La consapevolezza del messaggio U=U associata a migliori risultati di salute tra le persone con HIV. Lo studio in 25 paesi.

uequalu sitoLo scorso gennaio è stato pubblicato su BMJ JournalAwareness and associations with health outcomes among people living with HIV in 25 countries”, uno studio internazionale che associa alla consapevolezza del messaggio "U=U, Undetectable=Untrasmittable", una più alta probabilità di successo delle terapie ART e migliori condizioni generali di benessere.

Tra i dodici autori del trial, sostenuto da ViiV Healthcare e condotto grazie ad una rete di studiosi e attivisti in venticinque paesi, tra cui l’Italia, compaiono Bruce Richman, New York, leader di Prevention Access Campaign e Giulio Maria Corbelli, Plus e membro italiano di Eatg.

Lo studio è stato condotto tra il 2019 e la fine del 2020, tra 2389 persone con HIV e in ART dei seguenti paesi, citati secondo un ordine basato sul numero di questionari condotti: Stati Uniti (400 questionari), Sud Africa con 179 partecipanti, Russia (150 questionari), Regno Unito con 123, Australia Canada, Francia, Germania, Italia, Spagna, tutte con 120 partecipanti e poi Giappone, Messico, Portogallo, Brasile, Svizzera, Taiwan, Olanda, Argentina, Austria, Cile, Cina, Irlanda, Belgio, Polonia e Corea del Sud, paesi da cui sono state sondate tra le 75 e le 50 persone. Il 58,1% del campione è stato arruolato attraverso gruppi di supporto o associazioni di assistenza per persone con HIV, l’età media era di 41,2 anni, le donne (autoriferitesi come tali) sono state il 29%.

Nella premessa gli autori evidenziano come il messaggio U=U, Untrasmittable equals non trasmittable”, ossia: “Non rilevabile = non trasmissibile” possa essere un forte motivo di empowerment per le persone con HIV, in grado di motivarle e incentivarle a raggiungere e mantenere lo stato di non rilevabilità del virus. “Il messaggio chiave alla base di questa campagna informativa –si scrive- è che le persone che ottengono e mantengono la soppressione virale non corrono, effettivamente, alcun rischio di trasmettere l'HIV ai/alle loro partner sessuali HIV negativi/e". 

Il messaggio U=U è, per la sua semplicità, spiegano ancora gli autori, molto attrattivo e contribuisce alla prevenzione ad ogni suo livello: quella primaria, perché evita che altre persone contraggano il virus, quella secondaria, perché implica per le persone con HIV periodici controlli di salute e un regolare monitoraggio della carica virale e quella terziaria, perché migliora la qualità della vita delle persone con HIV. La non trasmissibilità del virus da HIV è particolarmente importante per le coppie sierodifferenti o per chi desidera avere dei figli. Inoltre il messaggio U=U può contribuire a ridisegnare i comportamenti sociali nella popolazione generale, visto che la paura dell’infezione è tra le cause principali dello stigma che grava sulle PLWHIV. Per questo, ricordano gli autori: “Discutere U = U in ambito clinico è vitale perché i pazienti percepiscono le informazioni che ascoltano direttamente dai loro riferimenti sanitari (HCP, Health Care Providers) come più credibili. L'impatto della consulenza sanitaria è stato ben dimostrato in altre aree della salute pubblica come la cessazione del fumo”. 

Il campione è stato suddiviso in tre gruppi:

1) Chi non conosceva completamente U=U,

2) Chi ne aveva sentito parlare ma non direttamente dal suo HCP

3) Chi ne era stato informato o ne aveva parlato con il suo HCP

 Questo studio ha quindi esaminato:

  • La prevalenza di chi ha discusso di U=U con il medico, dato che include sia chi sia stato informato dal proprio HCP, sia chi abbia invece suscitato la discussione con il proprio medico.
  • La correlazione tra l’essere informati/e su U=U e la percezione del proprio stato di salute nonché dei propri comportamenti relativi alla salute,
  • Il differente impatto che può produrre la fonte dell’informazione su U=U, ossia il differente impatto di un messaggio giunto da fonte medica o da altra fonte di ambito non sanitario.

Conclusioni:

  • Complessivamente, oltre un terzo dei partecipanti a questo studio internazionale ha riferito di non aver mai avuto alcuna informazione o discussione con il proprio medico riguardo all’evidenza "Undetectable equals Untransmittable" .
  • Le percentuali di chi ha discusso di U=U con i propri referenti sanitari variano molto da paese a paese e tra gruppi di popolazione: si va dal 38,0% della Corea del Sud all'87,3% della Svizzera. La prevalenza più bassa si è registrata tra gli uomini eterosessuali (57,6%) con una notevole differenza rispetto agli MSM (uomini che fanno sesso con altri uomini) che fanno registrare una prevalenza del 70,5%. Rilevate anche differenze in base al luogo di residenza: la prevalenza delle persone informate è più alta tra chi ha il proprio medico in un’area metropolitana e il cui tragitto giornaliero per raggiungerlo è inferiore ai trenta minuti.
  • Le PLWHIV che hanno riferito di aver discusso con il proprio operatore sanitario di U=U hanno avuto esiti di salute più favorevoli rispetto a quelli che non ne erano informati. Ad esempio, la probabilità di un’aderenza non ottimale alle terapie è risultata più alta (il 35,8%) tra chi non conosceva U=U rispetto a chi ne aveva parlato con il suo HCP (20,3%), mentre la probabilità di conseguire uno stato ottimale di salute sessuale si è rivelata più alta (il 51%) in chi aveva parlato di U=U rispetto a chi non ne aveva parlato (41,2%). La raggiunta soppressione virale è stata riferita dal 54% delle persone che non erano informate di U=U, dal 70,6% di quelle che avevano avuto informazioni da fonti non mediche e dal 76% di quelle che invece avevano affrontato il tema con i propri medici. Nel gruppo informato dai propri sanitari sono risultati migliori anche altri parametri non strettamente medici come un maggiore comfort nel discutere con gli operatori le preoccupazioni sulla trasmissione dell'HIV e una maggiore disponibilità a condividere lo stato di HIV con gli altri: tra i non informati la percentuale di chi ha condiviso il proprio stato sierologico è risultata infatti del 20%, tra chi era informato da fonti non sanitarie è risultata dell’11,7% e tra chi ha discusso di U=U con i medici dell’11,4%.
  • Tra le persone informate di U = U, come evidenziato, sono state valutate anche quelle informate non dai propri medici ma da altre fonti. Sebbene anche le informazioni concernenti U = U ottenute da ambiti non sanitari siano state utili, le risposte positive rispetto a relazionalità e salute sono state meno incisive rispetto a quelle osservate in chi ha discusso effettivamente U = U con gli HCP.
  • Le discussioni U = U tra operatori sanitari e pazienti –conclude lo studio- dovrebbero essere considerate nelle linee guida sugli standard di cura per aiutare a migliorare i risultati di PLHIV legati alla salute e a beneficio della salute pubblica. Una maggiore diffusione del messaggio U = U negli ambienti clinici può giovare alla salute pubblica.
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