L'annuncio formale del governo al Meeting di Rimini
Como, 24 agosto 2012. Un finale ormai scontato, ma non per questo meno grave, quello formalmente annunciato stamattina al Meeting di Rimini da Elisabetta Belloni, direttore della Cooperazione allo Sviluppo del ministero degli Affari Esteri. "Oggi ci troviamo in una crisi tale per cui dobbiamo recedere dal Fondo Globale, in quanto non siamo in grado di assicurare gli impegni finanziari" queste le sue testuali parole.
Una decisione che segue anni di promesse mancate, silenzi su quanto dovuto e su eventuali impegni futuri nonostante le sollecitazioni dello stesso Fondo Globale indirizzate direttamente al nostro governo. Nonostante le proteste internazionali inscenate dagli attivisti nelle Conferenze mondiali sull'AIDS e le sollecitazioni delle associazioni italiane. Nonostante la consapevolezza che il mancato versamento dei fondi promessi significa negare farmaci salvavita, e sottrarsi all'azione internazionale che ha permesso di ridurre la pandemia in vaste aree del mondo. Nonostante uscire da Fondo Globale significhi rinunciare al proprio ruolo nel conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (Millenium Goals) sanciti dalle Nazioni Unite, ovvero bloccare la propagazione dell'HIV/AIDS entro il 2015 e garantire l'accesso universale alle terapie.
La crisi ora appare un'ottimo argomento, ma ricordiamo che l'Italia è praticamente unica nel suo sottrarsi a ogni impegno, e non da oggi. Eppure è il Paese che ha voluto e agevolato la nascita del Fondo Globale, al G8 di Genova, e nonostante alcuni ritardi è sempre stata un buon donatore. Fino al 2009, anno in cui ogni versamento è stato sospeso, fino ad accumulare un debito di 260 milioni di euro ed evitare, dal 2011, qualsiasi impegno futuro.
L'Italia ha tradito le sue promesse, fatte di fronte ai cittadini, alla comunità internazionale, al Fondo Globale e ai milioni di persone colpite e infettate da HIV, tubercolosi e malaria in tutto il mondo. E le promesse mancate uccidono.