Il sesso, il piacere, la libertà di sperimentare e di scegliere come vivere la propria sessualità mettendo al centro il diritto alla salute e al proprio benessere sessuale: è il principio che ispira “Healty Peers” l’iniziativa nata dalla collaborazione tra Arcigay, LILA e Conigli Bianchi e che ora sbarca ufficialmente online con il sito interattivo www.healthypeers.it.
Ad oltre un mese dall’inizio della guerra russa all’Ucraina, si moltiplicano le preoccupazioni delle agenzie internazionali, della società civile e delle organizzazioni umanitarie per l’impatto di questa catastrofe sulla vita e sulla salute delle persone intrappolate nelle aree di guerra e dei profughi. Le persone in fuga, all’interno e all’esterno dell’Ucraina, sono ormai oltre dieci milioni, quasi un quarto di tutta la popolazione del paese.
L’HIV e l’AIDS rappresentano da oltre quarant’ anni un cruciale problema di salute pubblica ma, anche, una cartina al tornasole delle inquietudini di un’intera civiltà, delle sue paure, dei pregiudizi e dei tabù che riguardano, sesso, affettività, relazioni sociali; nel corso di questi decenni l’HIV ha interrogato la coscienza collettiva, il campo dei diritti e delle discriminazioni, ci ha costretti a fare i conti con un fenomeno di stigmatizzazione sociale dal sentore medioevale.
Il Dr. Norberto Ceserani è medico infettivologo, lavora attualmente presso il servizio di Cure Palliative della ASST di Lodi ed è il referente scientifico della LILA, ruolo che svolge a titolo puramente volontario. Storico punto di riferimento della nostra associazione, Norberto Cesarani presta la sua opera gratuita anche nella formazione dei volontari e degli operatori LILA e fornisce supporto alle nostre attività di counselling e prevenzione. In questa intervista parliamo di COVID , Vaccini e HIV ma anche dello stato della ricerca sui vaccini anti HIV, terapeutici e preventivi , nonché sulla possibile evoluzione di cure e trattamenti per le PLWHIV.
In occasione dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, 134 organizzazioni e reti della società civile, e tra queste la LILA, chiedono all'Unione Europea l'adozione di un approccio inclusivo contro la violenza di genere, che promuova protezione, benessere e sicurezza per chi è più a rischio, senza discriminazioni. Lo fanno con un manifesto comune: “Manifesto #UsToo Stop all forms of gender-based violence. A manifesto for an inclusive and comprehensive EU gender-based violence policy for all”, volto anche a orientare i contenuti di una proposta di legge annunciata dalle istituzioni europee per il contrasto alla violenza contro le donne e alla violenza domestica. Il network accoglie con favore l’impegno della Commissione Europea e dell’Europarlamento esortandolo ad adottare un approccio femminista inclusivo e intersezionale, ossia che tenga conto delle connessioni di ciascuna con altre categorie sociali come l’etnia o le condizioni economiche. Particolare supporto deve essere previsto, dunque, per le persone più esposte alla violenza di genere come le donne vittime di razzismo, quelle con disabilità, le lavoratrici del sesso, le immigrate con status giuridici precari, quelle in condizioni economiche svantaggiate nonché tutte le persone che possano essere discriminate in base al genere o all’orientamento sessuale, comprese le persone transgender e non binarie. All’Unione Europea si chiede, pertanto, di impegnarsi per un pacchetto ambizioso e completo di misure legali, politiche e finanziarie che garantiscano i diritti delle vittime e implementino misure di contrasto alla violenza di genere che non si basino solo sull’aumento della repressione. “Esortiamo i decisori dell'Unione Europea –si legge nell’appello- a impegnarsi per un pacchetto ambizioso e completo di misure legali, politiche e finanziarie per affrontare la violenza di genere e per garantire i diritti delle vittime”.
Scoperta da un gruppo di scienziati dell’Università di Oxforduna nuova variante più aggressiva e trasmissibile del virus HIV, denominata VB (sottotipo virulento B), che circola, soprattutto in Olanda, dal almeno una trentina d’anni. Lo studio, pubblicato su Science lo scorso 3 febbraio “A highly virulent variant of HIV-1 circulating in the Netherlands”, chiarisce subito che si tratta di una scoperta che non deve suscitare allarme.
La corsa del Corononavirus sembra rallentare in Europa occidentale ma in altre parti del mondo prosegue. Nella penultima settimana di gennaio nel mondo sono stati segnalati cento casi ogni tre secondi e un decesso ogni dodici, pari a oltre 50mila morti in soli sette giorni.
Tra speranze e cautela parte la sperimentazione sull’uomo del primo vaccino anti-HIV basato sulla tecnologia dell’RNA messaggero, la stessa dei vaccini anti-COVID. Ad annunciarla lo sponsor dello studio: IAVI, International AIDS Vaccine Initiative e l’azienda USA di biotecnologie Moderna che hanno collaborato alla messa a punto del vaccino sperimentale.
Trascorse poche settimane dal 1° dicembre 2021, giornata di lotta globale contro HIV/AIDS, a quarant’anni dalla comparsa del virus, è bene ricordare che, se nei paesi più industrializzati dell’Occidente, il trattamento con farmaci antiretrovirali garantisce oggi alle persone con HIV aspettative e qualità di vita che sono paragonabili con quelle del resto delle persone, questo non è vero per tutto il resto del mondo.
Ancora un colpevole rinvio sulla sospensione dei diritti farmaceutici che gravano sui vaccini e su tutti i kit anti-Covid. La riunione interministeriale e il Consiglio Generale del WTO che dovevano riunirsi a Ginevra tra il 30 e il 3 dicembre, per deliberare sulla moratoria, sono state rinviate a data da destinarsi, sulla scia dell’allarme suscitato dalla variante Omicron. Almeno, questa è la giustificazione ufficiale.
La Giornata mondiale contro l'AIDS del primo dicembre 2021 si inscrive in uno scenario denso di incognite. Lo afferma chiaramente UNAIDS, il programma ONU per la risposta all’HIV, che, per questo World AIDS Day (WAD), rilancia lo slogan: “End inequalities, End AIDS, End pandemics”, , per porre fine all’AIDS e alle altre pandemie occorre porre fine alle disuguaglianze. “Senza un'azione coraggiosa–avverte UNAIDS- il mondo rischia di non raggiungere gli obiettivi per porre fine all'AIDS entro il 2030 e di perdere la scommessa contro una prolungata pandemia di COVID-19, rischiando di avvitarsi in una spirale di crisi sociale ed economica”.
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- UNAIDS lancia la strategia Globale 2021-2026. A giugno summit ONU sull’HIV/AIDS
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