Copertura sanitaria universale per tutti: l’impegno ONU per l’Agenda 2030. Calano però le risorse per la lotta all’AIDS

Assemblea ONULo scorso 23 settembre, nel contesto della 74esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, i leader mondiali hanno adottato una dichiarazione politica di rilevanza storica sulla copertura sanitaria universale (UHC): “Si tratta dell'accordo più completo mai raggiunto sulla salute globale -ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres - è un risultato significativo che guiderà i progressi per il prossimo decennio".

Lo sguardo è alla realizzazione degli impegni per l’Agenda ONU 2030 con i suoi diciassette obiettivi per uno sviluppo sostenibile (SDGs): “Il mondo ha ancora undici anni per raggiungere gli SDGs; La copertura sanitaria universale è fondamentale affinché ciò accada” ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS.

Alla vigilia dell’assise, la stessa OMS aveva lanciato un appello affinché i fondi disponibili per la copertura sanitaria globale possano raddoppiare disponibili entro il 2030: “l’alternativa è lasciare 5 miliardi di persone senza assistenza sanitaria. La salute per tutti è una scelta politica”. Numerosi gli interventi che hanno sottolineato come, di fronte ad una popolazione mondiale in costante aumento, privare miliardi di persone dei servizi sanitari di base avrebbe costi sociali, umani e politici devastanti per gli equilibri del pianeta.

Aderendo alla dichiarazione gli Stati membri si sono impegnati a investire in quattro aree principali dell’assistenza di base: fornire il sostegno economico necessario affinché nessuno debba trovarsi in difficoltà per aver dovuto pagare di tasca propria delle cure necessarie, attuare le strategie atte a prevenire e combattere le malattie, proteggere la salute di donne e bambini, rafforzare i sistemi sanitari nazionali con le necessarie infrastrutture, competenze professionali e capacità di governance. I paesi membri dovranno riferire dei progressi fatti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2023.

Il giorno successivo, sempre nell’ambito dell’Assemblea Generale ONU, dodici Agenzie multilaterali hanno lanciato un Global Action Plan for Healthy Lives and Well-being for All, un piano globale per la Salute ed il benessere di tutti e tutte, volto ad accelerare i progressi verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile relativi alla Salute e a sostenere i paesi che più ne abbiano bisogno. Il presupposto è che gli obiettivi 2030 e la Copertura Sanitaria Universale, non saranno raggiunti senza raddoppiare gli sforzi.

Un documento della società civile internazionale, firmato da People’s Health Movement, Partners In Health, Sama, Medicus Mundi International and Public Services International, non manca, tuttavia, di esprimere perplessità sulla dichiatrazione e sulle iniziative promesse.

E’ indicativo che non vi sia alcun impegno a rafforzare i servizi sanitari pubblicirecita il documento- La fornitura pubblica di assistenza è un requisito irrinunciabile per raggiungere l'equità sanitaria. Vi sono sufficienti dimostrazioni nel mondo di quanto, minare l’assistenza sanitaria pubblica, penalizzi proprio le popolazioni più vulnerabili come i poveri, i lavoratori precari, le minoranze locali, le donne e di quanto ciò aumenti le disuguaglianze nell’accesso alle cure sanitarie esponendo le Key population alle leggi del mercato”.

Non sono mancati interventi accesi nemmeno durante l’Assemblea ONU e, tra questi, quello di Winnie Byanyima, dirigente di Oxfam International e direttora esecutiva entrante di UNAIDS. Nel suo intervento in plenaria, Byanyima ha puntato l’indice proprio contro le disuguaglianze spiegando che troppe persone nel mondo sono costrette, per pagarsi le cure, a rinunciare al cibo o a vendere la loro terra e la loro casa: "Sappiamo che i super-ricchi stanno nascondendo al fisco 17 miliardi di dollari-ha detto- e anche le grandi multinazionali dovrebbero essere messe sotto i riflettori. Invece in tutti i paesi sono proprio i poveri ad essere sottoposti, in proporzione, alle tassazioni più alte”. Da affrontare, secondo Byanyma, anche lo strapotere di Big Pharma, poiché prezzi elevati e mancanza di concorrenza hanno fatto sì che vaccinare un bambino costi oggi circa sessantotto volte di più rispetto al 2001. “Per questo –ha detto- va accolto con favore l'impegno per la trasparenza dei prezzi nella dichiarazione politica odierna”.

Senza mezzi termini anche l’intervento del professor Jeffrey Sachs della Columbia University secondo il quale i quindici miliardari più ricchi del mondo, come Jeff Bezos e Bill Gates, con le loro risorse potrebbero porre fine alla malaria nel mondo in un solo week end o porre le basi per la sconfitta dell’AIDS in soli 5 giorni. “Basterebbe –secondo Sachs- che rifinanziassero il Global FUND con diciassette miliardi di dollari in tre anni, una piccola somma –ha detto- per un gruppo di persone che ha un reddito medio di cinquanta miliardi di dollari l'anno”. 

A lanciare l’allarme sull’effettiva volontà politica di governi e grandi donatori sono, del resto, ambiti interni alle stesse Nazioni Unite e le incognite più pesanti si concentrano proprio sulla lotta all’AIDS. Secondo UNAIDS, infatti, le risorse messe a disposizione dei sistemi sanitari e dei fondi di solidarietà internazionale invece di aumentare stanno addirittura diminuendo.

Alla fine del 2018 tali risorse ammontavano, globalmente, a diciannove miliardi di dollari mentre la dichiarazione politica sulla fine dell’AIDS, sottoscritta nel 2016, prevedeva una disponibilità di ventisei miliardi entro il 2020. All’appuntamento con il 2020 mancano, dunque, almeno sette miliardi di dollari. Il calo dei finanziamenti riguarda tutti i settori: le risorse stanziate dai paesi membri per i rispettivi servizi sanitari sono diminuite, in media, del 2%; Meno 20% per il Fondo Globale per la lotta ad AIDS, Malaria e Tubercolosi, meno 3% per i programmi bilaterali finanziati dagli USA, meno 17% per i programmi bilaterali di altri paesi donatori e, ancora, meno 18% per le risorse raccolte dalle organizzazioni filantropiche. "Il mondo non può permettersi di retrocedere sugli investimenti nella risposta all'AIDS -ha dichiarato Gunilla Carlsson, direttore esecutivo dell'UNAIDS- i paesi devono onorare il loro impegno ad aumentare costantemente i loro investimenti nella risposta all'HIV se vogliono davvero onorare i propri obblighi nei confronti dei più vulnerabili e svantaggiati ". La scorsa estate, in occasione della presentazione del rapporto Global Update 2019 sempre UNAIDS aveva avvertito: “le risorse diminuiscono e i progressi della lotta all’Aids/HIV stanno rallentando”.

Il 10 ottobre la prima importante occasione per invertire la rotta con la conferenza di rifinanziamento del Global Fund che si tiene a Lione.

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