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Sostanze psicoattive

Buprenorfina

BuprenorfinaCOS'È?
La Buprenorfina, oppiaceo di semisintesi, è stata inizialmente utilizzata in Gran Bretagna, alla fine degli anni Settanta, come analgesico. E' un agonista parziale dei recettori mu e un antagonista dei recettori k degli oppiacei. Induce analgesia e altri effetti sul sistema nervoso centrale qualitativamente molto simili a quelli della morfina. Viene utilizzata come terapia sostitutiva nella dipendenza da oppiacei, all'interno di un trattamento medico, sociale e psicologico. E' in grado di contrastare la sindrome di astinenza da eroina. Avendo maggiore affinità di legame ai recettori mu rispetto all'eroina, la buprenorfina impedisce a quest'ultima di produrre gli effetti farmacologici ricercati dal tossicodipendente e a causa dell'occupazione recettoriale da parte della buprenorfina l'assunzione di oppiacei non potrà evocare le sensazioni ricercate nella sostanza. Inoltre, per il suo legame reversibile in modo lento con il recettore mu, che minimizza la necessità della droga per i pazienti tossicodipendenti, è adatta per la terapia di mantenimento. Altre caratteristiche degne di nota sono la lunga emivita che ne permette l'assunzione a giorni alterni, la bassa potenzialità di abuso, la possibilità di essere utilizzata per programmi di disintossicazione a breve e medio termine. E' commercializzata in Italia con il nome Subutex e Temgesic, e nelle formulazioni transdermiche con il nome Transtec. Altre strategie terapeutiche prevedono l'impiego della buprenorfina in associazione al naloxone (nome commerciale Subuxone), un farmaco dotato di attività intrinseca nulla al recettore per gli oppioidi, al fine di diminuire la potenziale diversione verso l'uso endovenoso della sostanza.

COME VIENE CONSUMATA?
La buprenorfina viene prescritta da un medico del Servizio per le tossicodipendenze, che segue il paziente per il periodo della somministrazione. La buprenorfina si presenta sottoforma di compresse. La somministrazione è sublinguale, la sola via efficace e sicura per la somministrazione di questo farmaco. Infatti, l'assorbimento per via orale è ostacolato dalla metabolizzazione di almeno l'80% della dose somministrata durante il primo passaggio epatico; la via sublinguale invece ha un assorbimento che raggiunge l'80% con biodisponibilità assoluta del 30-50%. Dopo la somministrazione sublinguale, pur con assorbimento lento, si raggiungono concentrazioni plasmatiche adeguate con emivita di 24-72 ore. Il metabolismo è principalmente epatico attraverso meccanismi di glucuronazione e dealchilazione. E' probabile l'escrezione con latte materno. Lo schema posologico prevede un'induzione con basse dosi (per esempio 2-4 mg) seguiti da altri 2 mg fino a un massimo di 6 mg in prima giornata. Successivamente si incrementa il dosaggio fino ad arrivare al dosaggio di mantenimento, in genere in terza o quarta giornata. Considerando l'azione di piazzamento da parte della buprenorfina nei confronti degli altri oppiacei agonisti, e quindi la possibile comparsa di sintomi di astinenza, si deve effettuare l'induzione quando l'altro agonista sta definitivamente abbandonando i propri recettori pertanto dopo almeno 6 ore dall'ultima assunzione di eroina o dopo 24-48 ore dall'ultima somministrazione di metadone.

EFFETTI RICERCATI
La buprenorfina è un oppioide e come tale può attenuare il dolore. Ha effetti molto simili alla morfina, compresa sedazione, senso di nausea, depressione respiratoria, ma non comporta l'intensa sensazione di benessere iniziale simile all'eroina (il cosiddetto flash). La letteratura internazionale ha dimostrato che dosi di buprenorfina comprese tra 8 e 16 mg/die sono in grado di ridurre consumo di eroina (Ling W et al, Addiction 1998). L'elevata affinità per i recettori mu comporta la formazione di un legame molto forte che si dissocia lentamente e con difficoltà. L'occupazione dei siti recettoriali degli oppiacei si traduce in una inibizione prolungata dell'azione dell'eroina eventualmente assunta a scopo voluttuario. Uno studio in doppio cieco, prospettico, stratificato e randomizzato ha dimostrato che la buprenorfina alla dose di 32 mg/die è in grado di produrre la contemporanea riduzione dell'assunzione sia di eroina sia di cocaina durante la fase di ricovero e in quella ambulatoriale. Gli autori concludono che alti dosaggi di buprenorfina possono promuovere cambiamenti duraturi nella dipendenza da varie droghe d'abuso (Montoya ID et al. Clin Pharmacol Ther 2004). Nella fase iniziale del trattamento sostitutivo la buprenorfina sembra meglio tollerata del metadone, soprattutto in coloro che sono privi di una forte spinta motivazionale (Davids E, et al. Eur Neuropsychopharmacol 2004). Per la sua azione antidepressiva esercitata attraverso il blocco della disforia generata dalla stimolazione del recettore k, sembra essere particolarmente utile nel trattamento di tossicodipendenti con morbilità psichiatrica.

EFFETTI INDESIDERATI
La maggior parte degli effetti indesiderati riportati più frequentemente per la buprenorfina sono quelli tipici degli agonisti oppiacei (es. stitichezza, mal di testa, senso di affaticamento, insonnia e sonnolenza, nausea, inappetenza). Generalmente la sintomatologia iniziale è maggiormente letargica con sedazione, sonnolenza, cefalea, nausea e vomito, astenia, ansia. Così come accade per altri oppioidi, legali o illeciti, la buprenorfina può essere oggetto di uso improprio o abuso. Alcuni dei rischi di uso improprio e abuso includono: sovradosagggio, depressione respiratoria e danni epatici. L'uso improprio di buprenorfina da parte di qualcuno che non ne sia il paziente predestinato pone il rischio aggiuntivo di nuovi soggetti con dipendenza da droghe che usano la buprenorfina come droga d'abuso principale (ciò potrebbe verificarsi se il medicinale viene distribuito per uso illecito direttamente dal paziente per cui è stato prescritto). La dipendenza o astinenza da buprenorfina si manifesta con una sintomatologia dolorosa molto più intensa e persistente rispetto a quella dell'astinenza da eroina.
Quando la buprenorfina è usata come droga da iniezione, al suo utilizzo sono strettamente collegate le malattie derivanti dal sangue (epatite B, epatite C, HIV, etc.).

PER LE PERSONE SIEROPOSITIVE IN TERAPIA ANTIRETROVIRALE è bene sapere che: la buprenorfina viene metabolizzata a livello epatico principalmente attraverso l'isoenzima CYP3A4. Il metabolita attivo, norbuprenorfina, viene metabolizzato in una via separata (glucuronazione) che ne riduce la potenziale competizione con altri farmaci del sistema CYP e quindi riduce le probabilità di significative interazioni se confrontate con il metadone. In linea teorica i farmaci che inibiscono il CYP3A4 come alcuni inibitori della proteasi (Norvir, Crixivan, Viracept e Invirase) possono provocare inibizione del metabolismo di buprenorfina e portare ad incrementi della concentrazione di buprenorfina e alla necessità di ridurre la dose di buprenorfina. I farmaci che inducono il CYP3A4 come Viramune (nevirapina) e Sustiva (il cui principio attivo Efavirenz è contenuto anche nella co-formulazione Atripla) possono causare riduzioni delle concentrazioni di buprenorfina.
Tuttavia ad oggi non vi sono segnalazioni di tossicità o di sindrome astinenziale per uso contemporaneo di farmaci antiretrovirali e buprenorfina.
La buprenorfina non sembra provocare modifiche delle concentrazioni ematiche dei farmaci antiretrovirali e uno studio condotto nel 2000 (Carrieri, 2000) dimostra che l'uso di buprenorfina in associazione alla HAART non aumenta il rischio di fallimento virologico.
Vi è una segnalazione che la buprenorfina favorisce la comparsa di acidosi lattica da NRTI (Marceau G, 2003).
Studi sulle interazioni farmacologiche che coinvolgono la buprenorfina sono tuttora in corso.

Buprenorfina e NRTIs (Inibitori della Trascrittasi Inversa Nucleosidici)
Potenziale interazione con Abacavir (principio attivo contenuto in Ziagen e nella co-formulazione Kivexa) che può necessitare di stretto monitoraggio, di alterazione del dosaggio farmacologico o del tempo di somministrazione.

Non sono stati finora osservati effetti della buprenorfina sulle concentrazioni di NRTIs né modifiche di buprenorfina dopo assunzione di didanosina (Videx), lamivudina (Epivir) e tenofovir (principio attivo contenuto in Viread, Truvada e Atripla).

Buprenorfina e NNRTIs (Inibitori della Trascrittasi Inversa NON Nucleosidici)
Efavirenz (Principio attivo contenuto in Sustiva e nella co-formulazione Atripla) può ridurre del 50% l'AUC (area sotto la curva) della buprenorfina. Nonostante questa significativa diminuzione dell'esposizione alla buprenorfina, nessun paziente ha mostrato evidenza di sintomi di astinenza. Tuttavia bisogna considerare la possibilità di dovere incrementare la dose di Buprenorfina. Nessun effetto della buprenorfina è noto su Efavirenz, cioè non modifica i livelli di antiretrovirale.

In uno studio condotto su 7 volontari HIV-negativi, non vi è stata interazione clinicamente significativa con Viramune (riduzione 9% dell'AUC di buprenorfina e riduzione del 14% dell'AUC di norbuprenorfina).
Sono stati da poco completati studi con etravirina (Intelence) e a breve saranno disponibili i risultati.
In uno studio condotto su pazienti HIV-negativi in terapia con buprenorfina/naloxone e delaverdina (Rescriptor) 600 mg BID per 7 giorni è riportato aumento di sonnolenza.

Buprenorfina e IP (Inibitori della Proteasi)
Il solo antiretrovirale che mostra significativo effetto sulle concentrazioni della buprenorfina è atazanavir (Reyataz), cui è correlato aumentata AUC di buprenorfina e sonnolenza. Indinavir (Crixivan), ritonavir (Norvir), saquinavir (Invirase) e tipranavir (Aptivus) possono potenzialmente aumentare i livelli di buprenorfina per cui potrebbe essere necessario sottoporre ad osservazione e incrementare la dose di buprenorfina.
In un case report di 3 soggetti trattati con Reyataz 300/Norvir 100 mg sono stati sperimentati sintomi di eccesso di oppiacei quando hanno iniziato buprenorfina 8-14 mg/die. In tutti i casi, i sintomi sono migliorati con la riduzione della buprenorfina a 8 mg/die o a giorni alterni. Potenziale meccanismo è dovuto all'inibizione del CYP3A4 da Reyataz o Norvir o l'inibizione della glucuronazione da Reyataz. Per tale motivo è necessario ridurre la dose di buprenorfina quando utilizzata in combinazione con Reyataz +/- Norvir.
In studi condotti in pazienti in terapia di mantenimento con buprenorfina e naloxone l'impatto di Darunavir/Ritonavir (Prezista/Norvir) 800/100 mg QD o Fosamprenavir/Ritonavir (Telzir/Norvir) 1400/200 mg QD per 15 giorni non ha comportato modifiche nei livelli di buprenorfina o i livelli plasmatici di PI né effetti collaterali o sindrome di astinenza per cui dai dati finora disponibili non è richiesto aggiustamento delle dosi.
In uno studio di 10 soggetti HIV-negativi in terapia con buprenorfina/naloxone l'aggiunta di lopinavir/ritonavir (Kaletra) 400/100 mg BID per 7 giorni non ha avuto effetti su buprenorfina e norbuprenorfina. Nessun paziente ha mostrato sintomi di tossicità o sindrome di astinenza. La AUC di Kaletra aumenta del 15% in presenza di buprenorfina, ma tale aumento non è clinicamente significativo. Ciò è supportato anche altri studi che hanno dimostrato che la combinazione Kaletra e buprenorfina può essere somministrala senza aggiustamento della dose.
In alcuni studi l'aggiunta di Norvir 100 mg BID per 7 giorni è risultato in un aumento del 57% della AUC della buprenorfina e norbuprenorfina, tuttavia nessun paziente ha evidenziato sindrome di astinenza.
In uno studio di 10 HIV-negativi tossicodipendenti che ricevevano buprenorfina/naloxone, l'aggiunta di Nelfinavir (Viracept) 1250 mg BID per 5 giorni non ha avuto effetti sulla AUC della buprenorfina o norbuprenorfina. Nessun paziente ha evidenziato sintomi di astinenza.
Studi condotti con tipranavir (Aptivus) hanno dimostrato che in presenza di buprenorfina/naloxone l'AUC di Aptivus è ridotta a 19%. Non sono necessarie modifiche di buprenorfina quando co-somministrato con Aptivus/Norvir, ma Aptivus potrebbe avere meno effetto a causa della riduzione delle concentrazioni plasmatiche per cui la co-somministrazione deve essere fatta con cautela.

Altre classi di antiretrovirali
non vi sono dati su interazioni tra Fuzeon e buprenorfina. Non significative interazioni sono attese con Celsentri e Isentress. Celsentri 300 mg due volte al giorno e buprenorfina possono essere co-somministrati senza un aggiustamento della posologia.

Bibliografia:

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Bibliografia

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Eroina

EroinaCOS'È?
L'eroina (diacetilmorfina) è stata sintetizzata e distribuita commercialmente a partire dal 1898, dall'industria farmaceutica BAYER, per le sue qualità analgesiche. L'eroina è il prodotto di raffinazione del lattice del papavero dell'oppio (Papaver somniferum), coltivato in Iran, Pakistan ed Afghanistan. Il lattice viene ricavato praticando delle incisioni sui bulbi maturati ed essiccato per poter essere raccolto nella sua forma pura. Successivamente viene fatta una esposizione a solfati, e ad altre operazioni chimiche che la trasformano nella polvere o cristalli sotto cui viene comunemente introdotta sul mercato clandestino, è impossibile determinare il contenuto di una 'dose' comprata al mercato nero, ed ancora meno si potrà sapere con anticipo quali saranno i suoi effetti prima del consumo; il problema principale di questa situazione riguarda le sostanze utilizzate per 'il taglio' della sostanza pura spesso pericolose per l'organismo.

COME VIENE CONSUMATA COMUNEMENTE?
Le forme di consumo dell'eroina sono le medesime della cocaina e perciò racchiudibili in tre metodologie:

Sniffing
L'eroina penetra nell'organismo attraverso le mucose del naso ed entra nel flusso sanguigno in modo graduale. Il sangue porta la sostanza al cervello, e gli effetti sono percepibili entro 15 minuti circa. Chi sceglie di provare l'eroina attraverso questa metodologia deve essere conscio che il rischio di overdose esiste, anche se risulta essere basso; è consigliabile,perciò, assumere piccoli quantitativi.

Smoking

E' la modalità di assunzione con cui l'eroina raggiunge il cervello con maggiore velocità.
La sostanza viene posizionata su di un foglio di alluminio riscaldato dal basso spesso con aggiunta di acido citrico (succo di limone) e acqua.
Con il riscaldamento della soluzione si producono dei vapori che vengono inalati permettendo l'ingresso dell'eroina nel flusso sanguigno attraverso i polmoni. Gli effetti sono quasi immediati e causano la sensazione di calore comunemente chiamata 'flash'.Il pericolo di overdose diminuisce per la perdita di una quantità minima di sostanza causata dal surriscaldamento.

Via endovenosa

Con questa modalità di assunzione, che prevede la preparazione di una soluzione disciolta in acido citrico o ascorbico, un grosso quantitativo di sostanza passa dal flusso sanguigno direttamene al cervello. Il succo di limone, che viene comunemente usato per disciogliere la sostanza, può essere molto pericoloso in quanto può causare infezioni (anche gravi) che colpiscono il cuore e gi occhi. Iniettare è di gran lunga la modalità di assunzione più rischiosa, soprattutto rispetto al rischio di contrarre malattie infettive (AIDS in primis) nel caso in cui si pratichi lo scambio della siringa per la somministrazione della "dose". Il pericolo di overdose è alto.

EFFETTI RICERCATI
L'eroina è una sostanza sedativa ed a forte capacità analgesica. Rallenta le funzioni cerebrali e di conseguenza quelle relative al battito cardiaco e alla respirazione e attutisce tutte le sensazioni di dolore. Gli effetti fisici iniziano con il 'flash' (un'ondata di calore che pervade il corpo), a cui sopravviene un senso di rilassatezza con conseguente difficoltà nella verbalizzazione, difficoltà a mantenere gli occhi aperti,ecc..
L'intensità e la durata degli effetti sono correlate alla qualità della sostanza, alla quantità assunta, alla modalità di consumo e al grado di assuefazione raggiunto; generalmente l'effetto si esaurisce completamente entro 4 - 6 ore.

EFFETTI INDESIDERATI
Nelle prime esperienze di assunzione si potrebbero provare stati di nausea.

Dipendenza

L'uso protratto di eroina, attraverso qualsiasi metodo di assunzione, genera una forte dipendenza (il bisogno fisico della sostanza) da cui può essere molto difficile liberarsi. Inoltre l'eroina crea tolleranza: i consumatori abituali necessitano di dosi sempre più alte per poter avvertire gli stessi effetti, e questo può portare all'overdose.

Crisi d'astinenza

Le crisi di astinenza presentano sintomi dolorosi in diretta proporzione con la propria condizione generale di salute, con la quantità di sostanza a cui si è assuefatti, con la modalità di assunzione e con la durata del consumo. I sintomi delle crisi tendono ad attenuarsi e a scomparire nel giro di 3-7 giorni, ma anche questo tempo dipende da molte variabili.
Le strutture mediche competenti del Servizio Sanitario Nazionale, i SER.T., Servizi per le Tossicodipendenze, sono abilitate al supporto e al trattamento farmacologico di chi decide di superare lo stato di dipendenza da eroina.
Il trattamento può avvenire secondo modalità differenti e, di solito, avviene tramite l'utilizzo di farmaci agonisti e/o antagonisti dell'eroina tra cui ricordiamo metadone e buprenorfina.

Overdose

L'overdose avviene quando si assume più eroina di quella che il corpo è in grado di metabolizzare o quando l'eroina è 'tagliata' con sostanze che ne accentuano gli effetti depressivi sul Sistema Nervoso Centrale od in combinazione con essi come per gli alcolici, le benzodiazepine, i barbiturici, i tranquillanti. Il pericolo è quello di un arresto respiratorio che può portare alla morte.

Danni fisici

  • Sniffare abitualmente eroina comporta danni alle mucose che, oltre a ridurre la funzionalità olfattiva, a lungo andare possono condurre a gravi problemi del setto nasale.
  • Fumare abitualmente eroina espone le prime vie respiratorie ed i polmoni al contatto con vapori caldissimi (oltre che con le sostanze contenute nel 'taglio') con conseguenti danni ai tessuti. A lungo andare questi danni possono ripercuotersi negativamente sulla funzionalità polmonare.
  • Ripetute iniezioni di eroina causano danni alla pelle e alle vene (ulcere, ascessi, collassi dei vasi sanguigni), e possono portare ad infezioni gravi (setticemie, tetano, endocarditi) se le condizioni igieniche non sono soddisfacenti.

In generale l'uso protratto di eroina, attraverso qualsiasi metodo di assunzione, può causare problemi ai denti (indebolimento delle gengive, piorrea, etc...), soprattutto in presenza di una non adeguata pulizia orale.
Nelle donne l'uso protratto di eroina provoca amenorrea; cioè la scomparsa temporanea delle mestruazioni. Questo stato però non influenza l'ovulazione ed è bene ricordarsi che si può rimanere incinte anche in assenza di un ciclo regolare.

HIV & Epatiti

Il rischio più grande associato alle iniezioni è relativo all'uso di materiale iniettivo non sterile o già utilizzato. Questo può condurre alla trasmissione di patologie molto gravi, come l'AIDS o alcune epatiti. Al fine di evitare conseguenze pericolose è necessario procurarsi materiali sterili (siringhe, fiale di acqua, contenitori, filtri) ed usarli sempre e solo una volta.

BUONE PRATICHE PER CHI CONSUMA EROINA (o altro) per via endovenosa con il solo scopo di informare su alcune semplici strategie da adottare per ridurre la minimo i rischi di 'farsi' male sono:

  • Procurarsi una siringa pulita prima di consumare eroina
  • non consumare mai da solo, è sempre meglio essere almeno in due, soprattutto se non usi eroina da un po' di tempo;
  • usa sempre siringhe nuove e sterili; riducono al massimo il rischio di trasmettere e/o contrarre infezioni. L'ago di una siringa si deforma e si arrotonda già a partire dal primo buco non usarla mai due volte;
  • tieni sempre con te delle salviettine disinfettanti e cerotti;
  • se fai uso di limoni per sciogliere la sostanza controlla che siano ancora commestibili, ma se puoi usa acido citrico o ascorbico;
  • far bollire l'acqua nel cucchiaino elimina alcune impurità, ma non distrugge, ad esempio, il virus dell'epatite B o C. L'acqua distillata (sterile) in fiale è sempre la soluzione più sicura;
  • Non accettare mai la siringa di qualcun'altro, anche se è un amico o lo conosci bene!
  • assicurati di aver preso bene la vena; i 'fuori vena' provocano infezioni che guariscono con difficoltà, lasciano sempre brutte cicatrici e possono essere molto dolorose;
  • non farti sempre nella stessa vena, ed evita di farti nelle mani, nei piedi, nel collo, nell'inguine e nel seno: c'è il pericolo di pungere un nervo, un osso, un tendine o un arteria.
  • inietta sempre seguendo il flusso del sangue, cioè tenendo la siringa sempre in direzione del cuore;
  • se stai usando un laccio emostatico dopo aver iniettato non slacciarlo di colpo, ma fallo lentamente.
  • elimina la siringa spezzando l'ago e mettendolo nel cappuccio; re-incappuccia così la siringa e gettala in un cestino;
  • se nella tua città esistono Unità Mobili riconsegnala agli operatori per averne in cambio una sterile. Se nella tua città esistono macchine automatiche scambia-siringhe, sappi che, inserendo la tua siringa usata nella macchina, potrai ricevere una siringa sterile gratuitamente.

PER LE PERSONE SIEROPOSITIVE CHE ASSUMONO LE TERAPIE ANTIRETROVIRALI è bene sapere che: il Norvir (ritonavir) e il Viracept (nelfinavir) sembrano ridurre i livelli dell'eroina provocandone una rapida metabolizzazione e quindi un'altrettanta rapida eliminazione. Risultano poco probabili i casi di sovradosaggio. I consumatori di eroina che iniziano una terapia antiretrovirale potrebbero quindi avere dei sintomi di astinenza, però, si sa che a volte il Norvir e altri Inibitori della Proteasi possono produrre effetti opposti (riducono i livelli del metadone nel corpo, mentre gli studi in vitro avevano predetto che li avrebbero aumentati). Alcuni prodotti sintetici venduti come eroina (fentanyl, alfa-metil-fentanyl) sono potenti a dosaggi molto ridotti e per questo potrebbero diventare letali se presi con altri farmaci.
E' possibile la manifestazione di sindrome di astinenza con nelfinavir (Viracept), Ritonavir (principio attivo contenuto in Norvir e nella co-formulazione Kaletra e utilizzato come potenziatore in molti schemi terapeutici), e Tipranavir/r (Aptivus/Norvir).
L'eroina è rapidamente metabolizzata a 6-monoacetylmorfina e morfina da, rispettivamente, esterasi plasmatiche e epatiche. La massima concentrazione di eroina e 6-monoacetylmorfina è ottenuta in minuti ed è eliminata rapidamente. Le potenziali interazioni sono simili a quelle note con la morfina.
Vi è probabile interazione con gli IP. Non sono note interazioni con NRTI e NNRTI e con Maraviroc (Celsentri); possibili in vitro ma non clinicamente significanti con Raltegravir (Isentress).
Interazione potenzialmente rilevante con Zidovudina (principio attivo contenuto in Retrovir e nella co-formulazione Trizivir) per cui è necessario monitorare la tossicità di Zidovudina nel trattamento prolungato.

Smart drugs

Smart DrugsCOSA SONO?
Smart Drugs o Herbal drugs significano letteralmente droghe furbe (smart) droghe vegetali, di origine naturale (Herbal); tra queste troviamo sostanze ottenute dalla mescola o dagli estratti di particolari piante. Gli effetti di questi composti sono riconducibili a quelli di stimolanti come Ecstasy o più in generale alle amfetamine, anche se con potenziale più blando. Le piante che contengono principi chimici psico-attivi sono moltissime pertanto le molecole ed gli effetti derivanti dal loro utilizzo possono variare molto ed il loro utilizzo risale alla "notte dei tempi" sia per usi medicamentali che per motivi divinatori (gli stregoni ne fecero una professione e vi costruirono sopra un ruolo fondamentale nella cultura tribale).

COME SI CONSUMANO COMUNEMENTE?
Le forme con cui più comunemente si incontravano questi composti erano unguenti o pomate, infusi, filtri e mazzetti secchi per la fumigazione (inalazione dei vapori).
Oggi si possono trovare sotto forma di:

  • pastiglie (Ecstacy, Sexstacy, Hexstacy, Explore, ClimaXX, X Tablets, etc...), che contengono differenti percentuali di Efedrina e altre sostanze (vitamine, aminoacidi, altri stimolanti naturali);
  • in polvere da cui è possibile ricavare un infuso.
  • capsule, bevande (Final-E, Yellow Jacket, Kriptonite, Blow-Up, Eclipse, etc...) che contengono mescole di Efedrina, Creatina, Taurina e altri elementi (vitamine, aminoacidi, altri estratti, etc...). La combinazione di efedrina e diverse vitamine, oltre ad avere un effetto marcatamente stimolante, produce sensazioni di sensualità (2-3 capsule sono più che sufficienti...);
  • barrette, chewing-gum, caramelle, sigarette, etc....

EFFETTI
Le Smart drugs producono un senso di euforia che può durare per alcune ore (3 - 6 mediamente).
L'effetto euforico è spesso accompagnato da eccitazione, aumento dell'attività e della loquacità, espansione mentale e diminuzione del senso di fatica, fame e sonno; inoltre diverse di queste sostanze sono considerate afrodisiache.

EFFETTI NON DESIDERATI
Queste sostanze possono provocare seri problemi se non si riesce a gestire il consumo e soprattutto a regolare correttamente le dosi. I rischi possono variare dalla rigidità muscolare, crampi, nausea, vomito, ansia, tachicardia, ipertensione e anche collasso nei casi più gravi. Il consumo protratto può provocare insonnia e diminuzione dell'appetito. Un altro rischio è perdere il controllo, diventando aggressivi e violenti a causa del senso di eccitazione.
Gli infusi di alcune piante come Belladonna, Stramonio e Mandragora, possono avere proprietà allucinogene, sono tossici e un piccolo quantitativo in più (o una concentrazione maggiore) può determinare l'avvelenamento, che può essere fatale.
L'Efedrina non è una sostanza innocua e produce tolleranza.
Molti dei principi attivi contenuti nelle Smart drugs rientrano nella categoria delle sostanze 'dopanti'.

PER LE PERSONE SIEROPOSITIVE IN TERAPIA ANTIRETROVIRALE Non sono a tutto oggi disponibili dati che ci diano informazioni al riguardo di tutte le 25 più comuni Smart Drugs ritenute a rischio di dipendenza per i loro effetti farmacologici. Possiamo solo intuire che, come succede per altre sostanze eccitanti come le anfetamine, alcune terapie con inibitori delle proteasi che comprendono il norvir (il cui principio attivo Ritonavir è contenuto anche nella co-formulazione Kaletra ed è utilizzato come potenziatore/booster in molti schemi terapeutici) potrebbero aumentare i dosaggi, e quindi gli effetti anche indesiderati delle smart drugs.
E' possibile interazione con l'ergina (o lisergamide o amide dell'acido lisergico LSA), alcaloide principale psicoattivo (allucinogeno) contenuto nei semi della pianta Rivea corymbosa. Altro alcaloide presente nella pianta è l'isoergina. L'ergina e l'isoergina sono anche pre¬senti nei semi di Ipomoea violacea e Argyreia nervosa. I semi di Rivea corymbosa, così come di Ipomoea violacea e Argyreia nervosa (Hawaiian baby woodrose), vengono oggi ricercati per la loro capacità di indurre effetti psicoattivi e soprattutto allucinogeni del tutto sovrapponibili a quelli dell'LSD, sebbene di minore intensità. E' stato dimostrato che il meta¬bolismo dell'LSD, analogo dell'LSA presente nella pianta, è inibito da farmaci utilizzati per l'HIV (Antoniou T, Tseng Al, Van Heeswijk RP et al. Ther Drug Monit 2005; 27: 779-81). Ciò suggerisce la possibilità che in pazienti in terapia con farmaci antiretrovirali che assumono LSD o Rivea corymbosa si manifesti un incremento della tossicità indotta da tali allucinogeni.

Metadone

MetadoneCOS'È?
Il Metadone è stato sintetizzato per la prima volta durante la II guerra mondiale, grazie al lavoro dei chimici del Nazismo, che stavano lavorando allo sviluppo di un anestetico da usare in battaglia.
Il Metadone è un farmaco di origine sintetica, con proprietà simili a quelle degli oppiacei e viene utilizzato come farmaco sostitutivo nella terapia di disintossicazione delle persone con dipendenza da eroina poiché occupa i recettori utilizzati dall'eroina stessa ed è efficace per prevenire le crisi di astinenza senza incorrere nello stesso livello di rischio per la salute (fegato, reni, barriera placentare). Ricerche farmacologiche hanno stabilito che 1 milligrammo di Metadone è in grado di "sostituirne" 4 di Morfina o 2 di Eroina (diacetilmorfina).

COME VIENE CONSUMATO?
Il Metadone viene prescritto da un medico del Servizio per le tossicodipendenze, che segue il paziente per il periodo della somministrazione che può essere di breve durata (a scalare) o può coprire tempi più lunghi (a mantenimento) in base alle condizioni cliniche, di tossicodipendenza e di vita del/della paziente. Il Metadone si presenta come un liquido leggermente viscoso di diverse colorazioni e aromatizzato con diversi sapori, assunto quotidianamente per via orale; esiste però anche sotto forma di liquido iniettabile o in pastiglie. In genere sono necessari due o tre giorni dalla prima assunzione, perché si comincino ad avvertire i positivi effetti di "copertura" dati dal Metadone.

EFFETTI RICERCATI
Gli effetti del Metadone ricordano quelli della Morfina e dell'Eroina, le uniche sostanziali differenze sono:

  • il metadone non produce l'intenso effetto iniziale di benessere (il cosiddetto "'flash"), che produce invece l'Eroina;
  • gli effetti di alleviamento del dolore, dello stato di benessere e di "copertura" degli effetti di una crisi di astinenza da oppiacei durano fino a più di 24 ore.

Fra i sintomi fisici si segnalano: sudorazione, senso di prurito e pupille "spillate".

EFFETTI INDESIDERATI
Sotto attenta prescrizione medica gli eventuali effetti non desiderati del Metadone possono essere attentamente monitorati, e le modalità di somministrazione possono essere rapidamente 'modulate' per trovare la dose corretta, che riduca o elimini eventuali problemi. Il Metadone può dare nausea, costipazione acuta (dovuta ad un rallentamento delle funzioni gastriche ed intestinali), dolori intestinali e di stomaco e diminuzione del desiderio sessuale (dovuta ad una diminuzione della produzione di Testosterone).
In particolare la costipazione continua può causare problemi (soprattutto con l'avanzare dell'età); l'uso di lassativi dovrebbe essere preso in considerazione solo per un breve periodo: molto meglio aumentare il consumo quotidiano di frutta, verdura e acqua (o bevande non alcoliche, come succhi e spremute).
Il Metadone tende a dare tolleranza. Data la similarità delle molecole, la tolleranza al Metadone può 'trasferirsi' all'eroina e viceversa. La tolleranza da Metadone scompare abbastanza velocemente (nel giro di una settimana circa), dopo di che assumerne la stessa quantità (che prima era 'normale') espone a serio rischio di overdose, con conseguenze anche gravi. L'uso continuato di metadone da dipendenza, e le crisi di astinenza da Metadone possono essere molto più intense e durature di quelle provocate dagli altri oppiacei.
Il Metadone in soluzione sciropposa contiene molto zucchero; è necessaria una buona igiene orale durante il periodo di assunzione.

PER LE PERSONE SIEROPOSITIVE IN TERAPIA ANTIRETROVIRALE è bene sapere che: Il metadone è metabolizzato principalmente dal CYP3A4, con il contributo del substrato 2D6, 2C19 e 2B6. Questa via di metabolizzazione è la stessa utilizzata da molte classi di farmaci antiretrovirali. L'interazione con inibitori delle proteasi (IP) e analoghi non nucleosidici (NNRTI) è molto elevata e sono numerosissime le interazioni del metadone anche con altre classi di farmaci riportate in letteratura. Tuttavia gli antivirali e il metadone possono essere co-somministrati ponendo però una particolare attenzione e monitorare sia i dosaggi del metadone che quelli dei farmaci. Gli effetti di queste interazioni possono avere 3 esiti opposti e nessuno di questi è da trascurare.

  • Abbassamento dei livelli terapeutici del metadone con eventuale comparsa di crisi di astinenza da oppiacei.
  • Abbassamento dei livelli terapeutici dei farmaci con abbassamento dell'efficacia degli stessi.
  • Incremento dei livelli dei farmaci con comparsa di effetti collaterali legati agli stessi.

Metadone e NRTIs (Inibitori della Trascrittasi Inversa Nucleosidici)
Le interazioni tra metadone e analoghi nucleosidi, quali Retrovir (il cui principio attivo Zidovudina è contenuto anche nella co-formulazione Combivir), Videx (DDI) e Zerit (d4T), sono state studiate. In generale il metadone sembra aumentare l'esposizione al Retrovir: si consiglia dunque, alle persone che assumono Retrovir, o Combivir, e metadone, di monitorare gli effetti collaterali (tossicità) del Retrovir, quali nausea, vomito, mal di testa. Questi sintomi potrebbero essere confusi con quelli di astinenza da oppiacei, quindi ci potrebbe essere confusione e pensare che sia necessario un aumento di metadone. Ciò è un errore perchè le concentrazioni di metadone non sembrano alterate dell'utilizzo simultaneo di Retrovir. Differente è invece la situazione per Zerit e Videx: il metadone sembra diminuirne la concentrazione, ritardandone l'assorbimento e quindi l'efficacia di questi 2 farmaci. Per il Videx questo problema è stato risolto con la formulazione EC (gastroprotetta).

Non ci sono dati sulle interazioni tra Emtriva ed il metadone.
Viread non interferisce con il metadone e la combinazione appare sicura. Nota bene: il principio attivo di Viread è Tenofovir, ed è contenuto nelle co-formulazioni Truvada e Atripla. In tali casi sono possibili interazioni per la presenza dei principi attivi compresi nella co-formulazione.
Ziagen (il cui principio attivo Abacavir è contenuto anche in Kivexa e Trizivir) e metadone pare essere una combinazione sicura senza interazioni significative

Metadone e NNRTIs (Inibitori della Trascrittasi Inversa NON Nucleosidici)
Le persone che iniziano a utilizzare metadone insieme a Sustiva (il cui principio attivo Efavirenz è contenuto anche nella co-formulazione Atripla) e Viramune possono manifestare una sintomatologia simile ad una crisi di astinenza da oppiacei. Ciò è dovuto agli enzimi coinvolti nella metabolizzazione di questa classe farmacologia e del metadone che possono ridurre il dosaggio del metadone del 50%. I pazienti che usano metadone e NNRTIs potrebbero avere bisogno di un aumento del dosaggio del metadone. Gli studi sull'aggiustamento della dose del metadone in presenza di NNRTIs suggeriscono che: benché il Sustiva diminuisce la AUC,(area sotto la curva) che mette in relazione tempo ed effetto terapeutico dei farmaci, del metadone di oltre il 50% per l'aggiustamento del dosaggio è sufficiente incrementare il metadone del 22%.

Per le persone che assumono Viramune è sufficiente un incremento del dosaggio del metadone del 16% ciò, per compensare una riduzione dell'AUC del metadone del 50%.
L'Etravirina (Intelence) induce CYP3A4 ma inibisce CYP2C19, un altro via di metabolizzazione del metadone. Uno studio su etravirina (Scholler-Gyure M, van den Brink W, Kakuda TN, et al. Pharmacokinetic and pharmacodynamic study of concomitant administration of metadone and TMC125 in HIV-negative volunteers. J Clin Pharmacol 2008, 48: 322-9) ha dimostrato che aumenta i livelli di metadone ma non la tossicità. Durante o dopo la co-somministrazione di Intelence, non è necessaria alcuna variazione del dosaggio di metadone sulla base della condizione clinica.
La co-somministrazione di metadone e rilpivirina (principio attivo contenuto in Edurant e nella co-formulazione Eviplera) può modestamente diminuire le concentrazioni plasmatiche di R (-) Metadone e S(+)Metadone. Il meccanismo proposto è l'induzione di CYP450 da rilpivirina. Non occorre alcun aggiustamento della dose quando si inizia la co-somministrazione di metadone con rilpivirina, tuttavia, è raccomandabile effettuare un monitoraggio clinico, poiché in alcuni pazienti potrebbe essere necessario aggiustare la terapia di mantenimento con metadone.
Inoltre bisogna sapere che rilpivirina a dosi sovra-terapeutiche (75 e 300 mg una volta al giorno) è stata associata al prolungamento dell'intervallo QT dell'elettrocardiogramma. Rilpivirina alla dose raccomandata di 25 mg una volta al giorno non è associata a un effetto clinicamente rilevante sul QT, ma rilpivirina deve essere usata con cautela quando co-somministrata insieme a farmaci con un rischio noto di torsione di punta come il Metadone poichè si può avere un effetto additivo con aumentato rischio di aritmia ventricolare (palpitazioni, sincope, etc).

Metadone e IP (Inibitori della Proteasi)
Le interazioni tra gli IP e il metadone sono meno prevedibili. In vitro si è visto che la AUC e quindi l'effetto terapeutico del metadone, aumenta di 2 volte quando somministrato con Norvir e del 30% in presenza di Crixivan/Indinavir. Ma studi successivi su volontari sani non hanno confermato questi dati. In vivo sono state riscontrate diminuzioni del metadone in presenza di IP soprattutto in presenza del Norvir (il cui principio attivo Ritonavir è contenuto anche nella co-formulazione Kaletra ed è utilizzato come potenziatore/booster in molti schemi terapeutici). Questi dati discordanti suggeriscono che via sia una via di metabolizzazione alternativa al citocromo CYP utilizzata dal metadone.

Vi sono quindi possibilità che alcune persone che assumono metadone insieme a IP, che ormai vengono quasi tutti abbinati al Norvir, potrebbero richiedere un incremento del dosaggio del metadone. I dati ad oggi disponibili suggeriscono che:
Reyataz e metadone hanno un interazione non significativa, possono essere somministrati senza aggiustamenti di dosaggio.
Indinavir (Crixivan) e metadone appare in vivo una combinazione sicura.
Kaletra e metadone fanno interazione e in alcuni studi clinici su persone HIV+ che assumevano il metadone,la AUC (area sotto la curva) del metadone si è abbassata in presenza di Kaletra. In nessun caso però questa interazione ha generato crisi d'astinenza da oppiacei nelle persone. Benché questa combinazione normalmente non necessita dell'aggiustamento del dosaggio del metadone, il monitoraggio del metadone è consigliato soprattutto all'inizio della terapia con Kaletra.
Viracept e metadone, un aumento del dosaggio del metadone potrebbe essere richiesto anche nell'uso concomitante di Viracept, nonostante questo IP sia il solo a non richiedere l'utilizzo di Norvir.
Aptivus/Norvir abbassa il dosaggio del metadone ed è necessario aumentare il dosaggio del metadone (studio su volontari sani).
Telzir non ci sono dati disponibili sulle interazioni con Telzir (fosamprenavir). Ma il precedente Agenerase (amprenavir) somministrato insieme a Norvir provocava la diminuzione di metadone. Quindi quando il metadone è amministrato con Telzir / Norvir potrebbe essere richiesto un aumento del dosaggio di metadone. In generale i pazienti dovrebbero essere controllati molto attentamente per evitare la comparsa della sindrome di astinenza.
Invirase/Norvir uno studio* presentato all' 8th Congress on Drug Therapy in HIV Infection, svoltosi a Glasgow nel novembre 2006, dimostra che Invirase/Norvir al dosaggio di 1000/100 due volte al giorno non interferisce in modo rilevante con una terapia di mantenimento standard a metadone.
Benché sia stato rilevato un leggero decremento del dosaggio del metadone (19%) nessuna persona ha avuto sintomi di astinenza. Questi dati suggeriscono come Invirase/Norvir possa essere un ottima opzione terapeutica per le persone che sono in terapia di mantenimento con il metadone.

* EFFECT OF BOOSTED SAQUINAVIR ON THE PHARMACOKINETICS AND PHARMACODYNAMICS OF RACEMIC METHADONE IN OPIATE-DEPENDENT PATIENTS ON STABLE METHADONE MAINTENANCE THERAPY
C. Jamois1, M. Riek1, A. Patel2, P.F. Smith3, R. Morrison 4 and C. Schmitt 1
1F. Hoffmann-La Roche Ltd, Basel, Switzerland; 2F. Hoffmann-La Roche Ltd, Welwyn, United Kingdom; 3University of Buffalo, Buffalo, USA; 4Northwest Kinetics, Tacoma, USA

Sulla base di conclusioni farmacocinetiche e cliniche non è richiesto nessun aggiustamento del dosaggio di metadone, quando si inizia la co-somministrazione con Darunavir/Ritonavir (Prezista/Norvir). Tuttavia, può essere necessario aumentare la dose di metadone quando Prezista/Norvir vengono somministrati contemporaneamente per un lungo periodo, a causa dell'induzione metabolica da Norvir. Per questo motivo, è raccomandato il monitoraggio clinico, poiché in alcuni pazienti può essere necessario l'aggiustamento della terapia di mantenimento sulla base della risposta clinica alla terapia con metadone

Inibitori della Fusione (IF)
Non vi sono dati su interazioni tra Fuzeon e metadone.

Inibitori dell'ingresso (o antagonisti del recettore CCR5) e dell'Integrasi
Non vi sono dati su interazioni clinicamente rilevanti tra metadone e Celsentri (Celcentri 300 mg due volte al giorno e metadone possono essere co-somministrati senza un aggiustamento della posologia).
Non necessario l'aggiustamento del dosaggio di Isentress o del metadone.

GHB o Exstasy liquida

GHBCOS'È?
Il GHB (Gamma-idrossibutirato) è un componente presente naturalmente nel nostro metabolismo come in quello di tutti i mammiferi viventi concentrato, soprattutto, nell'ipotalamo, nei gangli basali, nei reni, nel cuore, nei muscoli e nelle masse grasse.
La sua vera natura è ancora oggetto di studi approfonditi da parte di molti ricercatori che, per ora, lo inseriscono nella categoria neurotrasmettitori pur non essendo particolarmente sicuri.

COME SI CONSUMA?
Si trova, solitamente, in forma di liquido incolore e inodore, denso e con un sapore leggermente salato, contenuto in bottigliette di plastica o sotto forma di polvere bianca (da bere disciolta in un liquido) o in pastiglie. In campo medico è usato come anestetico chirurgico, per stimolare la produzione di GH (Growth Hormone, ormone della crescita), per la cura della alcool-dipendenza e come coadiuvante del parto (per le sue proprietà rilassanti e anti-spasmodiche).
Viene usato come stimolante anche nel mondo dello sport e ricade sotto la categoria Doping.

EFFETTI
Il GHB è una sostanza con effetti molto differenti da persona a persona. Estremamente difficile è, inoltre, la sua "gestione" poiché, anche piccoli aumenti della dose possono condurre ad effetti completamente inaspettati e differenti da quelli preventivati. Gli effetti cominciano generalmente a distanza di 5-10 minuti dall'ingestione e durano da una a 3 ore circa.
A basse dosi (circa 1-2 gr equivalenti ad un cucchiaino di polvere) presenta effetti molto simili a quelli degli alcolici: i consumatori riportano sensazioni di disinibizione, piacere diffuso, rilassamento e tranquillità, sensualità, euforia e tendenza a verbalizzare.
A dosi (o concentrazioni) più alte può provocare intontimento, perdita di coordinazione dei movimenti, convulsioni, forte sonnolenza e narcosi (un sonno comatoso, con attività onirica, che può durare anche fino a 24 ore).
Il GHB deve molta della sua fama alle proprietà 'pro-sessuali', in quanto gli effetti comprendono disinibizione, aumento della sensibilità tattile, aumento della capacità erettile nei maschi, e una maggiore sensibilità al momento dell'orgasmo.
Non c'è nessuna evidenza scientifica che dimostri che il GHB provochi tolleranza o dipendenza.

EFFETTI NON DESIDERATI
Stati confusivi, difficoltà a coordinare i movimenti e di coerenza nella verbalizzazione e sedazione totale (nel caso di una dose troppo alta).
Fra gli effetti avversi conosciuti si segnalano inoltre forti attacchi di nausea, vomito, confusione e difficoltà muscolari. Nei casi più gravi sono state osservate convulsioni, collasso e coma. In particolare l'interazione con alte dosi di alcool è molto pericolosa e può anche condurre alla morte per arresto respiratorio.
Il GHB ha, inoltre, un effetto legato al post assunzione, una sorta di post sbronza meno forte di quella derivante dal consumo di alcolici.

Estrema cautela!
Sono stati riportati casi di violenza carnale legati al consumo di alte dosi di GHB (cosa che ha fatto guadagnare al GHB la nomea di 'rape drug' -droga da stupro-), quindi, e ci rivolgiamo soprattutto alle donne, occhio a quello che bevete, se la vostra bevanda ha uno strano sapore salato che non dovrebbe avere fate molta attenzione!

PER LE PERSONE SIEROPOSITIVE IN TERAPIA ANTIRETROVIRALE: è bene sapere che consumare GHB può essere molto pericoloso per chi è in terapia con farmaci anti-retrovirali (farmaci anti-HIV), in particolare con inibitori della proteasi, in quanto esiste un meccanismo di interazione. Anche in questo caso come per l'MDMA le conseguenze possono essere fatali. La farmacocinetica del GHB non è ancora del tutto chiara ma in linea di massima la sostanza viene eliminata dal corpo attraverso la respirazione, anche se alcuni studi su animali suggeriscono, anche per il GHB, interventi metabolici. Visto che i primi passaggi metabolici riguardano generalmente il sistema CYP450, è possibile che sostanze inibitori di questo sistema predispongano le persone a sviluppare maggiore tossicità al GHB. In generale si consiglia quindi cautela con tutti gli inibitori delle proteasi (in particolar modo ritonavir). E' stato riportato il caso di una persona sieropositiva in terapia con norvir (il cui principio attivo ritonavir è contenuto nella co-formulazione Kaletra e utilizzato come potenziatore in molti schemi terapeutici) e invirase che ha sviluppato una sintomatologia di bradicardia immediatamente dopo aver assunto GHB. La bradicardia è una condizione fisiologica definita come una frequenza di battiti cardiaci inferiore al valore di 60 al minuto. La persona aveva assunto GHB (circa 10mg/Kg) e due pasticche di MDMA, i cui effetti sono durati più a lungo (29 ore) di quanto avvenisse prima di iniziare ad assumere la terapia antiretrovirale.
Attenzione anche agli NNRTIs (Inibitori della Trascrittasi Inversa NON Nucleosidici) pare che anche con efavirenz (principio attivo contenuto in Sustiva e nella co-formulazione Atripla) vi siano interazioni che possono aumentare i dosaggi di GHB nel plasma.
Come per tutti gli IP è possibile interazione con Darunavir (Prezista).
A tuttoggi non sono riportate interazioni con Maraviroc (Celsentri) e Raltegravir (Isentress).

Ecstasy

ExtasyCOS'È ?
L'Ecstasy è un composto semi-sintetico, il cui principio attivo si chiama MDMA (3,4-metilendiossi-N-metilamfetamina). L'MDMA è stata sintetizzata per la prima volta negli ultimi anni del 1800, e brevettata dall'industria farmaceutica tedesca MERCK nel 1912, nel corso di ricerche su farmaci anoressizzanti e (perciò) dimagranti.
Nel ventesimo secolo si è proceduto ad un lungo studio, a scopi bellici, della molecola da parte dell'esercito inglese, che, alla fine, hanno portato all'accantonamento dell'MDMA; esiste, inoltre, una bibliografia importante circa l'uso di MDMA in sedute di psicoterapia per fungere da coadiuvante della relazione tra terapeuta e paziente e, soprattutto nella terapia di coppia. L'MDMA interagisce principalmente con la serotonina, un neuro-trasmettitore che agisce a livello dei centri del cervello deputati al piacere. Azioni secondarie della serotonina si riferiscono all'appetito, al ritmo veglia-sonno, alla coordinazione psico-motoria, e, soprattutto, alla temperatura corporea.

COME VIENE CONSUMATA COMUNEMENTE?
La forma commerciale di maggior uso dell' Ecstasy è la pastiglia e la sua ingestione la metodologia di assunzione correlata. E' possibile trovarla anche sotto forma di polvere (o cristalli), solitamente sniffati più raramente disciolti in acqua e iniettati: questa metodologia di consumo può rivelarsi molto pericolosa. Le pastiglie sono commercializzate con forme e colori molto accattivanti e con loghi che dovrebbero richiamarne il contenuto,non sempre è così,però. Non è possibile sapere i prodotti che compongono realmente le chicche di ecstasy presenti sul mercato illegale;in alcuni Paesi europei si procede, pertanto, all'analisi della pastiglia come intervento di riduzione del danno ed attraverso un reagente chimico o attraverso una vera e propria analisi chimica si procede all'individuazione dei prodotti contenuti dentro le paste e se ne pubblicizzano i risultati per evitare la vendita di ecstasy pericolosa per la salute. Ad oggi, in Italia, procedimenti del genere sono vietati.

EFFETTI RICERCATI
Entro 30-60 minuti dall'assunzione si provano i primi effetti della sostanza attraverso un processo di stimolazione del Sistema Nervoso Centrale, con relativo aumento delle pulsazioni e del respiro, secchezza delle fauci.
La durata degli effetti possono variare con una media che va dalle 4 alle 6 ore. L'effetto principale dell'MDMA sul cervello è lo stimolo al rilascio di serotonina; con conseguenti sensazioni di abbattimento dei propri blocchi emotivi ed una sensazione di condivisione con gli altri. Alcuni consumatori rivelano di aver provato sensazioni "cinestetiche",cioè di sovrapposizione sensoriale (ad esempio si dice di poter toccare gli odori o annusare i colori).

EFFETTI NON DESIDERATI
L'innalzamento della temperatura corporea e la, conseguente, veloce disidratazione sono gli effetti collaterali più pericolosiche possono dare origine al 'colpo di calore' (scientificamente ipertermia maligna) che può causare il collasso ed, in alcuni ma rari casi, la morte. Con l'assunzione di Ecstasy diviene fondamentale mantenere un buon livello di idratazione, assumendo molta acqua a intervalli regolari e non assumendo mai alcool per evitare un doppio effetto disidratante con la falsa aspettativa di aver ingerito, comunque, liquidi.
E' bene ricordare di interrompere il ballo periodicamente spostandosi in un posto aerato e tranquillo in cui permettere un abbassamento della temperatura,le zone idonne sarebbero le chill-out ovvero zone di decompressione presenti in alcune discoteche ed in zone specifiche dei rave. Alcuni consumatori dichiarano di aver provato, a distanza di tempo dall'assunzione di ecstasy, flash-back e situazioni allucinatorie di ritorno.

PER UN CONSUMO CONSAPEVOLE

  • L'Ecstasy è un forte anoressizzante, mangiare sempre qualcosa almeno 3 ore prima dell'uso,senza appesantirsi troppo. Sarebbe opportuno un buon consumo di frutta e verdura, cibi leggeri, salati e/o energetici, che contrasteranno ed equilibreranno la perdita di sali minerali;
  • Chi decide di consumare Ecstasy dovrebbe iniziare sempre con mezza chicca attendere almeno 1 ora per una valutazione degli effetti ed, eventualmente dopo, assumere l'altra metà;
  • Non assumere mai più di 1 pastiglia per nottata perché non è con l'aumento del consumo che gli effetti ricercati aumentano. L'Ecstasy non produce serotonina ma ne permette il rilascio,finita la serotonina da rilasciare diviene inutile assumere nuovamente ecstasy si rischia di incrementare, solamente, gli effetti collaterali.
  • Chi decide di sperimentare il consumo di Ecstasy dovrebbe farlo solamente per via orale. A seguiti del consumo assumere 1 litro d'acqua l'ora bevendo poco e spesso e non dimenticare mai di prendersi momenti di pausa dal ballo in zone fresche e tranquille.
  • Nel caso non siate soli a consumare, sarebbe opportuno che almeno una persona del gruppo si astenesse dal consumo per poter soccorrere gli altri in caso di malore e potrà riportare tutti a casa sani e salvi.
  • Il consumo di Ecstasy richiede un elevato sforzo al nostro corpo perciò è consigliato, nella settimana successiva, di mangiare e riposare regolarmente, evitando o riducendo le attività faticose e stressanti e consumando moltissima frutta e verdura utili per riequilibrare i Sali minerali persi. Prima di riassumere Ecstasy sarebbe opportuno far passare almeno 1 mese per permettere la ricomposizione della serotonina usata.

PER LE PERSONE SIEROPOSITIVE IN TERAPIA ANTIRETROVIRALE è bene sapere che:
L'MDMA interagisce con farmaci anti-retrovirali (farmaci anti-HIV), soprattutto con gli inibitori della proteasi (IP) fate perciò molta attenzione! Il Norvir (ritonavir), ed il Rescriptor (delavirdine) che però non è utilizzato in Italia, sembrano essere i più pericolosi, mentre il Viramune (nevirapina) e il Sustiva (efavirenz) che sono NNRTI (Inibitori della Trascrittasi Inversa Non Neuclosidici) possono esserlo di meno.
Se assumi l'MDMA con un Inibitore della Proteasi, aspetta più tempo possibile dall'assunzione dell'inibitore della proteasi prima di prendere l'MDMA e assicurati di avere vicino qualcuno che sappia quello che hai fatto nel caso insorgessero problemi. I sovradosaggi di solito non sono reversibili, quindi è meglio non mischiare.
Il pericolo associato a questa interazione può essere aumentato dall'ampia variabilità di quantità di MDMA nelle pasticche e dalla presenza di altri prodotti chimici (anfetamine, efredina). Altre anfetamine, in particolare le meta-anfetamine (crystal meth, speed) possono venire usate nei raves e nelle discoteche.
Anche queste droghe sono maggiormente metabolizzate dallo stesso citocromo utilizzato dal Norvir e da altri IP e, dato che possono esservi delle interazioni pericolose ricorda che il Norvir a dosaggio ridotto fa parte di molti schemi terapeutici come potenziatore (booster) degli Inibitori delle Proteasi.
Quindi le persone che assumono gli Inibitori della Proteasi insieme a queste sostanze illegali, dovrebbero evitarne l'assunzione oppure fare molta attenzione alla quantità da assumere.

Cocaina

CocainaCOS'È?
La cocaina è un composto ottenuto dalla lavorazione delle foglie di un arbusto (Erythroxylum coca), coltivato prevalentemente in America del sud. La masticazione delle foglie di coca, molto diffusa sulle Ande, in Bolivia, in Colombia ed in Perù, è utilizzato dai contadini per combattere la fatica che si prova a lavorare in zone con rarefazione di ossigeno ad alta quota.
Il prodotto puro, dopo a raffinazione ed il 'taglio', si presenta sotto molteplici forme: pasta base, cristalli di crack, solfato o cloridrato una polverina bianco sporco o a volte rosata. La Cocaina è considerata una sostanza 'performante'cioè capace di far sostenere prestazioni cui non si è soliti arrivare ed è consumata sniffata, iniettata o fumata.
Ricordiamo come sempre che il problema del consumo di sostanze illegali, oltre alla pericolosità della sostanza stessa, risiede nel taglio che si può trovare che può risultare innocuo come nel caso di caffeina o pericoloso come nel caso dell'arsenico.

COME VIENE CONSUMATA COMUNEMENTE?
Sniffing
La polvere di coca viene preparata in piste, cioè piccole righe tagliate con un oggetto rigido e aspirata tramite le narici.
La sostanza viene assorbita attraverso le mucose del naso e raggiunge il flusso sanguigno entro pochi minuti, l'effetto dura 15 - 20 minuti fino ad un massimo di 30. Lo sniffing è un modo relativamente sicuro per assumere la sostanza anche se non è esente da rischi per la salute.
Smoking
La modalità di assunzione che produce i maggiori effetti e nel minor tempo.
Viene preparata una soluzione a base acquosa,distesa sopra un foglio di alluminio. Il composto viene riscaldato producendo l'evaporazione della cocaina che viene aspirata attraverso cannucce.
Il Crack (cocaina in cristalli) viene assunto così ed ha un effetto immediato della durata comparabile allo sniffing.
Via endovenosa
La modalità di assunzione più rischiosa, per rischio di contrarre malattie infettive (fra cui anche l'HIV) nel caso in cui si pratichi l'uso promiscuo di siringhe.
La modalità di preparazione del composto base è la medesima che si effettua per lo smoking ma invece di riscaldare il composto viene aspirato in una siringa e iniettato, gli effetti hanno durata identica alle altre modalità di assunzione.

EFFETTI RICERCATI

La cocaina stimola il Sistema Nervoso Centrale ed ha proprietà anestetiche locali; ha la capacità di far aumentare la temperatura corporea, accelerare il battito cardiaco, il ritmo respiratorio e alcune funzioni cerebrali; mentre anestetizza completamente e per breve tempo la parte del corpo con cui entra in contatto (es. il naso).
Gli effetti fisici partono da una sensazione di euforia ed eccitazione (l'up della sostanza), seguito da un elevata capacità di concentrazione, energia e sicurezza.

EFFETTI INDESIDERATI
Craving e Down
L'uso protratto di cocaina non genera dipendenza fisica. Le sue proprietà la rendono però una sostanza difficilmente controllabile: gli effetti piacevoli scompaiono nel giro di pochi minuti (15-30 circa) forte è la possibilità di ripetere la somministrazione spesso in un breve lasso di tempo per combattere gli effetti del down.
Ci si espone, perciò, al rischio di craving, cioè di consumo compulsivo della sostanza con somministrazione di elevati quantitativi in breve tempo e gravi conseguenze sull'organismo.
Overdose
L'overdose da cocaina ha una sintomatologia specifica: diventa difficile parlare e insorge un forte stato di ansia, il battito cardiaco aumenta, contemporaneamente i vasi sanguigni si restringono. Le conseguenze principali sono un forte aumento della temperatura corporea, arrossamento del volto oppure perdita del colorito, assenza di sudorazione, crampi muscolari, difficoltà nei movimenti degli arti; nei casi gravi si può arrivare anche al collasso, all'infarto e all'arresto cardio-circolatorio.
Danni fisici
Sniffare porta all'esposizione a gravi rischi di rovinare le mucose del naso con conseguenze dirette rispetto alla diminuzione della capacità olfattiva.
Fumare espone le vie respiratorie ed il tessuto polmonare al contatto con vapori caldissimi (oltre che con le sostanze contenute nel 'taglio') con possibili conseguenze per i tessuti. Il rischio maggiore cui si va incontro è la possibile diminuzione della funzionalità polmonare con possibili rischi di asma, maggiore esposizione a patologie delle prime vie respiratorie, difficoltà respiratorie.

BREVI NOTE DI CONSIGLIO

  • Usare la stessa cannuccia per sniffare in gruppo può essere fonte di trasmissione di malattie (prima fra tutte l'Epatite C), perché tracce di sangue possono rimanere sulla cannuccia. Usare sempre la propria cannuccia per l'assunzione è una regola d'oro.
  • La cocaina non ha caratteristiche pro-sessuali come millantato, poiché tra gli effetti secondari della coca si ha una rapida vaso-costrizione con conseguente difficoltà di erezione. Se l'assunzione è prolungata nel tempo si può incorrere in impotenza cronica.
  • La poli-assunzione di alcol e cocaina crea un composto secondario chiamato Coca-etilene, una sostanza che crea una fortissima dipendenza in un tempo breve. Mai bere alcolici quando si decide di assumere cocaina.

PER LE PERSONE SIEROPOSITIVE è bene sapere che: L'interazione tra la cocaina e gli antiretrovirali è stata descritta soltanto in vitro. La cocaina è metabolizzata principalmente attraverso tre vie, di cui la principale (demolizione a norcocaina) coinvolge il CYP3A4. Teoricamente l'inibizione del CYP3A4 potrebbe aumentare la concentrazione di norcocaina, bloccando una delle vie di metabolizzazione. Non ci si aspetta comunque un incremento degli effetti di tossicità cocaina-derivati (unica eccezione da segnalare in quei pazienti che mancano dell' enzima colinesterasi). A livello teorico l'induzione del CYP3A4 da parte di Viramune (nevirapina) o Sustiva (il cui principio attivo Efavirenz è contenuto anche nella co-formulazione Atripla) potrebbe provocare un aumento della concentrazione di norcocaina, provocando un potenziale rischio di epatotossicità.
Circa il 10% della cocaina è metabolizzata da CYP450, incluso CYP3A4. Se come dimostrato nei topi la cocaina induce CYP3A4, potrebbe diminuire i livelli e l'efficacia di molti antiretrovirali che sono substrati di CYP3A4, inclusi NNRTI e IP. La glicoproteina-p, un trasportatore di efflusso, è incrementato dall'uso cronico di cocaina. Per i farmaci antiretrovirali che sono trasportati dalla glicoproteina-p, come Abacavir (principio attivo contenuto in Ziagen e nelle co-formulazioni Kivexa e Trizivir) o Indinavir (Crixivan) potrebbe verificarsi un'aumentata escrezione, e livelli sub-terapeutici (cioè ridotti) del farmaco antiretrovirale.
Potenziale interazione è descritta con gli IP (Reyataz, Prezista, Telzir/Lexiva, Crixivan, Kaletra, Viracept, Norvir, Invirase, Aptivus) e gli NNRTI (Rescriptor, Sustiva/Atripla, Intelence, Viramune, Edurant).
Non sono note interazioni con NRTI, con Maraviroc (Celsentri) e Raltegravir (Isentress).
Si segnala che la cocaina è un noto agente immunotossico, che provoca decremento della produzione dei CD4 (fino a tre volte) e aumenta la replica di HIV.

Cannabis

CannabisCOS'È?
La marijuana (erba, ganja) consta delle infiorescenze della pianta (femmina non impollinata) di canapa (cannabis sativa), tutti i vari tipi di hashish (marocchino, cioccolato, nero) derivano dalla lavorazione della resina prodotta dalla pianta, l'olio deriva dalla distillazione della resina. La cannabis sativa necessità di poche cure e ha pochi 'nemici' naturali, cresce naturalmente ad ogni latitudine a parte quelle artiche, ed ha una proprietà intrinseca della pianta nella capacità di arricchire il terreno di coltura.
È utilizzabile per la produzione di tessuti, vestiti, olio commestibile e/o combustibile, carta naturalmente bianca che non necessita di procedimenti di sbiancamento necessari per la carta di cellulosa, fibre plastiche e tante altre applicazioni.
I prodotti della cannabis hanno una farmacopea riconosciuta a livello mondiale: nelle sindromi dolorose croniche, nelle malattie polmonari, nel supporto a pazienti oncologici in chemioterapia, nel trattamento farmacologico dell'anoressia, dell'epilessia, nella cura del glaucoma, nelle paraplegie e nelle sclerosi muscolari per fare alcuni esempi.
Il maggiore responsabile degli effetti psico-attivi, fra gli oltre 60 principi attivi contenuti nella cannabis, è il delta 9 tetraidrocannabinolo, comunemente conosciuto con la sigla THC. La concentrazione del THC e degli altri principi attivi varia da qualità a qualità (con percentuali che possono andare dal 2 al 50%) ed è quindi difficile sapere a priori quali caratteristiche avrà una certa varietà.

COME VIENE CONSUMATA?
Fumata: una mistura di marijuana (o hashish) e tabacco viene 'rollata' e fumata come una sigaretta, o con l'utilizzo di pipette, chiloom. I principi attivi vengono assorbiti attraverso le vie respiratorie e raggiungono il flusso sanguigno, e successivamente il cervello entro 5-10 minuti dall'assunzione.
Mangiata: la marijuana e l'hashish possono essere utilizzate per cucinare. In questo caso bisogna fare molta attenzione a quanta sostanza viene utilizzata per la preparazione del piatto poiché il processo di riscaldamento produce una sintesi del THC con conseguente intensificazione delle proprietà psico-attive. L'assorbimento da parte dell'organismo avviene gradualmente attraverso la digestione; gli effetti, attenuati rispetto al normale, cominciano 1-2 ore dopo l'ingestione e possono durare anche fino a 10-12 ore.

EFFETTI RICERCATI
Gli effetti cominciano 10-15 minuti dopo l'assunzione e si protraggono per 1-2 ore Gli effetti prioritari sono riconducibili a rilassatezza, positività e tranquillità.
Il consumo di cannabis provoca una perdita di zuccheri nel sangue (glicemia), aumentando la produzione di succhi gastrici, il consumo di cannabis è associato con un aumento dell'appetito, la così detta fame chimica.
E' ampiamente dimostrato che i prodotti della cannabis sativa non provocano l'insorgere di dipendenza e non si è mai registrato un solo decesso correlato al consumo: il rapporto dose attiva/overdose è di 1 : 20.000, vale a dire che servono 20.000 'dosi' per arrivare a una reazione di overdose. La cannabis non si accompagna bene a nessuna altra droga, in special modo è sconsigliato il mix con bevande alcoliche (che può provocare vertigini e forte nausea).

EFFETTI NON DESIDERATI
Nonostante non sia stato dimostrato un collegamento diretto, la possibilità che il consumo protratto di cannabis fumata possa produrre danni ai tessuti polmonari non è da escludere. La cannabis tende a provocare improvvisi cali della pressione sanguigna con possibili attacchi di nausea. Tende ad incidere sul ritmo cardiaco (tachicardia),rendendone sconsigliato il consumo per chi ha problemi di cuore. Un consumo "importante" di cannabis può incidere sulla coordinazione e sulla percezione individuale di tempo, spazio e distanza rendendo pericoloso guidare.

PER LE PERSONE SIEROPOSITIVE CHE ASSUMONO LE TERAPIE ANTIRETROVIRALI
E' bene sapere che: in generale non ci sono evidenze di interazioni significative tra i farmaci antiretrovirali e i derivati della cannabis ma alcuni piccoli studi condotti sull'utilizzo di derivati della cannabis e Crixivan (indinavir), Viracept (nelfinavir) e Norvir (ritonavir), rilevano un leggero aumento della concentrazione del THC e quindi della tossicità (che si manifesta con paranoia). Il principio attivo della marijuana, THC e i suoi metaboliti, sono metabolizzati dal CYP3A4 e dal CYP2C9. Gli inibitori di tale CYP come gli IP indinavir (Crixivan), nelfinavir (Viracept) e ritonavir (Nota bene: principio attivo contenuto in Norvir e nella co-formulazione Kaletra) possono interferire con il metabolismo della marijuana e aumentare il rischio di tossicità. Quindi le persone che sono in terapia e consumano cannabis potrebbero sperimentare un lieve aumento degli effetti psicoattivi legati al THC.
A livello sperimentale è stata riportata potenziale interazione con gli IP quali Atazanavir (Reyataz) e Darunavir (Prezista), Lopinavir (Kaletra) e Saquinavir (Invirase).
Non sono riportate interazioni con NRTI, NNRTI, maraviroc (Celsentri) e raltegravir (Isentress).

Benzodiazepine

BenzodiazepineCOSA SONO?
Le Benzodiazepine sono la categoria più rappresentativa dei farmaci ipnotico-sedativi. Utilizzate come supporto terapeutico per problemi legati ad ansia, insonnia ed al trattamento dell'alcol-dipendenza; ne esistono molte e quasi tutte sono prescrivibili da un medico di base. Sono farmaci derivanti dalla Rauwolfia Serpentina una pianta che cresce in diverse varietà in Africa centrale e nell'America centro-meridionale, da cui fu estratto il principio attivo conosciuto come Reserpina, successivamente isolato e riprodotto sinteticamente.
Le Benzodiazepine hanno praticamente completamente sostituito i barbiturici per la loro maggiore sicurezza nei confronti della tutela della salute del paziente, e in base alla tipologia di impatto sul Sistema Nervoso Centrale sono state classificate in tre gruppi:

  • ad azione prolungata (es. Clonazepam -Rivotril-; Diazepam -Valium-);
  • ad azione intermedia (es. Alprazolam -Xanax-);
  • ad azione corta (es. Temazepam, Loprazolam).

COME VENGONO CONSUMATE COMUNEMENTE?
La forma di consumo terapeutica è quella orale; essendo farmaci sono dotati di dosaggi e posologie ben precise (è necessario prendere attenta visione delle istruzioni e seguirle con precisione).
Fra i consumatori di droghe per via endovenosa la modalità di somministrazione è quella iniettiva, con obiettivo dichiarato quello di ridurre gli effetti delle crisi di astinenza da eroina, ed in seconda battuta, per "sballare". Questa modalità di assunzione risulta estremamente pericolosa per diversi motivi:

  • le Benzodiazepine, nel tempo, provocano dipendenza e le crisi di astinenza sono molto forti, anche se un abbandono dell'assunzione graduale e controllato (a scalare), sotto controllo medico, risulta meno problematico;
  • molte Benzodiazepine si presentano sotto forma di pastiglie, soluzione sciropposa o gel; in tutti i casi se preparate per l'iniezione (polverizzate e/o disciolte in acqua) queste sostanze distruggono le vene in pochissimo tempo con conseguenze fisiche devastanti (ascessi, infezioni, flebiti, cancrena, etc...);
  • essendo progettate per agire sul Sistema Nervoso Centrale, le Benzodiazepine tenderanno ad amplificare gli effetti di tutte le altre sostanze con effetto simile, aumentando notevolmente il pericolo di overdose. Per questi motivi è fortemente sconsigliata l'assunzione contemporanea con altre Benzodiazepine, tranquillanti, alcolici, eroina e gli oppiacei in genere.

EFFETTI RICERCATI
Agiscono sul sistema nervoso centrale con un effetto sedativo e in alcuni casi ipnotico; hanno un effetto di contenimento dell'ansia (ansiolitici), di stabilizzazione dell'equilibrio psichico e tendono ad indurre uno stato di rilassamento muscolare e di sonnolenza. Alcune molecole producono anche senso di disinibizione, grande loquacità ed eccitazione.
In alcuni casi si sono verificati stati di alterazione con comportamenti aggressivi.
Ad alte dosi provocano sedazione e narcosi totale.

EFFETTI INDESIDERATI
Le Benzodiazepine tendono a ridurre il ritmo cardiaco e la pressione arteriosa e possono incidere negativamente anche sulla respirazione rendendola superficiale. Effetti secondari sono: confusione, difficoltà di movimento e, in casi meno frequenti, amnesia, irrequietezza, vertigini ed amenorrea (l'interruzione del ciclo mestruale che però non impedisce di rimanere incinte).
Gli effetti non desiderati su chi abusa possono includere: instabilità emotiva con cambi repentini di umore, paranoia, tendenza all'aggressività, depressione; senso di stanchezza cronica.
Il pericolo di overdose è presente specialmente con l'assunzione per via endovenosa, e passa attraverso il progressivo blocco delle funzioni legate al Sistema Nervoso Centrale (sedazione totale, coma, arresto respiratorio, arresto cardio-circolatorio e morte).

PER LE PERSONE SIEROPOSITIVE CHE ASSUMONO LA TERAPIA ANTIRETROVIRALE:
Molte benzodiazepine sono metabolizzate ed eliminate dal fegato attraverso il citocromo CYP450. Se si assumono benzodiazepine insieme ad Inibitori delle Proteasi (IP) e/o NNRTI come Efavirenz (principio attivo contenuto in Sustiva e nella co-formulazione Atripla) si potrebbe avere come conseguenza un aumento dei livelli plasmatici con conseguente rischio di aumento della tossicità delle benzodiazepine stesse (per esempio estrema/prolungata sedazione, depressione respiratoria e ipotensione). In particolare è descritta una interazione rilevante tra triazolam e efavirenz (Sustiva/Atripla). Ritonavir (principio attivo contenuto in Norvir) aumenta gli effetti agonisti dell'Alprazolam e aumenta la dose di triazolam (la clearance di triazolam è ridotta con conseguente aumento dell'effetto sedativo).
Sono descritte, inoltre, interazioni tra Lorazepam, Oxazepam o Temazepam e farmaci antiretrovirali. Alcuni Inibitori delle Proteasi (Norvir e Viracept) possono accelerare il metabolismo e quindi l'eliminazione di questi ansiolitici vanificandone l'effetto. L'associazione con Lopinavir (Kaletra) comporta riduzione delle dosi terapeutiche di Lopinavir e prolunga l'effetto sedativo delle benzodiazepine.
Tra gli NNRTI è stata descritta un'interazione potenzialmente rilevante tra triazolam e nevirapina (Viramune) per cui è necessario monitorare l'efficacia di nevirapina.
Da evitare l'associazione di Atazanavir (Reyataz) con midazolam e triazolam. Se necessario è possibile somministrare un'unica dose di midazolam con monitoraggio per una sedazione breve chirurgica o simile. In alternativa si possono impiegare: oxazepam, lorazepam, temazepam.
Dai dati finora disponibili Maraviroc (Celsentri) e midazolam possono essere co-somministrati senza un aggiustamento della posologia.
Non necessario l'aggiustamento posologico di Raltegravir (Isentress) o di midazolam quando assunti in associazione. Ciò indica che Isentress non è un induttore o un inibitore del CYP3A4; è pertanto atteso che Isentress non interferisca con la farmacocinetica dei medicinali substrati del CYP3A4.
Non descritte interazioni rilevanti con NRTI.
Non sono riportate interazioni con Rilpivirina (Edurant), eccetto che potenziale interazione con Zolpidem.
In tutti i casi è consigliata estrema prudenza relativamente al consumo di benzodiazepine se si è in trattamento ed, in ogni caso, ne va evitato l'abuso.
Si segnala che le interazioni derivanti dall'associazione di farmaci antiretrovirali con midazolam sono diverse qualora midazolam sia assunto per via orale e per via endovenosa.

Barbiturici

barbituriciCOSA SONO?
I barbiturici sono sostanze narcotiche e ipnotiche, che agiscono deprimendo il Sistema Nervoso Centrale. La sintesi dell'acido barbiturico è da attribuirsi a Adolph von Bayer nel 1864. Nel 1903, Emil Fischer, un altro studioso di chimica organica, scopriva che l'acido barbiturico si poteva trasformare in acido dietil-barbiturico, maggiormente efficace e, per certi aspetti, causa di minori effetti collaterali. Il dottor Willcox, negli anni Venti, scatenò la "battaglia dei barbiturici" in Gran Bretagna. Fino al 1918, in Inghilterra, l'acquisto e anche la vendita di barbiturici non erano sottoposti ad alcuna prescrizione né vigilanza. Nel 1964, negli Stati Uniti un milione di americani prendeva pillole per dormire e circa cinque milioni usavano tranquillanti e sedativi. Sia pure a fatica, il concetto della pericolosità si affermò: nel 1960, la Commissione per gli stupefacenti dell'ONU raccomandò che i barbiturici fossero assoggettati all'obbligo della prescrizione medica. Nel 1971, a seguito della Convenzione di Vienna, furono introdotti nell'elenco dei prodotti ad azione stupefacente. In Italia la Legge 685/1975 regolamentava la fase di produzione/fabbricazione e vietava la libera vendita dei barbiturici. Oggi la prescrizione di barbiturici è limitata in favore di altri composti farmacologici scoperti nel frattempo, come le Benzodiazepine che danno gli stessi effetti con minori effetti collaterali, e con un maggiore margine di sicurezza.

COME SI USANO?
I Barbiturici sono venduti come pastiglie, o capsule con gel, e assunti per via orale. In alcuni, limitati casi esiste la possibilità di somministrarsi barbiturici per via iniettiva ma questa modalità d'assunzione risulta estremamente pericolosa poiché ha effetti gravissimi sulle vene e sul sistema circolatorio ed aumenta sensibilmente il rischio di overdose.

EFFETTI RICERCATI
I barbiturici producono principalmente due effetti: riducono il ritmo cardiaco e rendono più superficiale la respirazione. Con conseguente diminuzione della pressione arteriosa. Aumentando le dosi si intensifica l'indifferenza agli stimoli esterni e viene indotto un sonno con caratteristiche simili al sonno normale. L'azione dei barbiturici ha durata diversa a seconda dei tipi di molecola: si distinguono perciò barbiturici ad azione breve (meno di 3 ore), media (3 - 6 ore) e lunga (più di 6 - 12 ore).

EFFETTI INDESIDERATI
L'intossicazione acuta (la fase di 'picco' dell'effetto) da Barbiturici può causare convulsioni, delirio ed allucinazioni.
Effetti collaterali dell'assunzione dipendono strettamente dalla risposta soggettiva possono essere: depressione, senso di stanchezza e imprevedibili e violenti cambi di umore. In quanto vasodilatatori possono provocare la perdita di calore corporeo; rallentamento del metabolismo con conseguente rischio di crisi di freddo.
Il consumo prolungato comporta l'insorgere di uno stato di tolleranza e di fortissima dipendenza. Può produrre tremore, atassia (perdita della coordinazione dei muscoli volontari), forte stato confusionale, alterazioni della capacità di giudizio, incapacità di concentrarsi, vuoti di memoria e gravi conseguenze sui polmoni.
La sindrome d'astinenza da Barbiturici è considerata più intensa e duratura di quella provocata dall'eroina, e si manifesta a distanza di otto/sedici ore dall'ultima assunzione: effetti principali sono insonnia, ansia, vertigini, nausea e convulsioni; dopo il secondo giorno si manifestano delirio con allucinazioni; al terzo giorno possono insorgere profonde alterazioni della psiche, come episodi di paranoia e schizofrenia.
La forma più grave di una crisi di astinenza da Barbiturici è uno stato psicotico e psicomotorio paragonabile all'astinenza da alcol, noto come "delirium tremens".
I Barbiturici possono provocare un'overdose con possibili conseguenze fatali: la morte sopraggiunge per l'assunzione di quantitativi che superino la dose terapeutica di quindici o venti volte, e comporta l'arresto cardio-respiratorio.
I Barbiturici in quanto depressori del Sistema Nervoso Centrale sconsigliano fortemente l'assunzione con altre sostanze con effetti similari come alcolici, Benzodiazepine, eroina e oppiacei e tranquillanti.

PER LE PERSONE CHE ASSUMONO TERAPIA ANTIRETROVIRALE:
In generale i barbiturici possono ridurre i livelli plasmatici (livelli di efficacia) degli Inibitori delle Proteasi (IP)e degli Inibitori della Trascrittasi Inversa Non Neuclosidici (NNRTI).
In particolare tra gli IP è controindicata la cosomministrazione di fenobarbitale e fenitoina con Darunavir (Prezista) e Nelfinavir (Viracept); potenziale interazione con Reyataz, Telzir/Lexiva, Crixivan, Kaletra, Invirase e Aptivus.
Darunavir (Prezista) co-somministrato con basse dosi di Ritonavir (Norvir) non deve essere utilizzato con fenobarbital poiché la co-somministrazione potrebbe causare un significativo decremento della concentrazione plasmatica di Prezista.
Tra gli NNRTI è controindicata l'associazione con: Delavirdina (Rescriptor), Etravirina (Intelence) e Rilpivirina (Edurant). E' possibile l'interazione con Efavirenz (principio attivo contenuto in Sustiva e nella co-formulazione Atripla) e Nevirapina (Viramune). In particolare si ha riduzione dei livelli di Efavirenz e Viramune.
Sono state riportate potenziali interazioni con Maraviroc (Celsentri) e Raltegravir (Isentress).
Anche tra gli NRTI sono state segnalate possibili interazioni, in particolare con Abacavir (principio attivo contenuto in Ziagen, Kivexa e Trizivir) e Zidovudina (principio attivo contenuto in Retrovir e Combivir) per cui è richiesto aggiustamento della dose, monitoraggio dell'efficacia o tossicità.
Le conseguenze di queste interazioni potrebbero portare al fallimento terapeutico e, quindi, all'insorgere di resistenze ai farmaci antiretrovirali che si stanno assumendo in contemporanea.
E' sempre consigliabile controllare la scheda informativa del barbiturico per conoscere sia, la via di metabolizzazione utilizzata sia, le eventuali interazioni segnalate nella scheda tecnica.
In linea generale l'associazione farmaci antiretrovirali e barbiturici comporta riduzione dei livelli plasmatici dei farmaci antiretrovirali (e quindi riduzione dell'effetto terapeutico), aumento dei livelli plasmatici dei barbiturici (con rischio di tossicità). Per cui è necessario monitorare l'efficacia dei farmaci antiretrovirali e la tossicità dei barbiturici.

Amfetamine

amfeCOSA SONO?
Le Amfetamine sono state scoperte più di 100 anni fa (1887), ma brevettate nel 1924 L'effetto principale delle amfetamine va a intervenire sul Sistema Nervoso Centrale, agevolando la produzione di Adrenalina e Noradrenalina, sostanze che a livello cerebrale vengono prodotte naturalmente con l'effetto di stimolare reazioni in caso di forti emozioni.

COME VENGONO CONSUMATE?
L'amfetamina più comune è lo 'Speed': una polvere biancastra o, a volte, giallo o rosso-mattone, viene sniffata; ma è presente sul mercato illegale anche in forma di pasticca, capsula, o in pasta (base).
La pasta base risulta estremamente potente,molto più della polvere.
L'ingestione è la modalità di consumo che presenta minori rischi dato ché l'organismo assume gradatamente il prodotto che si è ingerito.
Rimane pericolosa la poli-assunzione con prodotti alcolici, per l'effetto di alterazione digestiva che l'alcool può causare aumentando il rischio di overdose o avvelenamento. È possibile assumere amfetamine anche attraverso lo 'sniffing' cioè sniffando poiché le amfetamine vengono assorbite tramite le mucose nasali e la sostanza passa nel flusso sanguigno verso il cervello, producendo un flash maggiore.
L'uso continuato può portare a continue perdite di sangue e riduzione della capacità olfattiva.
Le Amfetamine, disciolte in acqua, possono anche essere iniettate: risultando la metodologia di assunzione più rischiosa in assoluto per l'alto rischio di overdose e per le possibile esposizioni a contagio di HIV, HCV, HBV nel caso in cui si pratichi lo scambio delle siringhe.

EFFETTI RICERCATI
Le Amfetamine vengono assunte alla ricerca del 'Flash', che porta un forte senso di euforia, elevata attenzione, incrementa la sicurezza e porta un forte espansione della sensazione di energia, accompagnato da un'ondata di calore,con aumento delle pulsazioni e del respiro, aumento della temperatura corporea, secchezza delle fauci, perdita dell'appetito, tensione della mandibola e Bruxismo, ovvero la tendenza a digrignare i denti.
La seconda fase dell'assunzione porta ad uno stato di urgenza, cioè si ritiene di dover fare una serie di cose con estrema urgenza, appunto, rischiando di intraprendere azioni che non siamo idonei a svolgere. Uno degli effetti base delle amfetamine è la riduzione del senso di stanchezza interagendo con la sensazione di fame, sete.
Il rischio di assunzione combinata con l'ecstasy è estremo per l'effetto disidratante di entrambe le sostanze.

EFFETTI INDESIDERATI
Il consumo continuato di Amfetamine causa disturbi del ritmo sonno-veglia, perdita dell'appetito, paranoia e anche episodi psicotici
L'uso prolungato nel tempo potrà portare a drastici cambiamenti dell'umore, depressione e irascibilità. Le amfetamine possono facilitare l'insorgere di comportamenti aggressivi e sono in generale associate a episodi di violenza, ad oggi risultano le sostanze più utilizzate nelle curve degli stadi.
Le amfetamine possono produrre tolleranza e dipendenza.
Nel caso di consumo è bene ricordarsi di bere molta acqua o sostanze non alcoliche e spostarsi frequentemente in ambienti freschi dove abbassare la temperatura corporea.

PER LE PERSONE SIEROPOSITIVE IN TERAPIA ANTIRETROVIRALE
Nel metabolismo delle amfetamine possono essere coinvolte alcune isoforme del CYP450, in maniera rilevante 1A2, 2B6 e 3A4. Tutti gli inibitori delle proteasi (IP) possono inibire l'attività del CYP3A4 in vari gradi; Ritonavir e Nelfinavir (Viracept) e Efavirenz (principio attivo contenuto in Sustiva e nella co-formulazione Atripla) sono inibitori dell'attività di 2B6, per cui chi utilizza anfetamine dovrebbe essere avvisato riguardo le potenziali interazioni e consigliato riguardo le appropriate precauzioni (per esempio utilizzare il 25% della usuale dose di anfetamina, fare una pausa durante i balli in discoteca, assicurarsi che nei pressi del luogo del rave ci sia un team di medici, mantenere adeguata idratazione evitando l'alcol e rifornirsi di liquidi regolarmente).

Potenziale interazione di metamfetamina è prevista con gli inibitori delle proteasi (Reyataz, Prezista, Telzir/Lexiva, Crixivan, Kaletra, Viracept, Invirase, Norvir, e Aptivus) per cui è richiesto aggiustamento posologico, monitoraggio dell'efficacia e della tossicità. E' bene sapere che: il Norvir (ritonavir) aumenta i livelli delle anfetamine nel sangue da 2 a 3 volte.

Inoltre fate attenzione perché il Norvir a dosaggio ridotto è presente come potenziatore (booster) all'interno di molti schemi terapeutici e in co-formulazioni (Kaletra).

Segnalata possibile interazione con Delavirdina (Rescriptor), per cui l'associazione è controindicata.

Non descritte interazioni clinicamente significanti con Maraviroc (Celsentri) e Raltegravir (Isentress). Ma ciò non significa che non potrebbero verificarsi.

Alcol

alcol

COS'È?
L'alcol, è il prodotto risultante dalla fermentazione di zuccheri o amidi di origine vegetale.
Gli effetti prioritari della sostanza sono sensazioni esilaranti e stimolanti.
Gli effetti sono dovuti ad una grave stimolazione depressiva del Sistema Nervoso Centrale.
Le conseguenze dirette derivanti dall'uso sono riassumibili in:
1. Ritardo delle reazioni (coordinazione motoria)
2. Influenza il funzionamento del cervello (capacità percettive e cognitive).
I prodotti alcolici possono essere racchiusi in due macrocategorie e cioè: i fermentati (che derivano da frutti, piante o cereali e che subiscono un processo naturale di fermentazione dovuto all'azione di microrganismi, es. vino, birre, sidro) ed i distillati (preparati fermentati che, tramite il processo di distillazione e il calore, perdono parte dell'acqua che contengono, e quindi diventano più 'concentrati' es. grappe, whisky). Normalmente una bevanda distillata possiede una gradazione (cioè una percentuale di alcool sul totale) più alta di una fermentata.
Gli alcolici sono utilizzati da tempo immemore con i primi reperti risalenti al 3.500 a.C. attraverso annotazioni rinvenute su di un papiro egizio.

EFFETTI RICERCATI
In linea di massima gli effetti degli alcolici sono conosciuti più o meno da chiunque, e un uso moderato (in termini di quantità e di frequenza del consumo) non costituisce una fonte di rischio. Riassumendo:

  • senso di relax e di leggerezza fisica e mentale;
  • aumento della confidenza e fiducia in se stessi;
  • aumento della capacità comunicativa e di socializzazione;
  • perdita progressiva delle inibizioni;
  • facilità al riso e senso di allegria;
  • allontanamento temporaneo dai propri problemi;
  • diminuzione del senso di timore, ansia e paura.

EFFETTI INDESIDERATI
L'abuso di alcool può causare effetti molto gravi:

  • produce sindromi gastro-intestinali (nausea, vertigini, vomito);
  • facilita l'insorgenza di comportamenti aggressivi e violenti (con un forte aumento della probabilità di scatenare o di rimaner coinvolti in risse);
  • incide progressivamente sulla capacità di coordinazione motoria (gambe, occhio-mano), intorpidisce i sensi e incide negativamente sulle capacità verbali;
  • aumenta il senso di depressione e tristezza (specialmente quando si è già depressi o tristi prima di cominciare a bere);
  • provoca la cancellazione temporanea (e in alcuni casi anche permanente) di ricordi e memorie.
  • L'abuso di alcolici, a medio-lungo termine, ha una pesantissima ripercussione sull'organismo, in particolare sul fegato, sul cuore e sugli organi coinvolti nella digestione; questo può portare a patologie irreversibili e mortali (tumori, cirrosi, carcinoma epatico).

ALCOOL E GUIDA DUE NEMICI GIURATI
E' estremamente rischioso, per se e per gli altri, guidare qualsiasi veicolo sotto l'effetto di alcolici. Studi della BMW hanno rilevato come normalmente il tempo di reazione medio ad un pericolo si aggira intorno a 1 secondo (vuol dire che, in automobile, da quando si percepisce il pericolo a quando si inizia a frenare, passa circa 0,7 - 1 sec.). Due bicchieri da tavola di vino rosso fanno raddoppiare questo tempo, mentre tre o quattro bicchieri possono allungarlo anche di 4 volte e al tempo stesso aumentano sensibilmente la probabilità di commettere errori di guida. 1 o 2 secondi in più o in meno possono sembrare poco, ma in realtà un veicolo che sta viaggiando a 90 km/h. in 1 solo secondo compie da 10 a 25 metri!

PER LE PERSONE SIEROPOSITIVE CHE ASSUMONO LA TERAPIA ANTIRETROVIRALE

E' bene sapere che: il metabolismo dell'etanolo è mediato principalmente dagli enzimi alcol e aldeide idrogenasi. Uno di questi enzimi interviene anche nella metabolizzazione dello Ziagen (abacavir). Uno studio ha infatti mostrato un aumento delle concentrazioni di Ziagen del 41% in co-assunzione con alcol (etanolo). Nessun cambiamento invece nelle concentrazioni di etanolo nel sangue. Nel caso di un consumo moderato di alcool non è necessaria l'aggiustamento della dose di Ziagen. Da ricordare che lo stesso principio attivo di Ziagen (Abacavir) è contenuto nei farmaci co-formulati Kivexa (Abacavir/Lamivudina) e Trizivir (Abacavir/Lamivudina/Zidovudina).

Si sa che l'uso occasionale o moderato di alcol non crea delle interazioni significative con altri farmaci antiretrovirali, viceversa l'assunzione cronica o, l'abuso di alcol può ridurre i livelli plasmatici degli Inibitori della Protesi (IP) e degli Inibitori della Trascrittasi Inversa Non Neuclosidici (NNRTI). Queste interazioni potrebbero portare ad un calo della concentrazione delle terapie favorendo lo sviluppo di resistenze e il fallimento terapeutico.

Per tutti i farmaci antiretrovirali (IP, NRTI, NNRTI, antagonisti del recettore CCR5, inibitori dell'integrasi) sono possibili risultati imprevedibili.

L'uso pesante di alcol può risultare molto dannoso per il fegato perché il passaggio epatico attraverso il quale i farmaci vengono metabolizzati può essere alterato dalla tossicità provocata dal consumo dell'alcool.

Inoltre, l'alcolismo costituisce un fattore di rischio per la NON aderenza alla terapia antiretrovirale perché potresti dimenticare di assumere la terapia correttamente e agli orari prestabiliti.
Il Videx , della classe degli Inibitori della Trascrittasi Inversa Nucleosidici (NRTI) può aumentare il rischio di pancreatite. Se fai consumo di alcool regolarmente, non assumere il Videx.
L'alcool può causare disidratazione, quindi assicurati di bere molta acqua per aiutare il corpo ad affrontare l'alcool che hai assunto.

Si segnala che il Disulfiram (maggiormente noto con il nome commerciale Antabuse), farmaco utilizzato per il trattamento dell'alcolismo, metabolizzato a livello epatico (ma non dal CYP450) e mediato dall'enzima alcol-deidrogenasi, può provocare reazioni anche gravi con le formulazioni in soluzione orale dei farmaci antiretrovirali che contengono alcol (Norvir, Kaletra) e con le capsule di Aptivus (contenenti etanolo come eccipiente), per cui non può essere associato a formulazioni alcoliche di farmaci antiretrovirali. L'effetto antabuse consiste in rossore, cefalea pulsatoria, nausea, vomito, sudorazione, palpitazione, ipotensione e confusione. Tale sintomatologia può protrarsi per 30 minuti circa nei casi lievi o per diverse ore in quelle gravi.