Una piccola grande storia che ha scritto una pagina importante in questo paese per il diritto alla salute di tutti e tutte, per la lotta alle discriminazioni, per la dignità delle persone: è quella che la LILA ha celebrato a Siena, nella serata del 12 giugno, in occasione del suo trentennale. L’ha fatto con un convegno: “Trent’anni di Lila, trent’anni insieme per i diritti, la salute, la dignità sociale” che ha riunito insieme attivisti vecchi e nuovi della LILA e di altre ONG, esperti, medici, cittadini per ricordare quanto è stato fatto e quanto resta da fare per sconfiggere l’HIV/AIDS entro il 2030, così come indicato dagli obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile.
Una percezione del rischio in netto calo per quanto riguarda l’Hiv e quasi assente per quanto riguarda tutte le altre IST, le infezioni sessualmente trasmissibili: il risultato è che l’HIV non cala e, anzi, aumenta in alcuni gruppi chiave, mentre per tutte le altre IST, si registra una netta impennata di casi: è quanto emerso dal convegno organizzato lo scorso 19 maggio da LILA Como presso la scuola ENAIP. Titolo dell’evento, legato al trentennale dell’associazione: “1987-2017 di HIV e di LILA. La prevenzione-ruolo importante nelle IST”.
Nel corso degli ultimi dieci mesi in Italia si è registrato un aumento significativo dei casi di epatite A (HAV). Il SEIEVA, Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta, ha rilevato, nel periodo agosto 2016-marzo 2017, più di 1000 casi, un numero di quasi cinque volte maggiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
L’età media delle persone che hanno contratto il virus è di trentacinque anni e l’86% circa dei casi è di sesso maschile. Tra gli uomini la maggioranza dichiara di aver avuto rapporti sessuali con altri uomini (MSM). Tale incremento di infezioni si va manifestando dal febbraio 2016, anche in altri dodici paesi europei con tre diversi cluster d’infezione, come segnalato da ECDC nel Rapid Risk Assessment del 23 febbraio scorso.
ECDC ha divulgato lo scorso febbraio, in occasione della conferenza HepHIV 2017 svoltasi a Malta, il report 2016 sull’applicazione della Dublin Declaration, un documento che, con cadenza biennale, monitora l’applicazione della stessa Convenzione e fa il punto sui progressi compiuti nel contrasto all’HIV/AIDS nei trentuno paesi dell’Unione europea e della SEE (Spazio Economico Europeo).
Il rapporto è articolato in diverse sezioni: uno “Special report” dal titolo “The status of the HIV response in the European Union/European Economic Area, 2016”, contenete una panoramica della situazione generale in Europa, dei temi emergenti e delle risposte in atto, e cinque report tematici: “Continuum of HIV care”, “HIV and treatment”, “HIV testing”, “HIV and migrants”, “HIV and men who have sex with men”. A completare il rapporto, un compendio, un evidence brief, sulla PrEP: “Pre-exposure prophylaxis for HIV in Europe”.Base importante del documento è l’ampio questionario somministrato lo scorso anno da ECDC sull’applicazione della dichiarazione di Dublino. La struttura del questionario è stata riorganizzata in modo da evidenziare le strategie dei vari paesi su alcuni aspetti centrali del contrasto al virus: prevenzione, test, trattamenti terapeutici, mantenimento in cura, informazioni strategiche.
Da alcuni anni ormai, sono stati pubblicati studi che collegano l’omofobia e la mancanza di tutele legali nei confronti delle persone LGBT con un più alto rischio di contagio da HIV.
Sono trascorsi oltre tre anni dall’uscita nelle sale di Dallas Buyers Club, un film molto noto che ha riscosso un unanime successo di critica e di pubblico. Scrivendo a distanza di tempo, non avrebbe molto senso unirmi semplicemente al coro di complimenti di tanti cinefili ed estimatori. Trattandosi di una recensione di un’opera, che è anche, soprattutto, cinema, ovviamente affronterò anche questo aspetto, tuttavia vorrei provare a parlare del film anche sotto altri punti di vista, aspetti che ritengo possano essere importanti per noi, che facciamo parte della LILA o per chi ha condiviso la nostra storia. Questo film, infatti, a prescindere dai suoi meriti artistici, ha, secondo me, l’innegabile pregio di aver acceso una luce nel buio.
Abbiamo seguito con apprensione e indignazione la vicenda dell’arresto a Mosca dell’amico Yuri Guaiana, attivista dell’associazione radicale “Certi Diritti”, da sempre impegnato nella battaglia contro l’omofobia e la transfobia e per i diritti delle persone Lgbt. Yuri, dopo l’intervento delle autorità italiane, è stato liberato ed ora ne salutiamo con calore il rientro in Italia. In libertà sono tornati anche altri quattro attivisti locali.
Contrastare il forte incremento delle malattie sessualmente trasmissibili (MST) tra i più giovani, abbassare il costo dei preservativi, introdurre nelle scuole e nelle università percorsi educativi sull’uso della contraccezione e della prevenzione per una sessualità consapevole: sono gli obiettivi di un disegno di legge appena presentato al Senato e che vede come prima firmataria la senatrice Donella Mattesini della commissione Sanità e capogruppo Pd in commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza.
La giornata nazionale per la salute della donna del 22 aprile, indetta dal ministero della Salute, è un’occasione da non perdere per ribadire l’urgenza e la necessità di politiche molto più incisive, da parte delle istituzioni, per la prevenzione dell’HIV/AIDS nella popolazione femminile e per il diritto alla salute delle donne che vivono con l’HIV. In particolare è necessario che i servizi territoriali che si occupano della salute delle donne (consultori, servizi per la maternità ecc) siano messi in condizione di fornire informazioni e continuità d’assistenza, anche su tutti gli aspetti riguardanti la prevenzione e il trattamento dell’HIV/AIDS; Allo stesso modo, è necessario che i servizi per l’HIV/AIDS elaborino specifici percorsi per il coinvolgimento delle donne che vivono con l’HIV e per garantire risposte adeguate alle loro esigenze di salute, in tutte le fasi della vita.
Lo sviluppo di interventi centrati sulle donne con HIV è fondamentale per garantirne il diritto alla salute e per vivere con consapevolezza sessualità e maternità, come sostengono anche le nuove linee guida elaborate dall’OMS per la salute sessuale e riproduttiva e per i diritti delle donne con HIV.. Come in molti altri paesi, anche in Italia troppe donne continuano a vivere in condizioni subalterna la propria sessualità, così come le scelte che riguardano la maternità o l’aborto. L’HIV/AIDS rende questi aspetti ancora più problematici. “L’Hiv non solo è favorito dalla disparità tra i sessi –afferma l’OMS- ma contribuisce ad aggravarla rendendo le donne più vulnerabili all’impatto dell’infezione sulle loro vite”.
La salute e i diritti delle donne con Hiv sono il tema di una nuova e ampia pubblicazione dell’OMS dal titolo “Consolidated guideline on sexual and reproductive health and rights of women living with HIV” .
Le linee guida per la SRHR, la salute sessuale e riproduttiva e i diritti delle donne che vivono con l’HIV, rispondono all’esigenza, giunta da organizzazioni, istituzioni, singole persone, di raccogliere in un unico strumento, le specifiche e consolidate raccomandazioni esistenti per le donne con HIV, le nuove indicazioni e le dichiarazioni di buone pratiche. L’OMS prevede un aggiornamento della guida tra cinque anni, anche attraverso ricerche e studi che potranno intervenire durante l’implementazione delle stesse raccomandazioni.
Il ministero della Salute ha ridefinito le regole per l’importazione e l’acquisto di farmaci per uso personale registrati all’estero, fenomeno esploso in particolare per i trattamenti anti-HCV, allentando alcuni dei vincoli previsti da un decreto ministeriale del 1997 (dM 11/02/97). Le nuove indicazioni sono contenute in una circolare emanata lo scorso 23 marzo che chiarisce in quali casi si possa configurare “la mancanza di una valida alternativa terapeutica” e, quindi, derogare al più generale divieto di importare e commercializzare in Italia, farmaci privi di autorizzazione dell’ AIFA o di altre autorizzazioni comunitarie.
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