetto documentabile di risparmio sul Ssn. Infine Martini ha evidenziato l'importanza di promuovere il meccanismo del "pagamento a risultato", un meccanismo promosso dall'Italia e sempre più accettato dai paesi europei: "non si può pagare 100mila euro se la terapia fallisce".