In occasione del World AIDS Day e delle iniziative per il trentennale dell’associazione, lo scorso 28 novembre, LILA Onlus ha presentato a Roma “LILAReport 2017”, un rapporto basato sull’analisi dei circa 12mila contatti censiti, in modo assolutamente anonimo, dai nostri servizi di helpline, dai servizi di testing per l’HIV e nel corso delle attività di prevenzione nelle scuole, esemplificate dal progetto EDUCAIDS svolto da LILA Cagliari.
Il quadro che ne emerge è quello di una percezione del rischio confusa e di una conoscenza delle vie di trasmissione lacunosa in tutte le fasce d'età, segno di come le campagne di informazione e prevenzione pubbliche continuino a segnare il passo. Altissima, non a caso, è la domanda di informazioni di base giunte alle Helpline LILA: in particolare su modalità di trasmissione (60%) e test l’HIV (46%, più del doppio rispetto allo scorso anno).
Tra le persone con HIV le principali richieste di supporto riguardano per il 37% le terapie e per il 31% gli aspetti relazionali legati al vivere con l’HIV, percentuale che sale al 47% tra coloro che hanno ricevuto da poco una diagnosi di positività. “La paura d essere isolati, stigmatizzati, giudicati –ha spiegato Viviana Bello del coordinamento nazionale LILA - è dunque ancora più forte dei timori relativi alla propria salute, segno di quanto stigma e pregiudizi continuino a pesare sulla vita delle persone con HIV”.
Rispetto all’offerta di Test rapidi, il dato più significativo è relativo ai cosiddetti “first test”: circa la metà delle persone che hanno effettuato il test presso una sede LILA non aveva, cioè, mai effettuato un test in precedenza. E’ un dato che ci segnala come questo tipo di servizio “community based” possa incoraggiare anche chi non ricorrerebbe ai servizi tradizionali, gravati, tuttora, da troppe barriere in accesso.
L’emersione del sommerso è fondamentale, ha ricordato la LILA, anche perché in Italia almeno una persona con HIV su quattro non è consapevole del proprio stato sierologico e il fenomeno delle diagnosi tardive è addirittura in aumento. Questo compromette la salute dei singoli rischiando di aumentare i rischi di trasmissione, anche inconsapevole, ad altre persone.
Per quanto riguarda i giovanissimi, esemplificativi sono i dati emersi dal progetto scuole EDUCAIDS di LILA Cagliari. Dai questionari somministrati in modo anonimo a 3.389 studenti di istituti superiori della provincia, di età compresa tra i sedici e i diciotto anni, si rileva come ben il 74,4% dei ragazzi sessualmente già attivi non usi il profilattico o non lo usi con costanza. “Permane inoltre in questa fascia d’età –ha spiegato ancora Viviana Bello- una preoccupante confusione tra contraccezione e prevenzione dell’HIV o di altre IST”.
Secondo il ministero della Salute, la popolazione giovanile tra i quindici e i ventiquattro anni è tra le più colpite e quella tra i venticinque e i ventinove riporta l’incidenza più alta tra tutte le classi d’età: 14,8 nuovi casi per 100.000 residenti.
“E’ un dato preoccupante che, purtroppo, non ci sorprende –ha detto Massimo Oldrini, Presidente nazionale LILA- l’Italia è tra i pochi paesi Europei a non aver inserito nei programmi scolastici percorsi di educazione alla sessualità e all’affettività”.
L’ONU giudica possibile e praticabile la sconfitta dell'AIDS entro il 2030 purché si adottino tutte le necessarie politiche di prevenzione e contrasto al Virus. L'Italia si è appena dotata di un Piano Nazionale di contrasto all’HIV/AIDS innovativo e in linea con questi obiettivi. “Tuttavia –ha denunciato Massimo Oldrini- senza le necessarie risorse questo piano non sarà attuabile e al momento queste risorse non sono state stanziate”.
Per rispettare gli obiettivi ONU, l’Italia dovrebbe centrare entro il 2020 il target “90-90-90”, una formula con cui l’ONU/UNAIDS prescrive la necessità di rendere consapevoli del proprio stato sierologico il 90% delle persone con HIV, di assicurare loro un accesso adeguato alle terapie e di far sì che il 90% delle persone con HIV raggiunga un livello non rilevabile di carica virale, condizione che le rende non infettive.
“Siamo tuttavia ancora ben lontani da questi obiettivi e le modalità con cui il sistema di sorveglianza raccoglie i dati sull’andamento dell’infezione in Italia non ci aiutano” ha detto ancora Oldrini. I registri per le rilevazioni dei casi di HIV e AIDS continuano, infatti, ad essere separati con il rischio di una perdita di dati, mancano informazioni su quanta gente faccia il test (meno test si fanno, meno casi si registrano), non c’è una rilevazione certa su quante siano le persone con HIV in terapia e con quale percentuale di successo. Oldrini ha anche puntato l’attenzione sull’aumento di diagnosi indicate dall’ISS tra i migranti: “Sappiamo che i migranti in transito vengono sottoposti al test HIV, con modalità, peraltro, tutte da chiarire –ha detto- dunque, in questo caso, l’aumento delle diagnosi va in parallelo con l’aumento dei Test effettuati: Il dato non è comparabile con quello della popolazione generale italiana”. Manca infine –denuncia ancora la LILA- qualsiasi rilancio della Riduzione del danno tra le persone con dipendenze per via iniettiva e questo a fronte di un crescente allarme per il rischio di un ritorno dell’eroina sul mercato.
“Lo scenario preoccupante che emerge dal lavoro della LILA sembra rimasto fermo a trent’anni fa per quanto riguarda prevenzione e diritto alla salute –ha detto Marco Perduca, dell’associazione Luca Coscioni- nessuno più delle persone con HIV, tra quanti hanno specifiche esigenze di salute, ha dovuto battersi, ogni giorno, da trent’anni, contro le politiche governative e per il rispetto del proprio diritto alla salute”.
Anche per Marco Perduca è necessario che “le evidenze scientifiche e l’attendibilità dei dati diventino basi imprescindibili delle decisioni politiche”.
“I dati sull’impreparazione dei più giovani rispetto alla prevenzione di HIV e IST sono allarmanti: è evidente che informazione e prevenzione siano tornate ad essere prioritarie” ha detto Donata Lenzi, capogruppo Pd in commissione Affari Sociali della Camera, ricordando come in Senato, promossa dalla senatrice Donella Mattesini, sia stata approvata a una proposta di legge, ora in commissione scuola alla Camera, che prevede l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole e un abbassamento del costo dei profilattici. “E’ poi necessario –ha proseguito Lenzi- che alle leggi si debbano dare gambe e risorse per camminare”.
La conferenza stampa di ieri ha inaugurato la campagna di prevenzione “AIDS IS NOT DEAD” che si svolge in partnership con ContestaRockHair, brand internazionale di hairstyle, da cinque anni al fianco della LILA. La campagna, alla quale si affiancherà una raccolta fondi a sostegno delle attività dell’associazione, si protrarrà per tutto il mese di dicembre in tutti i saloni del marchio nel mondo. Presso Yellow Square, in via Palestro, quartier generale dell’ostello più prenotato d’Italia, meta di tanti giovani italiani e stranieri, si è tenuta fino a tarda notte una festa/evento di prevenzione, con il patrocinio del I Municipio di Roma. Per Emiliano Monteverde, assessore alle politiche sociali e alla promozione della Salute del Municipio: “È davvero il momento di riattivare un percorso di prevenzione, tornare sui territori, creare momenti di informazione, proporre occasioni di testing, entrare nelle scuole. Questo municipio –ha concluso- è l’unico di Roma ad aver attivato un piano sociale in collaborazione con la ASL e siamo pronti a fare la nostra parte”.
“Abbiamo voluto mettere a disposizione questo luogo d’incontro giovanile -ha spiegato Fabio Coppola responsabile di Yellow Square- perché siamo convinti che i luoghi di aggregazione e divertimento siano luoghi ideali per la prevenzione”. Per Alessandro Santopaolo, Art Director di ContestaRockHair“è fondamentale promuovere e incentivare l’uso del profilattico, prima vera arma contro il virus. Per questo il nostro marchio con la campagna AIDS Is Not Dead continua e continuerà ad impegnarsi su questo fronte a fianco della LILA”.
La versione completa di LILAReport 2017 è disponibile a questo link.