"Abbiamo oggi un'ulteriore conferma dell'urgenza di curare coloro che hanno una doppia infezione da HIV e Epatite C e chiediamo subito un tavolo con Aifa e le case farmaceutiche": lo affermano i presidenti delle associazioni LILA, Nadir e Plus commentando i dati presentati alla Conferenza Italiana su AIDS e Retrovirus secondo cui 376 persone delle 8000 che in Italia hanno una grave coinfezione HIV e Epatite C moriranno nei prossimi 5 anni se non trattati con i nuovi farmaci".
"Chiediamo subito all'Aifa l'attivazione di un tavolo con le associazioni dei pazienti e le case farmaceutiche per rivedere i criteri di inclusione delle persone con HIV/HCV ma anche per ragionare su possibili riduzioni dei costi della terapia a fronte alla grande necessità": lo affermano i presidenti di LILA, Nadir e Plus, Massimo Oldrini, Filippo Schloesser, Sandro Mattioli a ICAR (Italian Conference on AIDS and Retroviruses) dopo la presentazione di Massimo Puoti, Direttore del reparto di malattie infettive all'ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano, che ha quantificato le morti che avverranno nei prossimi cinque anni se l'Aifa continuerà a escludere i coinfetti HIV/HCV dall'accesso prioritario alle cure.
Nella lettura sul trattamento dell'Epatite C nelle persone con HIV, Puoti ha affermato che sui 30mila coinfetti HIV/HCV, sono 8000 coloro che, nonostante la malattia di fegato moderata (fibrosi F2 Metavir) progrediranno verso la cirrosi e il cancro del fegato. Se queste persone verranno curate potranno essere risparmiate 376 morti e 500 gravi malattie del fegato. Secondo l'infettivologo del Niguarda ciò avverrà perché le persone con coinfezione, anche se hanno una fibrosi moderata ha una progressione verso la cirrosi molto più rapida delle persone mono infette con Epatite C.
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