LILA Onlus - Lega Italiana per la Lotta contro l'AIDS, in collaborazione con NAM, è lieta di fornirti la copertura scientifica ufficiale on-line della XXIV Conferenza Internazionale sull'AIDS (AIDS 2022), che si terrà a Montreal, in Canada, dal 29 luglio al 2 agosto 2022.
PRIMO BOLLETTINO
Antibiotico assunto dopo il sesso riduce le IST di due terzi, rivela lo studio ‘DoxyPEP’
Lo studio è stato presentato alla 24° Conferenza Internazionale sull’AIDS (AIDS 2022), che si sta tenendo questa settimana in modalità ibrida, sia in presenza a Montréal, in Canada, che online.
Nello studio, denominato DoxyPEP, veniva esaminata l'incidenza di gonorrea, clamidia e sifilide in 501 partecipanti, a due terzi dei quali è stata fornita doxiciclina da assumere dopo il rapporto (profilassi post-esposizione - PEP): il farmaco ha mostrato di ridurre il rischio di contrarre un’IST del 66%.
Per lo studio sono state reclutate 327 persone sieronegative in trattamento con la PrEP (farmaci assunti regolarmente per prevenire l'HIV) e 174 persone sieropositive, di età superiore ai 17 anni e nate maschi, a Seattle e San Francisco. I partecipanti dovevano aver avuto almeno una delle tre IST di interesse nell'arco dell’anno precedente.
Il numero di rapporti non protetti riferito dai partecipanti è stato in media di poco più di sette al mese, e l'aderenza alla doxiciclina è risultata buona, con l'87% dei rapporti non protetti coperti dall’antibiotico.
L'efficacia nei partecipanti HIV-negativi è stata del 66%; nel braccio di controllo sono state rilevate 82 IST, contro solo 61 nelle persone che assumevano DoxyPEP, e questo malgrado il braccio di sperimentazione contasse il doppio dei partecipanti rispetto a quello di controllo. L'efficacia nei partecipanti con HIV è stata invece del 62%.
Questa modalità di impiego degli antibiotici desta spesso preoccupazioni circa la possibilità che causi l’insorgere di farmacoresistenze. La doxiciclina è stata scelta in quanto è un farmaco poco costoso e ha un'emivita relativamente lunga, ma non è usata spesso nel trattamento delle IST. È un antibiotico appartenente a una classe chiamata tetracicline. Circa il 20% dei partecipanti con un’infezione da gonorrea diagnosticata al momento dell’ingresso nello studio presentava una resistenza ai farmaci in questa classe. Nel corso dello studio, poi, la percentuale di pazienti trattati con DoxyPEP che hanno contratto un’infezione da gonorrea e hanno mostrato una resistenza al farmaco è quasi raddoppiata, arrivando a poco meno del 40%. Si tratta di un livello di resistenza tale da poter limitare l’utilità dell’impiego di DoxyPEP nella prevenzione dell’infezione, anche se non dovrebbe incidere sul trattamento, dacché il farmaco impiegato per trattare la gonorrea appartiene a un’altra classe.
Lo studio doveva originariamente proseguire fino a maggio 2023, ma un’analisi intermedia condotta nel maggio 2022 ha evidenziato che il farmaco mostrava un’efficacia talmente elevata che non sarebbe stato etico proseguire con il braccio di controllo.
Link collegati:
- Resoconto completo su aidsmap.com
- Pagina informativa di aidsmap.com sull’impiego di antibiotici nella prevenzione delle IST
ViiV Healthcare concede la produzione di un generico per la PrEP iniettabile in 90 paesi
ViiV ha concesso una licenza volontaria per il cabotegravir iniettabile a lunga durata d'azione al Medicines Patent Pool, un ente che negozia con le case farmaceutiche la concessione di licenze volontarie per farmaci prioritari allo scopo di aumentarne la disponibilità a prezzi più contenuti. L'accordo consentirà ai paesi a basso e medio reddito e a tutti i paesi africani indipendentemente dal livello di reddito di produrre versioni generiche a prezzi accessibili del farmaco per la prevenzione dell'HIV, impiegato per la PrEP.
Ci vorranno però diversi anni prima che i produttori dei generici arrivino ai livelli di produzione previsti dall’accordo, che è stato inoltre fatto oggetto di critiche perché troppo limitato. Esso esclude infatti i paesi a reddito medio-alto al di fuori dell'Africa, con il risultato che non si potranno produrre versioni generiche del farmaco iniettabile per la PrEP in paesi come la Thailandia e il Brasile.
UNAIDS ha accolto positivamente l’accordo, ma si è unito all’appello degli attivisti che chiedono a ViiV di abbassarne il prezzo a livelli comparabili a quelli della PrEP a somministrazione orale.
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Il Biktarvy potrebbe essere l’opzione terapeutica più efficace contro HIV ed epatite B
L'HIV e l'HBV si trasmettono attraverso vie simili, e numerose persone sono portatrici di entrambi i virus. Alcuni antiretrovirali usati per trattare l'HIV sono attivi anche contro l'HBV.
Lo studio ALLIANCE ha confrontato Biktarvy, una monocompressa da assumersi una volta al giorno, con un regime a base di dolutegravir più emtricitabina e tenofovir disoproxil fumarato (FTC/TDF), anch’esso da assumersi una volta al giorno, ma in due compresse.
I due bracci differivano dunque per gli inibitori degli integrasi impiegati (bictegravir contro dolutegravir), per la versione del tenofovir (il nuovo TAF contro il più vecchio TDF), e per il numero di compresse da assumere.
Per lo studio sono state arruolate 243 persone con co-infezione HIV/HBV, principalmente in Thailandia, Cina o Malesia, che non erano state precedentemente trattate per l'HIV o l'epatite B. La maggior parte erano di sesso maschile, e l'età media era di 32 anni.
Entrambi i regimi sono risultati molto efficaci nel sopprimere l'HIV. A 48 settimane, il 95,0% dei partecipanti trattati con il Biktarvy e il 91,0% di quelli trattati con dolutegravir più FTC/TDF avevano abbattuto la carica virale HIV al di sotto delle 50 copie. La soppressione dell'HBV invece è stata più contenuta, e qui il Biktarvy si è mostrato superiore alla combinazione dolutegravir più FTC/ TDF: rispettivamente il 63,0% e il 43,4% dei partecipanti avevano livelli di HBV DNA inferiori alle 29 copie.
Tra i partecipanti che al basale erano positivi all'antigene ‘e’ dell'epatite B (HBeAg), nel 25,6% di coloro che assumevano Biktarvy si è osservata la perdita dell’HBeAg a 48 settimane, contro solo nel 14,4% nel gruppo dolutegravir più FTC/TDF. Anche la sieroconversione dell’HBeAg è risultata più elevata nel braccio del Biktarvy.
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Ulteriori evidenze sull’associazione tra TAF + dolutegravir e maggior aumento di peso
In confronto, tra le donne trattate con dolutegravir, tenofovir disoproxil fumarato (TDF) ed emtricitabina solo il 12% ha sviluppato la sindrome metabolica e solo il 27% un’obesità clinica. Gli uomini hanno invece sviluppato sia sindrome metabolica che obesità clinica a tassi meno elevati con entrambi i regimi.
ADVANCE è uno studio randomizzato di cui avevamo già riferito i risultati a 48 settimane e 96 settimane, che dimostravano come i regimi a base di dolutegravir fossero efficaci quanto quelli a base di efavirenz in termini di soppressione virale, ma risultassero più associati a un maggiore aumento ponderale nei partecipanti trattati con dolutegravir più TAF.
Gli ultimi risultati sono stati presentati come poster ‘late-breaker’ ad AIDS 2022. Dopo 192 settimane, i partecipanti che assumevano il regime contenente TAF erano aumentati di poco meno di 9 kg, contro 5,8 kg per quelli trattati con dolutegravir più TDF ed emtricitabina e 3,3 kg per quelli trattati con efavirenz più TDF ed emtricitabina.
Questi risultati sottolineano quanto un regime di trattamento assunto da milioni di persone rischi di causare disturbi metabolici e possa condurre a complicanze come il diabete di tipo 2, se non viene eseguito un regolare monitoraggio del peso corporeo e del metabolismo.
Dai risultati emerge poi anche la sostanziale differenza, in termini di rischio di aumento di peso, tra la vecchia e la nuova formulazione del tenofovir.
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Gli operatori sanitari possono fare di più per diffondere la consapevolezza che U=U
Ricercatori, attivisti e decisori politici si sono ritrovati a un incontro dedicato al tema a Montréal per festeggiare i sei anni da quando la rete Prevention Access Campaign ha lanciato il messaggio U=U, e i quattro anni dalla presentazione dei risultati finali dello studio PARTNER 2 ad AIDS 2018. Gli studi PARTNER hanno dimostrato che quando la carica virale non rilevabile il rischio di trasmissione sessuale dell’infezione da HIV è nullo.
All’incontro si è tuttavia appreso che c’è ancora molto lavoro da fare perché i benefici di questa consapevolezza siano compresi appieno da tutte le persone che convivono con l’infezione. E in questo, rilevante sarà il ruolo degli operatori sanitari. Da un’indagine condotta su quasi 16.000 maschi omo- e bisessuali in cinque paesi asiatici è infatti emerso che ben due terzi degli intervistati non sapevano cosa s’intendesse per U=U.
Anche un’altra indagine condotta su 3206 persone che vivono con l'HIV in sette città del Sud del mondo ha rilevato un bassissimo grado di consapevolezza e comprensione di U=U, e in sei di queste città oltre la metà degli intervistati ha mostrato di non comprendere il significato di "carica virale non rilevabile".
Presentando i risultati della seconda indagine, il dott. José Zuniga dell’Associazione Internazionale di Operatori Specializzati nella cura dell'AIDS (IAPAC) ha parlato di quanto sia pervasivo lo stigma che nelle strutture sanitarie impedisce una comunicazione aperta sul tema U=U.
All’incontro sono anche intervenuti dei ricercatori canadesi che hanno collaborato con medici operanti nell’ambito della salute sessuale per comprendere meglio quali barriere ostacolano la comunicazione intorno a U=U, nonché esperti del Terrence Higgins Trust del Regno Unito, che fornisce materiali formativi che aiutano gli operatori sanitari a comunicare con sicurezza e tranquillità su questo tema con i loro pazienti.
La Prevention Access Campaign ha lanciato un appello a tutti i paesi perché supportino il messaggio U=U e incorporino questo principio nelle iniziative nazionali per la prevenzione, la diagnosi e il trattamento dell’HIV.
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Regime a base di dolutegravir altamente efficace in bambini e adolescenti
Il dott. Jason Bacha del Baylor International Pediatric AIDS Initiative (BIPAI) ha presentato i risultati di un'analisi su un regime a base di dolutegravir somministrato in sette centri che forniscono cure pediatriche per l'HIV in sei paesi (Botswana, Eswatini, Lesotho, Malawi, Tanzania e Uganda) tra il 2016 e il 2021.
Lo studio ha esaminato dati relativi a 11.799 bambini e adolescenti. Il 56% erano di sesso femminile, e la maggioranza aveva 10 anni o più (il 39% aveva 10-14 anni, il 40% 15-19 anni). Solo il 2,6% aveva meno di 5 anni.
Oltre i tre quarti (78%) dei partecipanti erano passati al dolutegravir dopo uno switch terapeutico da un regime precedente. La maggior parte (61%) è stato trattato con dolutegravir più tenofovir disoproxil e lamivudina (TLD); il 32% con dolutegravir più abacavir e lamivudina, e il 5% più zidovudina e lamivudina.
Sei mesi dopo aver iniziato trattamento a base di dolutegravir, il 92% dei partecipanti aveva raggiunto la soppressione virale.
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Stati Uniti, aumentano le disparità nell’accesso alla PrEP
I farmaci a somministrazione orale per la PrEP sono stati approvati per l'uso negli Stati Uniti già nel 2012 (seguiti l’anno scorso da quelli in formulazione iniettabile), ma ci sono state molte difficoltà ad ampliare l’accesso a questi trattamenti, specialmente per i gruppi che hanno tassi sproporzionatamente alti di nuovi casi di HIV, come gli MSM (maschi che fanno sesso con maschi) neri e ispanici e le persone che vivono negli Stati del sud.
Per determinare se l'accesso alla PrEP fosse equo, gli autori di questo studio hanno calcolato il rapporto tra offerta e necessità di questi farmaci (PrEP-to-Need Ratio, PnR), ossia il numero di persone che assumono la PrEP diviso per il numero di nuove diagnosi in quel gruppo nello stesso anno. Lo studio ha utilizzato dati forniti da farmacie per contare gli utenti PrEP nel periodo compreso dal 2012 al 2021 in base alla regione di appartenenza (come riconosciute dall’Ufficio del Censimento).
In tutte le regioni nell'ultimo decennio, il PnR per i bianchi è aumentato molto più velocemente che per altri gruppi razziali o etnici, il che indica un iniquo divario nell'adesione ai programmi di PrEP. Negli Stati del Sud, il PnR per tutti i gruppi è inferiore rispetto a quelli delle altre regioni, sintomo di ulteriore disuguaglianza tra i gruppi razziali ed etnici, stavolta in base alla provenienza geografica.
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Educare gli agenti di polizia sul tema della riduzione del danno può prevenire l’HIV e le morti per overdose
I consumatori di stupefacenti per via iniettiva in Messico sono spesso molestati e arrestati dalla polizia, che in particolare prende di mira i siti di riduzione del danno come le cliniche dove si somministra metadone per effettuare arresti. Il possesso di siringhe, inoltre, è spesso usato come motivo di arresto – nonostante sia legale – e questi arresti quasi triplicano il rischio che i consumatori scelgano piuttosto di passarsi le siringhe gli uni con gli altri.
Il Proyecto Escudo (‘Progetto Scudo’) è stato ideato proprio per allineare le pratiche di polizia con i principi di salute pubblica basati sulle evidenze. Nel maggio 2016, 1806 agenti di polizia hanno ricevuto una formazione su argomenti quali la riduzione del danno, la sicurezza sul lavoro (incluso per esempio come evitare lesioni da aghi), l’emendamento della legge che depenalizzava il possesso sostanze in piccole quantità, e qualche informazione di base sull'epidemiologia dell'HIV e dell'epatite C.
Gli agenti hanno riferito di aver effettuato un numero significativamente inferiore di arresti nei due anni successivi alla loro partecipazione al progetto. Un risultato corroborato dai dati di una coorte di consumatori di sostanze per via iniettiva, le cui probabilità di finire in carcere erano calate del 68% nel periodo successivo all’offerta del corso di formazione per gli agenti.
Gli autori dello studio hanno utilizzato la modellizzazione per stimare l'impatto e la costo-efficacia della formazione sulla prevenzione della trasmissione dell'HIV e delle morti per overdose. Hanno rilevato che l’iniziativa ha avuto un impatto modesto ma non trascurabile sulla trasmissione dell'HIV, con l'1,7% in meno di infezioni da HIV due anni dopo l’offerta del corso di formazione e il 3,1% in meno di infezioni da HIV dopo dieci anni. L'impatto sulle morti per overdose sarebbe invece più sostanziale, con il 9% in meno di overdose dopo due anni e il 14% in meno dopo dieci. Gli studiosi hanno anche evidenziato che, se il programma di formazione era costoso, il suo costo era compensato da una riduzione della spesa per la reclusione, il che rende l'iniziativa conveniente anche dal punto di vista economico.
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