Una percezione del rischio in netto calo per quanto riguarda l’Hiv e quasi assente per quanto riguarda tutte le altre IST, le infezioni sessualmente trasmissibili: il risultato è che l’HIV non cala e, anzi, aumenta in alcuni gruppi chiave, mentre per tutte le altre IST, si registra una netta impennata di casi: è quanto emerso dal convegno organizzato lo scorso 19 maggio da LILA Como presso la scuola ENAIP. Titolo dell’evento, legato al trentennale dell’associazione: “1987-2017 di HIV e di LILA. La prevenzione-ruolo importante nelle IST”.
A confrontarsi attivisti e dirigenti della LILA, medici ed esperti dell’Azienda Sanitaria Lariana di Como, cittadini e studenti, concordi nel definire quello delle IST uno dei problemi di salute pubblica tra i più rilevanti e urgenti, eppure, anche tra i meno conosciuti. Insieme i relatori hanno offerto un quadro globale e locale dell’andamento di queste infezioni e delle necessità di cura e di prevenzione. “Di questi argomenti si conosce poco e poco si parla –ha detto il dottor Luigi Pusterla, Direttore F.F.Malattie infettive dell’ASST Lariana di Como- e noi ne vediamo tutti i giorni gli effetti sui pazienti”. “Abbiamo scelto di parlare quest’anno non solo di HIV ma anche di IST perché sono infezioni che si vanno diffondendo sempre più velocemente, soprattutto tra i giovani –ha detto la dottoressa Manuela Serrentino, socia fondatrice e membro del direttivo di LILA Como- i vaccini sono una buona arma di prevenzione ma bisogna puntare, come per l’HIV, soprattutto sulla modifica dei comportamenti a rischio. Proteggersi è la prima cosa e occorre far capire che condom e comportamenti sicuri ci difendono da tutte queste patologie”. A dare il senso di quanto sia bassa tra la popolazione la percezione del rischio IST è stata anche Giusi Giupponi, presidente di LILA Como: “dall’inizio dell’anno sono arrivate alla nostra helpline oltre trecento richieste di supporto e informazioni su temi connessi all’HIV ma quasi nessuno ha richiesto informazioni sulle IST. Le donne che chiamano –ha aggiunto inoltre Giusi Giupponi- sono solo il 10%, segno di una percezione del rischio ancora più bassa nonostante siano esposte ad alti rischi di infezione e coinfezione”.
A parlare della stretta correlazione tra HIV e IST è stato il dottor Luigi Pusterla: “Contrarre le IST aumenta il rischio di contrarre anche l’HIV –ha spiegato- in primo luogo perché vuole dire che si è corso un rischio con rapporti sessuali non protetti ed in secondo luogo perché gran parte delle IST risultano erosive ed ulcerative per le mucose aumentando il rischio di trasmissione dell’HIV”. Dunque le varie infezioni possono potenziarsi l’una con l’altra: negli anni la curva che associa Hiv e sifilide –ha proseguito- si è fatta sempre più stretta perché c’è meno attenzione alla prevenzione”. Unendosi all’allarme lanciato da tanti infettivologi italiani in prima linea, Pusterla non ha mancato di confermare, anche per l’area di Como, un picco di casi di epatite A, in linea con quanto sta accadendo in tutto il territorio nazionale.
Secondo i dati forniti nella relazione, i pazienti coinfetti (HIV+IST) al 94% sono uomini e, tra questi, il 40% sono MSM (uomini che fanno sesso con altri uomini). Il 61% di persone con LUE (sifilide) è anche positivo all’HIV. L’età media dei pazienti varia tra i 30 e 60 anni ma una fetta sempre più consistente si registra anche nella fascia di popolazione più giovane, quella tre i 20 e i 30 anni. Tra le strategie di prevenzione indicate uso del Condom sempre e PrEP.
L’aumento di queste patologie, è dovuto a fattori diversi, ha spiegato nel suo intervento la dottoressa Amelia Locatelli, responsabile del centro MTS dell’ASST Lariana: carenze educative che portano ad un minor uso del profilattico, difficoltà ad accedere a prevenzione e diagnosi, anche a causa del taglio dei servizi disponibili, calo della percezione del rischio, soprattutto tra ragazzi e ragazze, con un deciso aumento tra i giovani MSM (più 33% negli ultimi 10 anni). Impressionante la diffusione nel mondo delle tre patologie batteriche, peraltro sotto-diagnosticate, che potrebbero essere curate con appropriate terapie antibiotiche: la clamidia fa registrare 131 milioni di nuove infezioni l’anno, 78 milioni quelle da gonorrea, cinque milioni e seicentomila quelle da sifilide. Il quadro si rivela ancora più allarmante se si guarda all’entità di questo incremento. Nel 2014, nei paesi dell’Unione Europea, è esplosa in particolare la Gonorrea con un 25% di casi in più rispetto all’anno precedente, arrivando a 20 casi per 100mila abitanti (dati: annual epidemiological report). Questa IST può causare infiammazioni, oltre che ai genitali, anche al retto e alla gola. Il 58% di tutti i casi si sono registrati nel solo Regno Unito. Per quanto riguarda le fasce d’età: ben il 38% sono riferibili a giovani tra i 14 ed i 25 anni, seguiti da quelli tra i 25 ed i 34 con il 34% dei casi. Il 49% dei casi ha riguardato persone eterosessuali ed il 44%, in forte crescita, MSM. La gonorrea è inoltre la IST che sta mostrando maggiore resistenze ai trattamenti. "Vi sono evidenze –ha spiegato ancora Locatelli-di forme di gonorrea che non rispondono a nessun farmaco disponibile". Crescita consistente nell’Unione europea, anche per la sifilide con oltre 25mila casi (5,1 casi per 100mila), riscontrata sei volte di più negli uomini rispetto alle donne. Per il 65% dei casi si tratta di MSM. Il 30% ha più di 45 anni ma l’infezione è in aumento anche tra i più giovani (13%). La sifilide si può contrarre attraverso il contatto con genitali, ano, bocca e può essere trasmessa dalla madre al feto durante la gravidanza. Il mancato trattamento della madre durante la gestazione può portare alla morte del nascituro. L’esplosione di questa patologia, ha fatto sì che il farmaco più efficace per curarla, la benzilpennicellina, abbia iniziato a scarseggiare e per questo nel 2016 è stata dichiarata dall’OMS farmaco essenziale. Per quanto riguarda la Clamidia l’aumento nel 2014 è stato del 5%, soprattutto tra i giovani al di sotto dei 25 anni (63%). E’ l’unica IST con più diagnosi tra la popolazione femminile ma questo, probabilmente perché la maggiore consuetudine delle donne alle visite ginecologiche favorisce le diagnosi. I sintomi sono rappresentati da secrezioni e bruciori durante la minzione. Sono molte tuttavia le persone che non manifestano sintomi particolari ma questo non esclude il rischio di serie conseguenze sull’apparato riproduttivo. Un’alta percentuale di infezioni da Clamidia si associa anche ad un’infezione gonococcica. Più raro, ma si va riaffacciando, il linfogranuloma venereo.
Clamidia e gonorrea aumentano fino a tre volte il rischio di contrarre l’Hiv, la sifilide lo aumenta fino a sei volte ha spiegato ancora Locatelli. Inoltre queste IST possono causare altre serie conseguenze: infiammazioni pelviche, gravidanze extrauterine,aborti, infertilità. Molti i casi di contagio da trasmissione orale soprattutto per gonorrea e sifilide. “E’ importante –ha spiegato ancora Locatelli- trattare bene fin da subito queste infezioni che stanno evidenziando, peraltro, forti resistenze ai trattamenti. Una cura sbagliata può complicare davvero le cose, l’invio ai centri specializzati, in grado di seguire le migliori linee guida, è assolutamente consigliato”. Le più recenti linee guida per il trattamento di Clamidia, Gonorrea e Sifilide sono state diffuse dall’OMS nel maggio 2016 e articolate secondo il principio: “giusti antibiotici, giusta dose, corretta durata temporale”. E’ raccomandata, inoltre, l’elaborazione di specifiche linee guida nazionali per il trattamento della gonorrea in base alle resistenze che si verificano nelle singole aree geografiche.
Il papilloma Virus (HPV) fa invece parte di una famiglia virale ed è considerato il secondo agente patogeno, causa di cancro, dopo il fumo. Si tratta della MTS più diffusa in entrambi i sessi con una massima prevalenza tra i 15 ed i 25 anni. Oltre a causare condilomi genitali, il virus è una condizione necessaria allo sviluppo di tutti i tumori del collo dell’utero. Contribuisce inoltre al 71% dei tumori vaginali, al 40% dei tumori alla vulva, all’87% di quelli dell’ano, al 35% dei cancri orofaringei (sei volte più frequenti negli uomini). E’ anche concausa del cancro del pene e dell’utero. Solo per quest’ultimo si ravvisa un’alta sopravvivenza mentre gli altri sono altamente infausti. I ceppi più aggressivi di HPV si possono prevenire con il vaccino, offerto gratuitamente a ragazze e ragazzi sotto i 12 anni e in co-pagamento per i maggiori di 12 anni . Il Vaccino va inoltre attivamente proposto a PLHIV e a MSM. Le patologie da HPV hanno costi molto alti dal punto di vista umano ed economico. La sola condilomatosi -ha ricordato ancora la dottoressa Locatelli- costa 80 milioni l’anno ed il trattamento è emotivamente molto pesante. Sono in corso studi su un vaccino nonavalente in grado di coprire più ceppi di virus ed anche le recidive.
Per quanto riguarda Como le persone al momento assistite presso il centro MTS sono 800 di cui 496 maschi. 121 sono gli stranieri.Per la metà si tratta di persone diplomate o con laurea, segno di quanto la disinformazione riguardi tutte le fasce di popolazione. Nel solo periodo gennaio-aprile 2017, il centro MTS di Como ha registrato 333 nuovi pazienti: più del doppio rispetto allo scorso anno. 109 le persone che riferiscono IST precedenti, un numero piuttosto elevato.
La prevenzione resta dunque un’arma essenziale. In questo campo il ruolo delle community è stato e deve continuare ad essere centrale. “La community è fondamentale perché parla lo stesso linguaggio delle persone ed è, su alcuni aspetti più credibile –ha spiegato nella sua relazione il presidente della LILA, Massimo Oldrini- ha un approccio orientato alla difesa dei diritti delle persone e può offrire anche un’elevata professionalità”. Nella storia dell’HIV le community si possono definire come un insieme di persone, con o senza HIV, provenienti dalla società civile e dalle realtà LGBT, consumatori o ex consumatori di sostanze, sex workers, operatori sanitari, che si sono uniti per perseguire due obiettivi fondamentali: favorire la prevenzione per evitare che altre persone contraggano l’HIV e sostenere le persone che, avendo già contratto l’HIV, devono rimanere in salute ed evitare di trasmette ad altri l’infezione. Unaids indica il 2030 come orizzonte possibile per debellare l’HIV/AIDS –ha ricordato il presidente della LILA- prescrivendo l’obiettivo “90-90-90”, ossia una strategia che prevede di rendere il 90% delle persone con HIV consapevoli del proprio stato e di assicurare loro accesso ai trattamenti e mantenimento in cura, così da conseguire un azzeramento della carica virale nel 90% delle PLHIV. “Ma per raggiungere questo obiettivo occorre rendersi conto che la prevenzione deve essere composta da un insieme di strategie –ha detto ancora Oldrini- prescrivere l’uso del profilattico e basta non funziona se poi non ci sono campagne di promozione e distribuzione dei condom maschili e femminili e se non si insegna a ragazzi e ragazze come usarlo”. Oldrini ha ricordato come l’Italia sia stata richiamata dall’Unione Europea per non aver programmato interventi prevenzione ed educazione nelle scuole. Per quanto riguarda lo specifico dell’HIV/AIDS, il presidente della LILA ha ricordato quali debbano essere gli elementi di una strategia di prevenzione integrata: “profilattico femminile oltreché maschile, PrEP, PeP, vaccini, microbicidi e TasP, soprattutto. Far capire che le persone con Hiv che abbiano una carica virale non rilevabile non sono infettivi può avere un enorme importanza nella lotta allo stigma e quindi per l’emersione del sommerso”. Le community hanno e potranno ancora avere un ruolo fondamentale per esempio fornendo servizi di de-medicalizzazione del test a cui si accompagni l’offerta di counselling. “Nel regno Unito –ha spiegato ancora Oldrini- il 60% delle diagnosi di HIV è avvenuto grazie ai servizi community-based, a Barcellona il 70% e in Italia ci sono realtà come il Checkpoint di Bologna che offre test per HIV ed epatite ed altre IST”.
Non è mancato, nel convegno, un approfondimento, curato dal dottor Pusterla, sullo stato ed il futuro delle terapie e dei trattamenti anti-HIV: “Con le terapie antiretrovirali –ha detto- abbiamo guadagnato in 15 anni 55 anni medi di vita ed evitato quattro milioni e mezzo di morti in tutto il mondo”. I farmaci disponibili sono attualmente 25 con circa 200 combinazioni di trattamento “ma siamo sempre più vicini –ha spiegato Pusterla- a non dover più parlare di triplice terapia, si può cominciare a lavorare sulla combinazione di due soli farmaci”. Il futuro delle terapie? Le somministrazioni long-acting in via di sperimentazione che potranno sostituire le assunzioni giornaliere, migliorando di molto l’aderenza ai trattamenti e che potranno essere usate anche per la PrEP.