WAD 2020
Nel segno del COVID la giornata mondiale di lotta all’AIDS.
La LILA alle istituzioni: “assicurare adeguati standard di cura e prevenzione o si rischia di tornare indietro”
E’ stato un anno molto duro per le persone portatrici di patologie croniche che, a causa della Pandemia da COVID-19, hanno subito rilevanti limitazioni nell’accesso e nella continuità delle cure. Per chi convive con l’HIV, lo è stato in modo particolare.
I tradizionali ambiti sanitari di riferimento, ossia reparti e ambulatori di malattie infettive, sono stati proprio quelli più investiti dalla crisi COVID: infettivologi risucchiati dall’emergenza, impossibilità di ricoveri non COVID, analisi e visite rinviati, distribuzione dei farmaci AntiRetroVirali (salva-vita) garantita a macchia di leopardo, gestione delle comorbidità completamente saltata. Duramente colpiti anche i programmi di prevenzione e diagnosi: i servizi di testing, così come quelli per l’erogazione della PrEP, la Profilassi Pre-Esposizione, i pochi programmi di informazione per i più giovani hanno subito forti limitazioni o sono stati interrotti.
I nostri servizi di helpline hanno colto e raccolto in questi mesi le difficoltà di chi ha vissuto il problema sulla propria pelle. Pur avendo subito interruzioni a causa delle restrizioni, i servizi di supporto della LILA si sono rapidamente riorganizzati riuscendo a garantire aiuto telefonico, consegna a casa di farmaci, analisi, generi di prima necessità, azioni di advocacy sui territori per chi non riusciva ad ottenere terapie e assistenza. Dal nostro LILAReport2020 emerge come, durante l’anno, sia aumentata in modo significativo la percentuale di persone con HIV che si è rivolta ai nostri centralini. Da marzo oltre il 40% delle loro richieste è stato proprio relativo ai problemi posti dal COVID: difficoltà nell’accesso ai servizi dedicati all’HIV, reperimento dei farmaci, rischi specifici HIV/Coronavirus, chiarimenti sui DPCM COVID e sui diritti in ambito lavorativo, sempre in relazione allo stato sierologico.
Comprendiamo come tutto ciò sia stato, in un primo momento, inevitabile, visto anche il progressivo, decennale, smantellamento del sistema sanitario pubblico. A medici e infermieri impegnati in prima linea, abbiamo espresso e ribadiamo ancora tutta la nostra solidarietà.
Non si può, tuttavia, accettare questo stato di perenne emergenza del sistema sanitario: chi ha dei bisogni di salute così complessi non può aspettare, chi si infetta deve accedere rapidamente alle cure, l’HIV non trattato adeguatamente può portare ad esiti fatali.
Le istituzioni, incalzate più volte in questi mesi da LILA e altre ONG, sembrano, finalmente, aver preso atto della situazione. In un recente incontro, il Ministero della Salute, si è impegnato all’emanazione di atti e ordinanze urgenti che indichino ai servizi sanitari gli standard minimi di cura e prevenzione per l’HIV/AIDS e a garantire più agibilità alle azioni di salute pubblica svolte dalle associazioni come i servizi di testing.
E’ una svolta che apprezziamo e di cui seguiremo l’evoluzione auspicando che Regioni e Ministero agiscano con l’urgenza e la rapidità necessarie, pena una grave compromissione del diritto alla salute di singoli e collettività.
L’appello di UNAIDS per la WAD, i target ONU 2020-2030
“Solidarietà globale, responsabilità condivisa” è lo slogan scelto da UNAIDS per promuovere questa complessa WAD 2020 (World AIDS Day), un appello a ridisegnare completamente la mission dei servizi sanitari: accesso universale alle cure, più risorse finanziarie, più coinvolgimento della società civile, lotta alle disuguaglianze e alle discriminazioni, rispetto dei diritti umani.
“COVID-19 ha dimostrato –si legge nel documento UNAIDS - come durante una pandemia, nessuno sia al sicuro finché tutti non sono al sicuro. Lasciare indietro le persone non è un'opzione praticabile”.
Sull’Agenda ONU 2030, sottoscritta anche dall’Italia, rischiamo, del resto, un grave arretramento. L’obiettivo della sconfitta dell’AIDS e di altre gravi patologie entro il 2030 rischia di non essere raggiunto senza un radicale cambio di direzione. Già entro la fine del 2020, per quanto riguarda l’HIV, i paesi membri erano chiamati a raggiungere il target “90-90-90” che prescrive di rendere consapevoli del proprio stato sierologico il 90% delle persone con HIV, assicurando almeno al 90% di chi si scopre positivo al virus, accesso alle cure e soppressione virologica. La soppressione della carica virale è fondamentale per assicurare un buono stato di salute alle persone con HIV e per rendere il virus non trasmissibile (U=U).
E’ urgente capire se l’Italia sia riuscita a centrare questi obiettivi.
Il primo dicembre della LILA
Poco da celebrare, dunque, in questo primo dicembre; ma la LILA sarà comunque a fianco di chiunque abbia bisogno di aiuto. Dalle scorse settimane abbiamo attivato un servizio di supporto a distanza per l’AutoTest acquistabile in farmacia mentre restano aperti i servizi d’informazione e counselling.
Infine, per guardare al futuro imparando dalle lezioni del passato, vi invitiamo alla visione di “Nome di battaglia LILA”, docufilm sugli oltre trent’anni della nostra associazione. E’ una storia che racconta come l’attivismo e la solidarietà possano cambiare i rapporti di forza e imporre il primato dei diritti umani e della dignità delle persone sulle logiche di profitto, dell’esclusione sociale, della discriminazione.