AIDS 2022 - Terzo Bollettino

AIDS2022logoLILA Onlus - Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids, in collaborazione con NAM, è lieta di fornirti la copertura scientifica ufficiale on-line della XXIV Conferenza Internazionale sull'AIDS (AIDS 2022), che si terrà a Montreal, in Canada, dal 29 luglio al 2 agosto 2022.

 

 

 

TERZO BOLLETTINO

 

Uomo in California apparentemente curato dall’HIV dopo trapianto di staminali

Un uomo della California meridionale, soprannominato il ‘paziente del City of Hope’ dal nome della struttura presso cui è in carico, sembra essere l’ultima persona in ordine di tempo ad aver ottenuto la remissione dell’HIV dopo un trapianto di cellule staminali da un donatore con una rara mutazione genetica: il suo caso è il quinto al mondo. La notizia giunge da una presentazione tenuta alla 24° Conferenza Internazionale sull’AIDS (AIDS 2022) in corso a Montréal, Canada, e online questa settimana.

Si tratta di un uomo bianco di 66 anni la cui diagnosi HIV risale al 1988, e che assumeva la terapia antiretrovirale da quando è stata resa disponibile, a metà anni ’90. Nel 2018, gli è stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta.

All’inizio del 2019, all’età di 63 anni, il paziente del City of Hope è stato sottoposto a un trapianto di cellule staminali da un donatore non consanguineo con doppia mutazione CCR5-delta-32, che causa la mancanza dei recettori sfruttati dalla maggior parte dei ceppi dell’HIV per infettare le cellule. Prima dell’intervento, è stato sottoposto a una chemioterapia di condizionamento a ridotta intensità specificamente pensata per pazienti più avanti con l’età e fisicamente meno in forma.

Dopo il trapianto, l’uomo ha proseguito il trattamento l'HIV per altri due anni. A quel punto, con una carica virale stabilmente non rilevabile, insieme agli specialisti che lo seguivano ha deciso di provare a interrompere l’assunzione dei farmaci, sempre sotto stretto controllo medico.

A più di tre anni di distanza dal trapianto – e oltre 17 mesi dopo aver smesso di assumere antiretrovirali – nel suo organismo non c’è traccia di replicazione dell’HIV, e anche la leucemia è ancora in remissione.

L’uomo è il più anziano delle persone finora risultate curate dopo questo tipo di procedura, viveva con l'HIV da più anni rispetto alle altre quattro e ha ricevuto una terapia di condizionamento meno aggressiva prima del trapianto. C’è dunque ragione di pensare che questo approccio possa essere esteso a un sottoinsieme più ampio di persone HIV-positive con cancro in stadio avanzato, ma resta tutt'altro che applicabile alla stragrande maggioranza delle persone con infezione da HIV.

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Adolescenti e donne vittime di violenza più a rischio di HIV e con meno probabilità di ottenere la soppressione virale

In uno studio condotto in Africa, in un gruppo di adolescenti con infezione da HIV è stata evidenziata un’associazione tra un passato di violenza da parte di un partner e/o di abusi sessuali e una ridotta aderenza terapeutica ai regimi antiretrovirali; in un altro studio, sempre condotto in Africa, le donne che avevano recentemente subito violenza da parte di un partner sono risultate avere oltre il triplo delle probabilità di contrarre il virus.

La prof.ssa Lucie Cluver ha presentato ad AIDS 2022 i risultati di uno studio longitudinale condotto su 1046 adolescenti (di età compresa tra i 10 e i 19 anni) che vivono con l'HIV in Sud Africa, intervistandoli per tre volte tra il 2014 e il 2018.

Il 37% dei partecipanti ha riferito di aver subito violenza da parte di un partner o abusi sessuali. Circa la metà dei partecipanti (51%) ha dichiarato di aderire costantemente alla terapia HIV. Anche tenuto conto di altri fattori, la violenza da parte di un partner è stata associata a una minore aderenza, e lo stesso vale per gli abusi sessuali.

Il secondo studio ha evidenziato che le adolescenti e le donne che avevano recentemente subito violenza da parte di un partner avevano probabilità oltre tre volte maggiori di acquisire l'infezione, e quelle HIV-positive avevano meno probabilità di raggiungere la soppressione virale.

Gli autori hanno analizzato congiuntamente i risultati di una serie di indagini trasversali rappresentative a livello nazionale che includevano informazioni sulla violenza fisica o sessuale dal 2000 al 2020. Sono state prese in considerazione 50 indagini condotte in 30 paesi, circa la metà delle quali nell'Africa orientale.

Sono state vagliate 273.000 risposte date da donne di età compresa tra i 15 e i 65 anni che erano state sposate o comunque impegnate in una relazione. Il 32% delle intervistate ha dichiarato di aver subito nella vita violenza fisica e/o sessuale da parte di un partner e il 22% ha riferito di aver subito violenza nell'anno precedente.

Anche tenendo conto di altri fattori, le intervistate che avevano subito violenza da parte di un partner nell'anno precedente avevano 3,22 volte più probabilità di contrarre l'HIV e 2,75 volte più probabilità di avere un’infezione HIV di recente acquisizione.

Le donne con infezione da HIV che avevano subito violenza nell'anno precedente, inoltre, avevano il 9% in meno di probabilità di raggiungere la soppressione virale.

Considerati nel loro insieme, i due studi sottolineano che c’è un’urgente necessità, finora insoddisfatta, di attuare su larga scala programmi efficaci per la prevenzione della violenza e per l’offerta di supporto alle vittime.

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Regime orale di sei mesi per il trattamento della MDR-TB sicuro ed efficace nelle persone HIV+

Un regime completamente orale per il trattamento della tubercolosi multifarmaco-resistente (MDR-TB) recentemente raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità si è dimostrato sicuro ed efficace nelle persone con infezione da HIV, è stato annunciato alla Conferenza.

Negli ultimi dieci anni è stato profuso molto impegno nell’individuazione di regimi di trattamento per la MDR-TB che evitino i farmaci iniettabili, permettano di ridurre la durata della terapia e minimizzino l'esposizione a farmaci tossici.

Con lo studio TB PRACTECAL è stato condotto un ampio confronto randomizzato tra tre regimi per la MDR-TB completamente orali della durata di 6 mesi, con un gruppo di controllo trattato con le sole cure standard previste in quel momento, vale a dire un ciclo di farmaci sia orali che iniettabili da assumere per 9-24 mesi. La sperimentazione è stata condotta in Bielorussia, Uzbekistan e Sudafrica.

I partecipanti sono stati tutti trattati con bedaquilina, pretomanid e linezolid (BPaL): un gruppo ha ricevuto solo il regime BPaL, mentre gli altri due hanno ricevuto il BPaL in combinazione con clofazimina oppure con moxifloxacina.

A IAS 2021 erano stati riferiti i risultati dello studio ZeNIX, che attestavano l’elevata efficacia del regime BPaL nel trattamento della MDR-TB. I risultati primari di TB PRACTECAL avevano già evidenziato che gli outcome migliori si ottenevano con il regime BPaL più moxifloxacina. A maggio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diramato un documento orientativo in cui si raccomandava l’impiego di BPaL più moxifloxacina quale trattamento elettivo per la MDR-TB.

La nuova analisi si è concentrata sugli outcome terapeutici di 153 partecipanti con coinfezione HIV, principalmente in Sudafrica. Le persone HIV-positive erano distribuite uniformemente tra i bracci dello studio, circa il 40% era di sesso femminile e la conta mediana dei CD4 si aggirava intorno a 300.

Il tasso più basso di outcome sfavorevoli è stato osservato proprio nel braccio BPaL più moxifloxacina, in cui solo il 28% dei partecipanti è stato interessato da outcome sfavorevole (definito come decesso, fallimento terapeutico, recidiva di MDR-TB o perdita al follow-up), contro il 40% del gruppo che ha ricevuto il trattamento standard.

Grazie ai recenti progressi della ricerca in questo campo, è oggi possibile trattare la tubercolosi in appena un mese e la maggior parte delle forme di tubercolosi farmacoresistente in 4/6 mesi. Secondo gli attivisti presenti alla Conferenza, però, nei paesi più colpiti i regimi completamente orali restano ancora fuori dalla portata di molte persone.

Treatment Action Group, Partners in Health e Medici Senza Frontiere hanno lanciato ad AIDS 2022 una campagna chiamata “1 / 4 / 6 x 24” mirata a stimolare i programmi di salute pubblica a investire risorse per “personale, equipaggiamenti, spazi, sistemi e sostegno” per rendere i trattamenti più brevi disponibili per tutti entro il 2024.

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Giovani e determinanti sociali della salute

Occorre che gli approcci biomedici a sostegno di bambini e adolescenti con infezione da HIV o a rischio di acquisirla siano accompagnati una corretta comprensione del contesto sociale, politico ed economico in cui sono inseriti, ha sottolineato un’importante ricercatrice.

Al 14 ° Workshop internazionale su HIV e pediatria, tenutosi a Montréal in vista di AIDS 2022, la dott.ssa Carmen Logie ha presentato una panoramica dei determinanti sociali della salute e dell'HIV nei giovani. Per il suo intervento ha attinto al suo lavoro di ricerca con adolescenti rifugiati e sfollati in Uganda, giovani appartenenti alle minoranze indigene del nord del Canada e giovani LGBTQ con infezione da HIV in Giamaica.

Logie ha individuato per l’HIV cinque fattori sociali chiave in grado di incidere sull’impegno che i giovani dimostrano verso la prevenzione HIV ed eventualmente nel percorso di cura: ecosindemie (interazioni tra problemi di salute causati da fattori di tipo biologico, sociale, psicologico ed ecologico); compresenza di altre cause di stigma (come genere, orientamento sessuale, razza e classe sociale); compresenza di scarsità di risorse (per esempio insicurezza alimentare e idrica); esposizione prolungata o cronica alla violenza; e limitazioni dei diritti e della capacità di azione.

Adottando una visione più ampia cosa significhi essere in buona salute, Logie ha enunciato i seguenti i determinanti sociali della salute e del benessere per i giovani: prosperità, ossia la possibilità di condurre una vita appagante e felice; integrazione sociale e solidarietà; resilienza multilivello oltre il piano individuale; benessere sessuale; e piacere e positività sessuale.

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Un nuovo test unicellulare smart per gettare luce sui reservoir virali

È stato messo a punto per la prima volta un test genetico così sensibile da scovare la minuscola quantità di cellule virali nascoste nei reservoir che mantengono latente l’infezione da HIV: si tratta di un sistema che utilizza le nanotecnologie per individuare i loro tratti genetici distintivi, ossia la cosiddetta firma genetica.

Il dott. Eli Boritz ha spiegato ad AIDS 2022 che a rendere cronica l'infezione da HIV è il fatto che il virus si nasconde dove non può essere visto dal sistema immunitario – introducendo i suoi geni nel nostro DNA all'interno di piccolo sottogruppo di cellule che fanno parte del nostro sistema immunitario.

Una componente chiave della maggior parte delle strategie volte a trovare una cura dell'HIV è la ricerca di queste cellule “serbatoio”. Questo metodo consentirebbe di indurre le cellule reservoir a rivelare la loro firma genetica.

Il test è composto da diversi step, ognuno dei quali prevede il trasporto e lo smistamento di singole cellule attraverso canali piccolissimi, molto più sottili di un capello. Le cellule vengono separate utilizzando le loro caratteristiche di superficie e quindi stimolate a produrre sequenze di RNA. I ricercatori hanno trovato particolari combinazioni di geni collegate alla presenza di HIV nelle cellule.

Dunque esisterebbe finalmente un modo per indurre i reservoir dell'HIV a rivelare le loro caratteristiche firme genetiche. Come ha detto in una conferenza stampa la prof.ssa Sharon Lewin, esperta in campo di ricerca di una cura per l’HIV, individuare un biomarcatore delle cellule reservoir è "come trovare il Sacro Graal". Questo nuovo test, denominato FIND-Seq, potrebbe consentirci di indirizzare molto meglio gli sforzi per la ricerca di una cura dell'HIV e per le terapie immunomodulatorie.

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Video: un antibiotico per prevenire le IST

Ad AIDS 2022, Liz Highleyman di NAM aidsmap ha avuto un incontro con la prof.ssa Annie Luetkemeyer e la prof.ssa Connie Celum per parlare del ruolo dell’antibiotico doxiciclina nella prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse (IST).

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