La Lila ha inviato un questionario ai leader delle principali forze politiche che si sfideranno alle prossime elezioni. E li ha messi nei panni delle persone che vivono con l'Hiv. Mettendo anche gli elettori nelle condizioni di capire quale sia davvero il loro pensiero verso le persone sieropositive. Lo stigma e la discriminazione che colpiscono le persone con Hiv sono una questione non più trascurabile. La difesa dei diritti non ha a che fare solo con la dignità, ma con i temi più ampi di prevenzione e accesso alle cure.
Immaginate di voler votare per un candidato, o una candidata, che ritenete capace e affidabile, o almeno eleggibile, e di scoprire che ha l'Hiv. Ora immaginate che la persona capace e affidabile, di cui scoprite la sieropositività, sia una collega di lavoro, l'insegnante dei vostri figli, il barista che vi serve il caffè tutte le mattine, la ragazza carina o il ragazzo muscoloso che viene in palestra nei vostri stessi orari, il poliziotto a cui chiedete aiuto, la dottoressa che vi sta visitando. Quale sarebbe la vostra reazione?
Troppo spesso all'Hiv viene ancora associata l'idea di una persona contagiosa, o quantomeno poco affidabile, se non immorale. Come se la malattia fosse una colpa. Come se non fossero chiare da almeno trent'anni le vie esclusive di trasmissione del virus. Come se l'Hiv riguardasse alcuni, e non altri. L'Hiv riguarda tutti. Chi ci vive, e chi non ce l'ha. Riguarda la politica, i cittadini, gli uomini e le donne, i giovani e i meno giovani, gli italiani e gli stranieri. Il virus non fa distinzioni di genere, di classe, di geografia.
Non è un caso che oggi il 60 per cento delle persone che ricevono una diagnosi di Aids non sapesse neppure di avere l'Hiv, o che una persona sieropositiva su tre non sappia di esserlo. Anche a questo portano discriminazione e stigma che colpiscono le persone con Hiv. Una patologia oggi curabile fino ad azzerare la carica virale, ma che può ancora rendere molto difficile la vita sociale, lavorativa, affettiva.
Stigma e discriminazione sono evitabili, oltre che immotivati, e vanno denunciati. Una campagna di comunicazione certo non basta, sono necessarie azioni politiche, cambi culturali, aumento della consapevolezza. Mettersi nei panni di una persona con l'Hiv è un primo passo.
I leader di coalizione sono stati rappresentati così per dare un messaggio a loro, agli elettori, e alle persone che con l'Hiv vivono davvero. È un messaggio di sostegno, prima che provocatorio.
La campagna della Lila è ispirata da quella, analoga, di Aides, associazione francese di lotta contro l'Aids, con il suo consenso e sostegno.
Domande inviate a Silvio Berlusconi, Pierluigi Bersani, Oscar Giannino, Beppe Grillo, Antonio Ingroia, Mario Monti.
1) L'80 per cento delle nuove infezioni da Hiv avvengono per trasmissione sessuale, derivano quindi dal mancato uso del preservativo, che in Italia costa circa 1 euro, con Iva al 21 per cento. In molte nazioni e città estere i governi lo promuovono, con campagne informative, detassazione e distribuzioni gratuite, soprattutto per i più giovani. Il vostro governo farebbe lo stesso?
2) Il femidom, il preservativo femminile, sostenuto dall'Unaids e nei programmi di salute pubblica di molti Paesi, in Italia è ancora assente dai consultori, difficilmente reperibile nelle farmacie e molto costoso. Il vostro governo si impegnerebbe in un programma di accesso al preservativo femminile?
3) Nelle carceri italiane la presenza di una percentuale rilevante di persone detenute per reati legati alla droga e il sovraffollamento pongono questioni di tutela della salute. Nessun Paese al mondo riesce a evitare consumo di droga e attività sessuale consenziente o non consenziente nelle proprie carceri. Perciò diversi Paesi europei e non solo hanno politiche di prevenzione dell'Hiv e di riduzione del danno anche in carcere, con preservativi e siringhe sterili, così come chiesto dalla Commissione Europea, dall'OMS e dalle agenzie ONU che si occupano di Aids e droga. Il vostro governo sarebbe favorevole all'introduzione di tali programmi nei nostri Istituti di pena?
4) La maggior parte delle persone detenute in Italia hanno imputazioni legate al consumo di sostanze. Globalmente si stanno mettendo in discussione le politiche finora esclusive della Guerra alla droga, la War on drugs, e alcuni governi stanno rivedendo le proprie legislazioni. Il vostro governo cambierebbe la Legge Fini-Giovanardi?
5) E' noto che lo stigma rende più difficoltose prevenzione, diagnosi, cure. Perciò le Agenzie internazionali affermano che negazione e sottrazione di diritti per parti della popolazione e omofobia sono un fattori di rischio importanti per l'epidemia di Hiv. Il vostro governo si impegnerebbe a garantire alle persone omosessuali pari diritti?
6) In Italia tutti i bandi di arruolamento del ministero della Difesa prevedono che possano partecipare solo persone Hiv negative, anche per accedere ai licei o indossare la divisa per diventare poliziotto, vigile del fuoco o guardia forestale, medico o psicologo, suonare nella banda, gareggiare nello sport. Mentre la legge nazionale 135/90 proibisce la richiesta di test Hiv per motivi di lavoro, e altrettanto fa la normativa Onu dell'Organizzazione internazionale del Lavoro. Il vostro governo insisterebbe nel dire che è un provvedimento fondato e opportuno?
7) Dal 2009 l'Italia ha sospeso il versamento di qualsiasi contributo al Fondo Globale di Lotta a Aids, Tubercolosi e Malaria, unico fra i Paesi del G8, dismettendo così ogni impegno nella lotta multilaterale a Hiv e Aids. Il vostro governo tornerebbe a contribuire al Fondo?
8) Ci sono ancora nel mondo Paesi che hanno leggi che limitano ingresso e soggiorno alle persone straniere con Hiv, alcuni con obbligo di test, prevedendo la deportazione in caso risulti positivo. Alimentando stigma e discriminazione, con norme prive di senso che derivano da paure infondate di contagio, e impedendo di fatto alle persone con Hiv, compresi i cittadini italiani, di viaggiare e lavorare all'estero. Ne era al corrente?
Link a Galleria Immagini e Scheda della campagna
Aggiornamento del 21 febbraio: la risposta dei leader di coalizione
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