Dichiarazione di estraneità ai fatti riportati dall'Espresso nell'inchiesta OffshoreLeaks oggi in edicola.
Como, 5 aprile 2013. Nei giorni scorsi siamo stati contattati dagli autori dell'inchiesta del settimanale L'Espresso, per uno scambio di informazioni su un "trust" in cui la LILA verrebbe indicata come benificiaria. Di cosa non si sa, dato che ci sarebbero, così ci è stato riferito, documenti riferiti a persone e luoghi ma non a transazioni di denaro. Transazioni che peraltro alla LILA non risultano, tantomento transazioni che facciano capo a un trust. Abbiamo da subito dichiarato la nostra totale estraneità alla vicenda.
Nell'inchiesta più vasta, portata avanti da più di 40 giornalisti di decine di Paesi, nella parte italiana si segnalava la presenza di alcuni trust, riferibili ad alcune facoltose famiglie, dei quali sarebbero state (il passato è doveroso, dato che si fa riferimento ad anni scorsi) beneficiarie alcune charities (oltre alla LILA ci sono "Unione italiana ciechi" e "Centro per il bambino maltrattato"). Perciò ci hanno chiesto un riscontro. Che è stato negativo su tutti i fronti.
La LILA non ha conti offshore e non ha rapporti con alcun trust o con le persone indicate nell'inchiesta dell'Espresso.
Vittima di una manovra le cui finalità ci sfuggono, la LILA rischia ora di finire vittima di approssimazione se non di giudizi sommari e non supportati dalla realtà dei fatti, che possono danneggiare gravemente le attività dell'associazione e dei suoi volontari.
La LILA Nazionale Onlus è una federazione che opera in assoluta legalità e trasparenza e con modalità assembleari e pubblica i suoi bilanci. Non riceve denaro dalle aziende farmaceutiche, vive di donazioni e lasciti e di 5 per mille, da parte di privati.
Il nome della LILA è coinvolto marginalmente, e anche per noi inspiegabilmente, in un'inchiesta globale di ben altra portata, e non vi sono altri riscontri, a parte una sigla scritta su un pezzo di carta di cui non conosciamo origine e destinazione, che indichino un suo coinvolgimento.
Nei giorni scorsi all'Espresso è stata recapitata la seguente nota:
La Lega Italiana per la Lotta contro l'AIDS respinge fermamente, fatte le opportune verifiche, ogni ipotesi di coinvolgimento in un qualsiasi Trust. La LILA non risulta ad alcun titolo beneficiaria di qualsiasi passaggio di denaro con le persone e le sigle a noi indicate dal giornalista dell'Espresso Leo Sisti, e si riserva, ove se ne presentasse la necessità, opportune azioni legali a tutela della propria onorabilità.
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Valentina Avon
Ufficio stampa LILA
Lega italiana per la lotta contro l'AIDS
++39 348.0183527
www.lila.it
Letttera inviata all'Espresso e pubblicata sul n.20 2013
Gentile direttore,
grazie anche al vostro giornale è stata scoperta una grave scorrettezza, commessa da ricchi che nei paradisi fiscali aprono trust nascondendosi dietro sigle di associazioni e enti benefici. L'inspiegabile presenza della LILA e di altre due associazioni come beneficiarie in trust di ricchi italiani, raccontata nell'articolo di LeoSisti del 4 aprile scorso, è stata poi spiegata dal Sunday Times. Crediamo sia importante offrire questo aggiornamento ai lettori dell'Espresso. Il settimanale britannico ha infatti chiarito che sono molte, e in diversi Paesi, le Onlus coinvolte, dalla Croce Rossa a Amnesty International alle associazioni di lotta contro l'AIDS australiane. Da ricchi elusori ed evasori, sempre con il medesimo obiettivo: fornirsi una copertura per operazioni finanziarie, in modo di sfuggire alla tassazione. All'insaputa delle associazioni indicate come beneficiarie, tra le quali anche la LILA, che peraltro mai hanno ricevuto denaro. La loro è una pratica becera, che va condannata e impedita, oltre che per la sua oggettiva natura menzognera, per il danno gravissimo che produce alle sigle coinvolte. Elusione ed evasione fiscale provocano danni alla finanza pubblica, che ricadono in buona parte sui servizi sociali e le parti più deboli della popolazione. Farlo coinvolgendo in maniera truffaldina, e lesiva dell'immagine, le persone che faticosamente lavorano nei buchi che loro contribuiscono a creare, è davvero una crudele beffa. Bene quindi che se ne parli.